Alberto Toscano, Panorama, 29 gennaio 2009, 29 gennaio 2009
ALBERTO TOSCANO PER PANORAMA 29 GENNAIO 2009 A
un anno dall’ingresso nell’Eliseo, l’ex modella è entrata nell’agone politico, diventando la faccia radicale di Sarkozy. Una mossa astuta, per privare i socialisti dei soliti argomenti polemici.
«Essere di sinistra non è sbandierare buoni sentimenti, ma essere capaci di condividere, soffrendo per dolori che ci sono risparmiati»: è uno dei pensieri di Carla Gilberta Sarkozy Bruni Tedeschi. Insomma, per la «première dame» di Francia ogni persona perbene non può che avere in un angolo del proprio cuore qualcosa di sinistra. A cominciare dal suo «eroe contemporaneo», come lei stessa considera, in un’intervista al settimanale parigino Le Point, il marito Nicolas Sarkozy, che vive da mesi fra le secche di sondaggi non proprio esaltanti a proposito della sua popolarità. Ecco la first lady impegnarsi a modo suo nella battaglia politica, con molti sorrisi e qualche buon consiglio. Dove stanno gli avversari dell’Eliseo? All’opposizione, evidentemente. Dunque a sinistra.
L’idea di Carlà, da sempre frequentatrice degli ambienti parigini della «gauche caviar», la sinistra radicalchic tutta ideologia, terzomondismo e caviale, è quella di togliere l’acqua ai pesci, cercando di privare i socialisti dei loro argomenti polemici contro il governo. Poco importa che Sarkò sia stato eletto nel maggio 2007 all’Eliseo con una chiara maggioranza di destra, rimpinguata da un robusto gruzzolo di voti provenienti dal vecchio elettorato estremista e xenofobo del Front national di Jean-Marie Le Pen. L’importante è seminare confusione tra i ranghi di avversari che sembrano senza bussola.
Il governo fedele a Sarkozy pensa di introdurre i test del dna per gli immigrati? Carlà condanna questa mossa nel nome dei valori della République. I clochard soffrono il freddo? Bruni spezza il pane con le organizzazioni umanitarie. Socialisti, verdi e comunisti francesi prendono posizione quasi unanimemente a favore degli ex terroristi italiani? Carlà fa ben di più: aiuta concretamente questi ultimi a evitare l’estradizione, lasciando credere che l’Italia sia una specie di repubblica delle banane, in cui la giustizia è tutto fuorché affidabile.
Prima Carla Sarkozy, incoraggiata dalla sorella Valeria Bruni Tedeschi, si è fatta in quattro per evitare l’estradizione in Italia di Marina Petrella. Per lei è stato un duplice successo: la «gauche», contraria all’estradizione dell’ex brigatista (condannata in Italia all’ergastolo), è rimasta con un palmo di naso; al tempo stesso le polemiche internazionali sono state limitate per le condizioni di salute in ospedale di Petrella. Poi è venuto a galla l’ultimo (ultimo?) capitolo del caso Battisti.
Condannato all’ergastolo in Italia per quattro omicidi, l’ex leader del gruppo terrorista Proletari armati per il comunismo (Pac) Cesare Battisti era stato arrestato a Parigi all’inizio del 2004. La sinistra francese aveva protestato e l’allora segretario generale del Partito socialista, François Hollande, era andato a far visita al carcere della Santé al «rifugiato italiano» giudicato colpevole di più omicidi. Il sindaco socialista di Parigi, Bertrand Delanoë, nei cui confronti Carlà non nasconde simpatia e ammirazione, s’era inoltre dato da fare con una campagna a favore di Battisti.
Alcuni sindaci socialisti di «arrondissements» (distretti) parigini si erano impegnati a fondo contro l’estradizione dell’ex terrorista italiano, nel frattempo divenuto a Parigi un celebre autore di romanzi del filone noir. Quando, nel 2004, Battisti è stato posto in libertà vigilata, un codazzo di parlamentari socialisti e comunisti francesi ha preso l’abitudine di scortarlo al commissariato per l’obbligo di firma. Finché ad agosto 2004 l’ex leader dei Pac è divenuto uccel di bosco, ridicolizzando il dispositivo di sicurezza francese. Nella primavera 2007, però, agenti francesi hanno collaborato con quelli italiani nel rintracciare e fare arrestare Battisti in Brasile. Il ministro dell’Interno francese dell’epoca si chiamava Nicolas Sarkozy. Era in atto la campagna elettorale e la stampa di sinistra (a cominciare dal quotidiano parigino Libération) descrisse l’arresto di Battisti come una macchinazione propagandistica ordita da Sarkozy.
Altri tempi. Allora lo scontro fra Sarkò e la «gauche» era muro contro muro. Adesso è un gioco di prestigio, che vede l’Eliseo gestire abilmente ministri ex socialisti e la first lady gestire la propria politica «generosa» per sottrarre sistematicamente argomenti alla propaganda avversaria. un grande gioco di comunicazione, nell’ambito del quale Carlà riesce molto meglio che come cantante.
Viene in mente il primo incontro tra i due futuri sposi dell’Eliseo: quel 13 novembre 2007 in casa di un amico comune. Lei era single, lui era reduce dal divorzio da Cécilia. Il padrone di casa era il re della comunicazione politica francese: Jacques Séguéla, l’uomo che nel 1981 aveva portato François Mitterrand all’Eliseo a cavallo dello slogan geniale «La force tranquille», la forza tranquilla. In un anno di Eliseo (la coppia si è sposata il 2 febbraio 2008), Carla Bruni è riuscita a migliorare in modo impressionante la comunicazione di Sarkozy, personaggio teso come una corda di violino e dunque perennemente a rischio di gaffe. In quel modo, oltre che togliendo spazio alla sinistra, la first lady ha cercato d’affermarsi come personaggio politico.
Però nel caso Battisti l’equilibrismo le è riuscito solo a metà. Certo, i socialisti e i comunisti francesi hanno dovuto rinunciare alle polemiche, ma la posizione dell’Eliseo è diventata così scomoda che Sarkozy ha dovuto negare l’intervento presso il presidente brasiliano Lula a favore dell’ex terrorista italiano. E la lettera di protesta scritta da Giorgio Napolitano a Lula sembrava avere in realtà Sarkozy come codestinatario. Il paradosso è che gli avvocati di Battisti hanno espresso riconoscenza a Sarkozy, che smentisce ufficialmente ogni intervento a favore di Battisti. C’è chi dice che stavolta Carlà abbia combinato un pasticcio.
L’ex top model ha favorito i contatti tra Sarkozy e la scrittrice francese Fred Vargas, sostenitrice di Battisti e finanziatrice della sua difesa. In dicembre la coppia presidenziale francese è volata in Brasile per un viaggio politico e vacanziero. Sono stati firmati contratti stratosferici nel campo degli armamenti. Subito dopo è finita come si sa la telenovela dell’ex leader dei Proletari armati per il comunismo.