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 2009  gennaio 27 Martedì calendario

LONDRA

Chissà se sarà il laburista Gordon Brown a spezzare una vecchia tradizione della monarchia inglese. Da che nel Seicento fu istituita la carica di poeta di corte, «The Poet Laureate », si sono succeduti 22 illustri letterati, tutti maschi. Adesso, che Andrew Motion sta per lasciare lo studio vicino agli appartamenti di Sua Maestà Elisabetta II, c’è una forte corrente di pensiero che spinge affinché sia finalmente una donna a compiere quello che una volta era il dovere di creare odi in onore di re e regine. Le candidate ci sono.
Certo, oggi non è più come nei secoli antichi e il lavoro è assai meno intenso e pericoloso, soprattutto meno soggetto agli umori e alle ritorsioni dei regnanti. Però, fra le regole non scritte vi è sempre quella che, per buttare giù componimenti e versi, occorre ispirarsi agli eventi di calendario che vedono coinvolti gli inquilini di Buckingham Palace. Non è un «lavoro» che ammazza ma cuore e cervello devono pur sempre funzionare. Non ci sono cartellini da timbrare, si deve seguire il galateo.
Andrew Motion, che è il «Poet Laureate» sul punto di lasciare dopo dieci anni di onorato servizio, il 3 ottobre del 2007 chiamato dai Comuni a spiegare quale è il rapporto fra la poesia e il potere e quale era la «mansione » affidatagli, spiegò prima la sua visione delle lettere, ovvero che «il ruolo sacro della poesia è dire la verità sull’umanità qualunque cosa l’autorità abbia da esprimere», poi che una volta ricevuta la nomina, in due «separati incontri», tanto l’allora premier Tony Blair quanto la regina Elisabetta, lo tranquillizzarono con questa frase: «Lei non deve fare niente». Testuale dal resoconto stenografico.
Andrew Motion, classe 1952, in verità nel corso del mandato che ha ricoperto al fianco di Elisabetta II ha interpretato la missione in ben altro modo che non la semplice attesa della misera ricompensa annuale di 5.750 sterline dovutagli per legge: sebbene – per ammissione del medesimo Motion – la fantasia gli sia un po’ calata da che si è trovato ingessato in un titolo onorifico così importante, è riuscito oltre che a mettere giù l’elegia della Regina Madre in occasione dei solenni funerali e il poema sul matrimonio fra il principe Carlo e Camilla, anche a scuotere le stanze del Potere con un testo tutto contro la guerra in Iraq. Era il 2003 e nessuno gli rimproverò questo atto fuori protocollo che rappresentava la Morte in cammino sulle strade dell’antica civiltà.
Non sarà facile selezionare il successore. Da Riccardo Cuor di Leone a Enrico VIII, ciascuno ha avuto il suo cantore. Carlo II ebbe un figlioccio di William Shakespeare. Poi nel 1688 la carica, fino ad allora non accompagnata da titolo, ebbe la consacrazione formale: John Dryden fu il primo «Poet Laureate». In 340 anni 22 maschi, quattro nell’era di Elisabetta II, il penultimo, Edward James Hughes, era il marito di Sylvia Plath, poetessa americana che a 31 anni si tolse la vita in Inghilterra infilando la testa nel forno. Il movimento femminista lanciò pesanti sospetti su Hughes che scomparve nel 1998 lasciando il posto a Andrew Motion.
Tony Blair – spetta al governo indicare il poeta di corte, il sovrano lo nomina – fece la sua piccola rivoluzione anche nei costumi: la carica che era vitalizia divenne decennale. E ora, lo sapremo a primavera, tocca a Gordon Brown. Le tradizioni dicono che non c’è posto per le donne ma questa volta tira aria diversa. Fra i candidati forti ci sono tre poetesse: Carol Ann Duffy, Wendy Cope e Jackie Kay, nata da madre scozzese e padre nigeriano. Se Obama è presidente negli Stati Uniti perché Jackie Kay non può essere «Poet Laureate » della regina?
Fabio Cavalera