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 2009  gennaio 22 Giovedì calendario

Secondo il mercato, le probabilità che la Fiat fallisca sono cresciute del 50%. Un certo titolo, che si chiama cds e che fotografa il costo dell’assicurazione contro il default dell’azienda, costa 470 punti in più rispetto a Capodanno (quotazione del 22 gennaio)

Secondo il mercato, le probabilità che la Fiat fallisca sono cresciute del 50%. Un certo titolo, che si chiama cds e che fotografa il costo dell’assicurazione contro il default dell’azienda, costa 470 punti in più rispetto a Capodanno (quotazione del 22 gennaio). Laura Galvagni, del Sole: «Significa che ci vogliono 1,4 milioni per proteggere un investimento da 10 milioni in emissioni Fiat. Numeri da capogiro». Secondo la Galvagni, il peggioramento di questo numero dipende soprattutto dall’incremento del debito industriale (5,9 miliardi) [1]. Conseguenze della crisi dei subprime: certi titoli con cui ci si finanziava in passato non sono più ammessi. Negli Stati Uniti sono ormai usciti di scena gli abs, con cui raccoglieva soldi la Cnh, l’azienda Fiat per le macchine agricole. Da Torino hanno dovuto girare in America 4 miliardi. Dopo la trimestrale, Cnh ha perso a Wall Street il 23% [1]. Nel 2009 Fiat ha in scadenza 4,8 miliardi di debito, di cui 3,3 di esposizione bancaria e 700 milioni di prestiti obbligazionari. probabile una qualche operazione di ristrutturazione che consenta di pagare con un anno di ritardo. stato ufficialmente escluso un aumento di capitale [2]. Marchionne giudica la liquidità attuale della Fiat al limite. «Con una liquidità inferiore ai 3,9 miliardi (cioè quella attuale, ndr) non mi sentirei a mio agio» [3]. Marchionne lavora per preservare la liquidità. Ha deciso di non pagare dividendi, nonostante un utile netto di 1,7 miliardi [3], ha allungato i pagamenti ai fornitori dai soliti 120 ai 150 e passa giorni, s’è rifiutato di pagare in toto la tredicesima ai cassintegrati, operazione che secondo la Cgil ha fatto risparmiare all’azienda appena 5,5 milioni [4]. La decisione di non pagare dividendi ha fatto precipitare il titolo a 3,63 euro (venerdì 23), minimo storico. Potrebbero essere chiusi degli stabilimenti? Marchionne mostra a tutti che a Tychy, in Polonia, si producono 400 mila vetture, mentre nelle cinque fabbriche italiane se ne sfornano appena 600 mila. Le cinque fabbriche italiane sono: Mirafiori, Melfi, Cassino, Val di Sandro, Pomigliano d’Arco, Termini Imerese. Rinviando di un anno il lancio dell’Alfa Romeo 149 (già destinata a Cassino) e mettendo sul mercato quest’anno due sole novità, Marchionne ha fissato il punto vitale di Fiat Automobiles nel 2009 in 1,84 milioni di unità (contro i 2.153 del 2008). Al di sotto di quella cifra si dovrà tagliare. [5] Gli stabilimenti a rischio sono Pomigliano e Termini [6]. «Ci sono stabilimenti che non hanno missioni produttive» (Eros Panicali, della Uilm) [6] «Cinque miliardi bastano a comprare metà dell’auto mondiale» (Marchionne smentendo che Fiat stia negoziando per la concessione di una linea di credito di quella portata) [7] C’è però la faccenda Chrysler: in base alla lettera d’intenti non vincolante sottoscritta martedì scorso (lo stesso giorno in cui si insediava Obama), Fiat potrebbe entrare in possesso del 35% della Chrysler, senza sborsare denaro e cedendo il suo know how (piattaforme, brevetti ecc.) nelle auto ecologiche e di piccola cilindrata. I due gruppi sfrutterebbero le rispettive reti distributive in America e in Europa per piazzare i loro prodotti. Fiat porta anche un ottimo insediamento in Brasile. «La soluzione italiana è un passo obbligato per gli americani visto che il contratto per produrre in Austria non è stato rinnovato. Le linee di Graz sfornano le Jeep Grand Cherokee e Commander, nonché la gamma di lusso 300C la cui piattaforma farebbe al caso giusto per le future ammiraglie di Torino» [5]. Il valore di Chrysler al momento è nullo. La Daimler, che ha in portafoglio ancora il 19,9% dell’azienda (vuole vendere), ha infatti abbattuto a zero il valore della partecipazione. L’altro 81,1% appartiene al fondo Cerberus, che comprò proprio da Daimler. «Washington diffida della Chrysler perché è convinta che Cerberus abbia a suo tempo acquistato solo per spremere i profitti del braccio finanziario che al tempo andava forte speculando sul credito immobiliare