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 2009  gennaio 26 Lunedì calendario

Il successo dello spumante italiano Prendo spunto da una serie di articoli apparsi su tutti i media che in toni trionfalistici, hanno annunciato che lo spumante italiano sta avendo grandissimi successi di vendita mentre lo champagne è in calo, è entrato in un periodo di crisi e sta perdendo quote di mercato e quindi lo spumante italiano trionfa

Il successo dello spumante italiano Prendo spunto da una serie di articoli apparsi su tutti i media che in toni trionfalistici, hanno annunciato che lo spumante italiano sta avendo grandissimi successi di vendita mentre lo champagne è in calo, è entrato in un periodo di crisi e sta perdendo quote di mercato e quindi lo spumante italiano trionfa. Concludendo pertanto con gran disinvoltura, calcisticamente parlando: Spumante batte Champagne: 1-0 e palla al centro. Non riesco a capire come si possa fare una simile affermazione. Un’analisi nemmeno approfondita mi porta a fare alcune considerazioni. Come si potevano conoscere già a metà dicembre, quando sono partiti i primi bollettini trionfalistici, i numeri di bottiglie immesse al consumo? Quindi che fondamento possono avere questi numeri? Solo lo champagne e le docg e possono dare numeri assolutamente certi, ma non prima d’inizio gennaio. Come si fa a mettere in discussione un vino che ha costruito con 300 anni di storia l’immagine più consolidata e forte al mondo? Non ci si rende conto che il paventato successo dello spumante italiano, analizzando i numeri, è frutto – salvo pochissime eccezioni – di un prodotto assolutamente anonimo che deve le sue performance unicamente a prezzi unitari bassissimi? Le eccezioni italiane sono rappresentate da due importanti firme industriali, ma soprattutto da tre denominazioni che hanno saputo con il tempo togliersi di dosso il nome generico di una categoria, spumante, promuovendo quello del proprio territorio e sono: Asti, Franciacorta, Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Ognuno di questi vini ha ormai una sua ben precisa identità e delle caratteristiche che il mercato riconosce e sta premiando. Nel futuro questi vini – se saranno in grado di dare garanzie concrete al consumatore – avranno grandi opportunità di crescita grazie anche alle loro caratteristiche così fortemente diverse tra loro, ma nessuno potrà mai seriamente pensare di poter far vacillare lo champagne e metterne in crisi il primato. Solamente il Franciacorta per le sue peculiarità (un disciplinare di produzione più severo di ogni altra «denominazione» al mondo unito ad un «terroir» magico) avrà l’opportunità di competere, come Davide contro Golia, contro lo champagne, ma unicamente sul piano della qualità media dei vini prodotti, poiché a livello quantitativo non può esistere competizione viste le dimensioni così diverse tra le due zone. Maurizio Zanella, Erbusco (Bs)