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 2009  gennaio 27 Martedì calendario

MELBOURNE


Nadal, come si sta da numero 1 del mondo dopo tre anni da secondo di Federer?
«Io sto come prima, grazie. Sinceramente: non credo che sia cambiato nulla neanche nella percezione della gente. Non credo di essere più famoso o amato adesso rispetto a quando ero numero due».
Bé, neanche un po’ di soddisfazione in più?
«Quella sì, ovviamente, diventare numero uno era un traguardo che mi ero posto. Ma dentro di me continuo ad essere la stessa persona. Vivo a Maiorca come prima, sono sempre lo stesso Nadal».
E cioè?
«Uno che ama stare sempre in movimento e tenersi occupato. Ma allo stesso tempo un ragazzo molto tranquillo, senza grilli per la testa. Amo la mia famiglia, amo Maiorca, la mia isola, che è il mio posto ideale dove tornare quando voglio stare un po’ in pace, in mezzo a gente che mi conosce da sempre. Andare a pesca, giocare a golf, cenare con gli amici: i miei divertimenti sono questi».
Essere la preda, invece che il cacciatore, non mette più pressione?
«No. Ogni anno si ricomincia da capo e miei obiettivi restano gli stessi: evitare gli infortuni, migliorarmi e vincere i grandi tornei. Poi ho già conquistato cinque Slam, una trentina di tornei, la Coppa Davis, la medaglia d’oro alle Olimpiadi... Se quando ho cominciato mi avessero detto che avrei vinto questo in tutta la mia carriera, avrei firmato subito. Invece ho solo 22 anni. Quindi non sento troppo la pressione».
Quest’anno però ha cambiato look: capelli più corti, maglietta con le maniche corte. Come mai?
«La verità? Non lo so. Ogni tanto si cambia, no? Con la nuova tenuta mi sento comodo, mi piace, va bene così. I capelli invece era da tanto che mio padre mi diceva di tagliarli: alla fine l’ho accontentato».
Suo padre è stato molto importante nella tua carriera?
«Sì, perché è una persona molto equilibrata, molto responsabile. Anche se è mio zio Toni che mi fa da coach mio padre è sempre stato presente. Da piccolo mi accompagnava lui al tennis e al calcio. Devo molto alla mia famiglia, a quello che mi hanno insegnato».
Tutti la chiamano il Nino, il bambino: ma a 22 anni non sarebbe il caso di cambiare soprannome?
«Ma io mi considero ancora un giovane. Tennisticamente no, perché questo è il mio settimo anno sul circuito. Ma per il resto non sono diverso dai ragazzi della mia età».
Federer è sul viale del tramonto?
«Roger nel 2008 ha vinto uno Slam e finito la stagione da numero 2 del mondo. Non mi sembra male, no? ancora un grande giocatore, oltre che un’ottima persona. Su di lui ho letto cose ingiuste che non condivido».
Murray invece ama la boxe e sostiene che sul ring la batterebbe...
«Non lo so, perché a me fare a pugni non piace. Preferisco colpire le palline».
E a calcio chi vincerebbe?
«Murray ai tornei non fa che allenarsi al calcio-tennis, almeno una mezz’ora al giorno. Ma se parliamo di calcio vero credo che Andy sia molto, ma molto lontano dal mio livello».
Qual è il suo sogno, fuori dal tennis?
«So che può sembrare strano, ma una volta che avrò chiuso con il tennis il mio desiderio sarà di vivere in santa pace a Maiorca. Ho una barca di nove metri, sogno di potermene andare per mare per tutta una settimana intera, senza pensieri».
A farsi una famiglia ha già pensato?
« un pensiero che credo tutti facciano, prima o poi. Ma per il momento, con la vita che faccio, sempre in giro per tornei, progettare qualcosa di serio è molto difficile».
Sul campo è un gladiatore. C’è qualcosa che le fa paura?
«Onestamente no, non mi viene in mente nulla».
Tornando al calcio. Dicono che Kakà l’anno prossimo giocherà nel Real Madrid, la squadra per cui tifa.
«Magari! Kakà è un gran giocatore, al Real farebbe molto comodo. Ma per ora non si può dire nulla».
Come si spiega il momento magico della Spagna nello sport?
«Abbiamo avuto la fortuna di trovare tanti atleti forti in discipline diverse nella stessa generazione, cosa che non capita spesso».
Lei preferirebbe giocare una partita a fianco di Pau Gasol nella Nba, correre una tappa del Tour con Contador, provare la Renault di Alonso o giocare con Torres nella nazionale di calcio?
«La bicicletta non è mai stata il mio forte. Il basket mi piace, ma non la metto mai dentro. Il calcio è una grande passione, ma seguo moltissimo anche la Formula 1, sin dai tempi dei duelli fra Hakkinen e Schumacher, e ora che c’è Alonso...».
Da spagnolo e tifoso: lo vedrebbe bene alla Ferrari?
«Un paio di campionati Fernando li ha già vinti correndo contro la Ferrari. Ma per un pilota di Formula 1 la Ferrari è il massimo, no? Quindi credo che alla Ferrari converrebbe avere il miglior pilota del mondo, e ad Alonso correre nella migliore scuderia».
Lei ha vinto quattro Slam sulla terra e uno sull’erba. Il cemento è maledetto?
«Credo di avere il gioco per vincere anche su questa superficie. Del resto l’ho già dimostrato a Pechino, Toronto, Indian Wells, tutti grandi tornei sul cemento».
Qual è stato il più bel giorno della sua vita?
«Ne ho vissuti tanti. Se parliamo di tennis, quello in cui ho vinto Wimbledon, o quelli delle prime due vittorie a Parigi. Ma ho la fortuna di essere una persona che si alza felice tutti i giorni».
Come vorrebbe che la gente la ricordasse, una volta che la sua carriera sarà finita?
«La gente ricorderà i titoli che ho vinto. Ma a me importa solo che dicano di me che sono un ragazzo educato, e una brava persona».