Bruno Tinti, La Stampa 25/1/2009, 25 gennaio 2009
I progetti di riforma della giustizia D’Alema-Casini-Vietti-Di Cagno presentano proposte veramente sorprendenti; ne tratto tre aspetti
I progetti di riforma della giustizia D’Alema-Casini-Vietti-Di Cagno presentano proposte veramente sorprendenti; ne tratto tre aspetti. Sarebbero comunque impraticabili per carenza di risorse. Affidare a un collegio di 3 giudici le decisioni in materia di cattura e intercettazioni (oggi il lavoro lo fa un solo giudice) significa paralizzare tutti i Tribunali medio-piccoli e pregiudicare gravemente quelli più grandi. Sembra che i promotori dei progetti ignorino le incompatibilità: un giudice che si sia pronunciato per una cattura o per un’intercettazione non potrà più occuparsi di quel processo né all’udienza preliminare né al dibattimento; e di catture e intercettazioni durante un’indagine ce ne possono essere decine. Già oggi non si riesce a trovare i giudici necessari nei Tribunali con meno di 20 giudici; figuriamoci che accadrà quando le incompatibilità dovranno essere moltiplicate per 3. Ma, dicono i nostri, noi abbiamo previsto di abolire i piccoli tribunali e l’udienza preliminare; il che permetterà di recuperare un sacco di giudici. Di buone intenzioni è lastricato l’inferno: chiudere i piccoli tribunali si dice da oltre 40 anni; nel frattempo ne sono stati inaugurati un certo numero e chiuso nessuno; l’abolizione dell’udienza preliminare farà ululare di sdegno decine di migliaia di avvocati e tutti i loro supporters in Parlamento. Sicché, che il prospettato recupero di risorse possa esservi davvero chiunque abbia un minimo di competenza giudiziaria non può che dubitarne. Ma se davvero si tratta di proposte concrete, allora prima le si realizzi; si recuperino i giudici necessari e poi si proceda con la collegialità per le catture e le intercettazioni. Non credo che qualcuno ci scommetterebbe un euro. Della proposta di affidare a ogni Procura un budget destinato a pagare le intercettazioni, finito il quale non se ne fanno più, si può dire solo che è allucinante. Immaginate una Procura che si spende il suo gruzzolo per intercettazioni in tema di omicidi e traffico di droga tra gennaio e novembre; poi sta con le dita incrociate: speriamo che non succeda niente. Invece, a dicembre, rapiscono una bambina a scopo di riscatto. Ci vanno D’Alema e compagni a dire ai genitori che le intercettazioni non si possono fare perché i soldi sono finiti? Infine la cattura solo dopo il contraddittorio con il catturando e il suo difensore. L’idea sarebbe questa: il Pm decide di catturare un imputato (che, in quanto tale, non dovrebbe essere uno stinco di santo); lo chiede a tre giudici i quali avvisano l’imputato che il Pm lo vuole catturare, che deve scegliersi un avvocato e che si dovranno trovare tutti il giorno tale all’ora tale davanti a loro per discutere di questa cosa; dopo di che, se i giudici penseranno che il Pm ha ragione, da lì l’imputato sarà portato in prigione. Difficile non restare annichiliti. In passato di questa bella trovata si è già parlato; e molti hanno osservato che non c’è da aspettarsi di catturare molta gente con questo sistema. Allora si è ipotizzato un pre-arresto seguito dalla procedura di cui sopra: tutti davanti ai giudici che decidono se tenerlo dentro o buttarlo fuori. Peccato che ciò già esista: si chiama fermo d’indiziato di delitto (art. 384 codice di procedura penale). Il Pm arresta e poi chiede al giudice entro 48 ore di convalidare l’arresto; il giudice dispone un’udienza nella quale tutti debbono comparire, Pm, imputato e difesa. Se non convalida, l’arrestato viene liberato. L’unica differenza rispetto alla proposta D’Alema etc. è che il fermo oggi si può fare solo se c’è pericolo di fuga; basterebbe eliminare questa condizione ed ecco fatto. Pensate a cosa ci vorrebbe per mettere uno in prigione (non solo gli imputati «speciali» a cui pensano gli onorevoli riformatori, anche gli assassini, stupratori e trafficanti di droga): il Pm chiede al Gip di pre-arrestare, poi 3 Gip tengono udienza e decidono, in contraddittorio con l’imputato, se tenerlo dentro o no; poi il Tribunale della Libertà, sempre con avvocati in contraddittorio con il Pm, decide se i 3 Gip hanno fatto bene; e poi la Cassazione decide se il Tribunale della Libertà ha fatto bene anche lui. E poi dicono che il processo penale deve essere rapido. Stampa Articolo