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 2009  gennaio 27 Martedì calendario

Una cosa è certa: con il passo indietro di Carlo De Benedetti il mondo della Borsa e dell’alta finanza non sarà più lo stesso

Una cosa è certa: con il passo indietro di Carlo De Benedetti il mondo della Borsa e dell’alta finanza non sarà più lo stesso. Anche se è proprio l’Ingegnere a mettere le mani avanti e a chi gli chiede che cosa succederà nel suo gruppo si limita a un laconico: «Niente». E ancora, per chiarire ancor meglio il concetto: «Non ci sarà alcun riassetto azionario e il gruppo rimarrà così com’è». Intanto, però, per dopodomani, giovedì, sono previsti i consigli di amministrazione di Cir e Cofide, dove saranno nominati nuovi presidenti non operativi. Lo stesso dicasi per il gruppo l’Espresso, dove però De Benedetti, pur lasciando la poltrona presidenziale, si riserverà l’ultima parola nella scelta dei direttori. Una precisazione importante, visto che ormai da tempo si rincorrono le voci di un possibile cambio di direzione al quotidiano La Repubblica. De Benedetti, comunque, dice chiaro e tondo che il suo gioiello editoriale non si tocca: «Non c’è nessuna offerta per l’Espresso, forse perché sanno che non venderò mai». Un’uscita parziale, insomma, quella dall’editoria, la passione di sempre dell’Ingegnere. Ma che ci fossero movimenti nella galassia De Benedetti non era un segreto per nessuno. La scorsa estate, come anticipato dalla Stampa, Cir aveva approvato il progetto di scissione parziale delle attività di editoria da quelle industriali e finanziarie, un progetto molto discusso che aveva attirato numerose critiche, tanto che a metà ottobre lo stesso De Benedetti era stato costretto a fare marcia indietro, rinviando sine die la scissione. «Le uniche ragioni per cui non è andata in porto la scissione sono di natura tecnica», ha confermato anche ieri durante al conferenza stampa. Scontentava in molti quell’operazione, a partire dagli obbligazionisti, che si consideravano danneggiati, tanto che l’agenzia Standard & Poor’s aveva deciso di abbassare il rating di Cir sotto il livello di investment grade. Accantonata la scissione in Cir, sono cominciate le novità in Cofide (Compagnia finanziaria de Benedetti), la finanziaria di famiglia che, attraverso Cir, controlla tutte le aziende del gruppo, vale a dire Espresso (editoria), Sorgenia (energia), Sogefi (componenti per auto) e Hss (sanità). Gli spagnoli di Bestinver Gestion, la società di risparmio gestito del gruppo Acciona controllato dalla famiglia Entrecanales, in un paio di mesi sono saliti al 13,7% della holding. L’obiettivo grosso a cui punterebbero gli spagnoli è Sorgenia, la società guidata da Rodolfo De Benedetti attiva nel comparto delle energie rinnovabili, asset che interessa molto agli Entrecanales, alle prese con il riassetto delle società. L’ultimissimo dossier rimasto aperto, non certo quello meno importante, è quello che riguarda M&C, la società d’investimenti della famiglia De Benedetti di cui l’Ingegnere ha lasciato la presidenza, che nei giorni scorsi ha annunciato di avere ceduto gran parte della quota in Tiscali, scendendo dal 6,9%, la quota ottenuta tramite la conversione di un bond, a sotto la soglia del 2%. Un’iniezione di denaro per M&C che rende questa società fra le più liquide in Borsa. Tutti dossier di cui si occuperà in prima persona il figlio Rodolfo./[FIRMA]GIANLUCA PAOLUCCI MILANO Carlo De Benedetti lascia la guida del suo gruppo ma continuerà ad occuparsi di editoria da protagonista. «Ho deciso di lasciare tutte le presidenze del gruppo», dice di fronte ad una platea di giornalisti convocati solo qualche ora prima presso la sede della Borsa Italiana annunciando il suo «passo indietro» dalla prima linea della finanza italiana. Per sopraggiunti limiti di età: «Quest’anno compirò 