Luca Telese, Panorama 29/1/2009, 29 gennaio 2009
IMBRATTATORI I LOVE YOU
Ti stupisce perché è gigantesco. E perché certo non ti immagini di trovare in un ministero un graffito lungo 9 metri assato nel muro. C’è scritto - con gli inconfondibili caratteri fatti di vernice spray e colori contrastati - «Berlin». Bossi e Berlusconi si sono appena scontrati sul tema, il primo a difendere i writer («i muri sono la storia del popolo») e il secondo che vuole un giro di vite contro «gli imbrattatori». Giorgia Meloni, 31 anni, il ministro più giovane della storia d’Italia, non solo li difende, ma se ne è portato uno, «Berlin» appunto, in ufficio.
Si affaccia alla porta e ci scherza su: «Discreto e carino, vero?». Il graffito è parte di un progetto del ministero della Gioventù, il frammento di un’esposizione provvisoria tenuta a Roma. Rende bene l’immagine di un ministero che, dalle palestre nella Napoli di periferia ai siti per combattere l’anoressia, fino ai graffiti, «vuole essere trasgressivo quanto basta per essere utile».
Ma quando si era insediato il governo la parola d’ordine non era la guerra ai graffiti?
«Sì, ma abbiamo corretto la rotta. I graffitari hanno fan insospettabili tra i ministri. Lo sa che anche La Russa, se vede un graffito che gli piace, si ferma a contemplarlo?».
Allora il governo riprenderà o no la guerra?
«Credo che siamo arrivati a un giusto equilibrio: distinguere fra il graffito vandalico e quello decorativo».
Come si fa?
«Beh, se uno si avvicina con la bomboletta a un monumento, se prova a disegnare per esempio sopra il Colosseo, sono la prima a chiedere che gli si tagli una mano».
Quali sono quelli decorativi?
«Se si scelgono i muri degradati, il graffito può essere un importante arredo urbano, una forma di riqualificazione delle periferie, e in alcuni casi persino una forma d’arte».
A chi tocca distinguere?
«Abbiamo creato un tavolo nazionale dei graffitari con l’aiuto di lnWard, un’associazione che sostiene l’attività dei migliori writer, per arrivare a una mappatura capillare del fenomeno. L’ideale sarebbe arrivare (e in alcuni casi è già così) a un’autoregolamentazione concordata».
Come le è venuta l’idea?
«Avevo letto che la Germania ha stanziato due milioni di euro per recuperare i graffiti del Muro abbattuto nel 1989. Chi lo sa? Magari noi troviamo un nuovo Michelangelo».
Lei ha conosciuto qualche writer?
«Certo, sono simpatici e intelligenti, il contrario deflo stereotipo dei vandali che qualcuno vorrebbe affibbiargli».
Me ne citi uno.
«Flycat, uno di quelli che sono celebri come pop star!».
Giovanardi ha visto il graffito nel ministero?
«Sì, e non ha detto nulla, il che mi fa ben sperare».
In tempi di vacche magre, crede davvero che Tremonti finanzierà la sua legge sulle Comunità Giovanili?
«L’abbiamo approvata in Consiglio dei ministri con un finanziamento di 5 milioni di euro. Sarà una piccola rivoluzione per il mondo associativo dei giovani».
Che cos’è una Comunità Giovanile?
«E’ uno spazio aperto, libero, moderno con biblioteca, computer, un palco e sala prove per chi suona».
Non saranno sezioni di partito?
«E’ una balla. La politica, anzi, i partiti dovranno restarne fuori. Insieme con qualunque discriminazione, di qualunque tipo. Le CG saranno monitorate e avranno organi elettivi».
La legge deve superare altri ostacoli?
«La esamina la conferenza Stato Regioni. Spero diventi realtà in primavera». Nasceranno davvero queste strutture? «Molte esperienze simili funzionano. Gliene cito una bellissima».
Quale?
«La palestra dei Maddaioni a Scampia. L’hanno fondata il campione olimpionico di judo Pino Maddaloni e suo padre Gianni, il suo maestro».
L’ha visitata?
«E’ stato commovente: ho trovato centinaia di bambini in judogi, che imparano le regole dello sport e della vita in un territorio degradato. E’ un modo per combattere Gomorra con i fatti, invece che con le chiacchiere».
Perché mi fa questo esempio?
«Perché è un piccolo gioiello: i bambini non pagano nulla, le famiglie possono aderire collettivamente. Quell’oasi di legalità stava chiudendo per mancanza di fondi e indifferenza degli enti locali, abbiamo dato loro un po’ di ossigeno».
Se la sua legge fosse già attiva, avrebbe potuto usufruirne?
«Sì, visto che la palestra rischiava di chiudere a Natale, le ho fatto avere un finanziamento ponte di 20 mila euro».
Basteranno?
«No, ma era il massimo che potevo fare, con la nuova legge vorrei nelle periferie decine di spazi come quello».
Resta convinta che si possono fare anche cose utili con costi molto bassi?
«Il sito anti anoressia timshel.it è un esempio. Ci sono oggi tre milioni di ragazzi coinvolti, su vari livelli, dal problema».
Perché ha creato Radio Gioventù?
«E’ un’idea di Pierluigi Diaco, ed è un’altra cosa che senza costare nulla sta avendo un certo successo». Sul sito del ministro per ora. «Di fatto è già ovunque. Radio Gioventù è un piccolo esperimento: produciamo mezz’ora di programma a settimana in streaming, che si può liberamente scaricare dal sito. t a disposizione di chi vuole trasmetterlo. Senza fargli pubblicità, in poche settimane, lo hanno usato stazioni di tutta Italia».
Di che cosa parla?
«Di tutto: dall’iriformazione sul ministero alle storie di "meglio gioventù ". Con uno spirito a tratti serio e a tratti goliardico. Sono rimasta stupita dal successo di questa iniziativa».
Goliardico?
«Abbiamo chiesto al ministro Gelmini di improvvisarsi dj, annunciando la canzone Human dei Killers. Questa settimana tocca a Sacconi. A me tocca farlo ogni settimana..».
Anche lei ha un’imitatrice, Paola Minaccioni. Non faccia come i suoi colleghi che si fingono contenti.
«Scherza? La Minaccioni è un mito! ».
Perché l’imitatore porta popolarità?
«No, perché certi suoi tormentoni sono azzeccati. Ha presente lo sketch in cui la finta Meloni dice: "Ahò, basta co’ sti giovani, me stanno a sfibbrà: me vojo mette con un pensionato, la sera je tolgo la dentiera e se n’annamo a dormì"».
Lei che cosa ne pensa?
«Che ha capito tutto. Gliene cito un’altra in cui la Meloni Minaccioni dice: "A ’sti giovani non siamo in grado di offrirgli un lavoro stabile, uno stipendio soddisfacente, una pensione sicura, almeno facciamogli fare sesso!" (la parola usata era un’altra, ndr»>.
Mi sa che Giovanardi ora si preoccupa.
«E perché? Mi pare un programma condivisibile, e credo anche piuttosto popolare tra le giovani generazioni».