e sul subprime automobilistico» [8] «Nel 2007 Cerberus ha preso al volo l’opportunità offerta da Chrysler di acquisire il 40% della casa di Detroit con la promessa di accelerare lo sviluppo dei prodotti e altre operazioni grazie allo status di società non quotata. Per ottenere il denaro necessario a finanziare le proprie ambizioni, Cerberus aveva ipotecato quasi tutti gli stabiliemnti di proprietà di Chrysler, strappando un prestito da 12 miliardi di dollari a un gruppo di banche guidato da JP Morgan, Goldman Sachs e City Group» [9] «L’auto assorbe molta liquidità e distribuisce poca cassa (l’esatto contrario della filosofia dei fondi che cercano business ad alta generazione di liquidità per staccare dividendi e ripagare il debito contratto)» [12] Cerberus adesso vuole vendere tutto il suo 80 per cento, ma tenersi la maggioranza di Chrysler finanziaria. Fiat, se l’operazione ad aprile andrà in porto, potrà salire fino al 55% sborsando inizialmente 25 milioni di dollari. La parte restante del pacchetto potrebbe diventare delle banche, che dovrebbero accettare di trasformare in azioni parte del loro credito (9,4 miliardi di dollari). Prima di Natale Chrysler ha avuto dal governo americano quattro miliardi di dollari, già tutti bruciati. Deve presentare un piano di ristrutturazione entro il 17 febbraio per riceverne altri tre. In questo piano deve essere prevista la riduzione di due terzi dell’indebitamento, il taglio degli stipendi al livello delle altre case automobilistiche straniere (per esempio Toyota), la rinuncia da parte del management a qualunque bonus, la rinuncia alla distribuzione di ogni dividendo fino a che il debito contratto con lo Stato non sarà restituito. L’azienda deve anche dimostrare di poter stare in piedi e presentare un piano credibile di riconversione verso la produzione di automobili più piccole, a basso consumo e a basso impatto ecologico (le specialità della Fiat). Il governo avrà anche la possibilità di bloccare qualunque accordo sottoscritto dall’azienda [13]. Insieme, Fiat e Chrysler occupano 240 mila persone in 208 stabilimenti [10]. Fiat ha una rete di 6.500 concessionari in 190 Paesi, Chrysler di 4.900 concessionari in 125 Paesi [11]. Non si farà nessun accordo Chrysler-Fiat se Chrysler non otterrà i residui tre miliardi di finanziamento (per questo al momento c’è solo una lettera d’intenti non vincolante e l’operazione scatterà eventualmente solo ad aprile). Esiste in America una corrente contraria all’accordo. L’accusa è che Fiat voglia mettere le mani sui tre miliardi che andranno a Chrysler senza rischiare niente di suo. Il ragionamento è: se vogliono i tre miliardi dello Stato americano, il padrone della Chrysler e il padrone della Fiat tirino fuori qualche soldo anche loro. Qualcuno sostiene che, in presenza di un accordo con gli italiani, non solo Chrysler non dovrebbe ricevere i tre miliardi della seconda tranche, ma dovrebbe restituire i quattro della prima. Fiat, ad accordo perfezionato, dovrebbe avere tre posti nel cda della Chrysler. Marchionne: «Non ho alcuna intenzione di guidare Chrysler. Aiuterò Bob e Tom, ma non avrò alcuna responsabilità diretta nella gestione operativa» [14] ’Bob” è Robert Nardelli, amministratore delegato della Chrysler. ”Tom” è Tom Lasorda, vicepresidente del gruppo. «Il numero uno della Fiat Sergio Marchionne è italo-canadese e ha studiato all’università di Windsor – la città dell’Ontario separata da Detroit solo dal fiume omonimo – esattamente come il vicepresidente della Chrysler Tom Lasorda, che insieme al collega Jim Press è il responsabile operativo della casa automobilistica americana. Marchionne e Lasorda hanno quasi la stessa età - 56 e 54 anni - e parlano la stessa lingua, si sono formati alla stessa scuola e nello stesso ambiente. Hanno condiviso i banchi della University of Windsor per due anni, dal ”76 al ”77, laureandosi in Economia - Lasorda nel 77 e Marchionne nel 79 - e poi ottenendo entrambi l’MBA (Lasorda nell’80 e Marchionne nell’85) […]» [15] «Anche Ottawa infatti ha stanziato un miliardo di dollari, perché Chrysler produce auto e impiega circa 10 mila lavoratori in tre centri dell’Ontario, con quartier generale proprio a Windsor: I sindacati e le autorità locali sono tutti a favore dell’accordo con Fiat» [15] Nel dicembre 2007 la Rolls Royce ha venduto in America 29 vetture. Nel dicembre 2008, 1 [16]