75 anni. A un certo punto, bisogna rendersi conto che il tempo sta passando anche per noi», dice davanti alla moglie, ai figli Marco, Edoardo e Rodolfo - accompagnato dalla moglie Emmanuelle de Villepin - e alcuni nipoti. «Solo questo, nessuna altra ragione», puntualizza poi. «Qualche mese fa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mi ha consegnato una medaglia: sono cavaliere del lavoro da 25 anni. Questo significa che lavoro da 50. Alla cerimonia di consegna, al Quirinale, eravamo soltanto in tre dei venti che vennero nominati insieme a me. Ho deciso pertanto di lasciare». E dopo 50 anni in prima linea «l’ingegnere» ha deciso che è ora di farsi da parte: lascia la presidenza di Cir, di Cofide, di Management & Capitali, la sua ultima creatura borsistica, varata appena tre anni. « una decisione serena perché è stato assicurato il ricambio generazionale dove occorreva e la continuità dove esisteva». Resterà solo alla presidenza della Fondazione De Benedetti e nel cda della francese Compagnie de Rothschild, «per ragioni d’amicizia». Discorso a parte merita L’espresso. De Benedetti lascerà la poltrona più alta anche del gruppo editoriale, ma non sarà certo un addio. Resterà nel cda al quale proporrà «di nominarmi presidente onorario». E soprattutto manterrà la responsabilità della politica editoriale e la nomina dei direttori delle testate del gruppo. Un passo indietro solo a metà, da quella che, come rivendica lui stesso, è una delle grandi passioni della sua vita. Al suo posto andrà «una personalità che io indicherò e che ricoprirà la funzione di rappresentante legale della società - ha spiegato De Benedetti - Anche se lascio la presidenza del gruppo, continuerò ad occuparmi di editoria che è la mia passione e la mia missione». L’altra grande passione è quella per la politica, a proposito della quale rivendica la sua coerenza negli anni, «dai tempi dell’università, quando ero un giovane studente del Politecnico di Torino. Non sono in tanti a poter dire la stessa cosa». Sempre repubblicano - Bruno Visentini il suo maestro - e quando il Pri è scomparso ha trovato la sua collocazione «naturale» nel centrosinistra. Senza mai prendere nessuna tessera, neppure quella Numero Uno del Pd (solo «una boutade») che pure gli è stata a lungo attribuita. Passione che gli ha riservato che lo ha anche «penalizzato» in almeno tre casi: la condanna per il crac dell’Ambrosiano, poi annullata dalla Cassazione; la vicenda «tutta politica» della Sme; la «battaglia di Segrate» con Silvio Berlusconi per il controllo della Mondadori. Nel capitolo «amarezze» la più grande è però l’avventura della scalata a Societe Generale de Belgique. «Ho commesso errori, tanti. Il più grosso e penoso è stato, dal punto di vista patrimoniale, quello della Societè Generale de Belgique». Rivendica come un successo invece gli anni passati alla guida della Olivetti. Dal 1978 al 1995, una parte importante della vita imprenditoriale passata a Ivrea che in qualche modo, all’ingegnere, dev’essere rimasta attaccata addosso, al punto che si sbaglia per due volte di fila e parlando dell’azienda dice «siamo». «Le società che facevano quel mestiere non ne esiste più nessuna». Olivetti invece dopo le macchine da scrivere ha fatto computer, «la prima in Italia e la seconda dopo Ibm», e poi telefoni con Omnitel, «la più grande storia di creazione di valore in Italia». Per il dopo si riparte da alcune certezze: «Il gruppo resterà così sempre che non si presentino nuove opportunità», risponde a chi chiede di un possibile ritorno del progetto di scissione de L’Espresso da Cir. E comunque «finché sarò vivo io il Gruppo Espresso non si vende». Il suo addio vuole in qualche modo anche essere un esempio per i suoi coetanei: «sarebbe necessario introdurre un limite di età nello statuto delle società, noi lo faremo».