Antonio Cianciullo, la Repubblica 24/1/2009, 24 gennaio 2009
ANTARTIDE UN’ITALIANA TRA I GHIACCI "COSì RESISTO AL POLO SUD"
Quando, l´8 novembre, ha messo piede nella base Concordia, nel plateau antartico, il termometro esterno segnava meno 54 e la temperatura emotiva era anche più bassa. Arrivare laggiù è diventato un azzardo perché da tre anni gli scienziati italiani sono mandati allo sbaraglio nel cuore del continente di ghiaccio: le spedizioni, che negli anni Novanta erano un modello di efficienza, si sono trasformate in viaggi last minute, dove tutto è deciso all´ultimo momento, come se si trattasse di una vacanza alle Maldive. E adesso che mancano due settimane alla fine della missione, Chiara Montanari - 34 anni, pisana, una laurea in ingegneria civile e la responsabilità di essere la prima donna a guidare la spedizione italo-francese - tira un sospiro di sollievo.
«Ce l´abbiamo fatta ancora una volta», racconta dalla base antartica con un filo di emozione nella voce. «Siamo riusciti a montare prima del previsto l´Irait, l´Italian robotic antartic infrered telescope, il telescopio che riuscirà a ottenere, a costi decisamente minori, prestazioni analoghe a quelle che si possono avere nello spazio. Il prossimo anno entrerà così in funzione il primo osservatorio infrarosso permanente in Antartide: saremo in grado di studiare la materia fredda della Via Lattea cercando di capire cosa succede quando muoiono le stelle e come funzionano le "nane brune", corpi celesti al confine tra le stelle e i pianeti».
La spedizione affidata a una leadership rosa (Chiara Montanari è responsabile della missione e la coetanea francese Claire Le Calvez è capo della logistica) ha posto così le basi per due obiettivi fondamentali. Il primo è lo studio del funzionamento di strutture robotiche complesse in ambienti estremi, che tornerà utile nei programmi spaziali. Il secondo ci riguarda più da vicino perché coinvolge le sorti del nostro pianeta: l´Antartide, con i suoi 14 milioni di chilometri quadrati appena sfiorati dall´uomo, è uno straordinario laboratorio in grado di raccontarci il futuro attraverso la lettura del passato intrappolato in chilometri di ghiaccio. L´ultimo carotaggio - effettuato con il contributo della missione italiana - ha dimostrato che la concentrazione di anidride carbonica è oggi a un livello superiore a quello degli ultimi 900 mila anni. E lo scioglimento sempre più veloce dei ghiacciai della parte occidentale del continente rappresenta un termometro fondamentale per misurare l´accelerazione del global warming.
Per stare in questa partita scientifica, entrando a far parte del sistema del Trattato sull´Antartide che governa l´area a Sud del sessantesimo parallelo, l´Italia in 20 anni ha investito 500 milioni di euro costruendo due stazioni: la Mario Zucchelli, nella Baia di Terra Nova, e la Concordia, in comproprietà con la Francia, nel plateau polare, a 1.200 chilometri dalla costa. Ma adesso è come se avesse comprato una Ferrari senza avere più i soldi per la benzina.
«I fondi sono stati ridotti a un terzo», spiega Chiara Montanari. «E non basta: non c´è una strategia non dico di lungo periodo ma almeno annuale. Tutto viene deciso a luglio il che rende impossibile organizzare in maniera efficiente una spedizione del genere che parte a novembre. Dobbiamo ordinare fuori tempo massimo la costruzione di apparecchiature speciali e questo comporta un costo aggiuntivo che si mangia buona parte del risparmio ottenuto con i tagli. In pratica i 10 milioni di euro disponibili servono a coprire i costi di mantenimento della base: poi restiamo a secco, tanto che quest´anno sono stati tagliati tutti i progetti tranne quello del telescopio a infrarossi. Di fatto paghiamo per lasciare Concordia a disposizione dei francesi, quattro volte più numerosi». La ricercatrice toscana si rammarica: « un peccato perché il nostro contributo è stato e nonostante tutto è importante».