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 2009  gennaio 25 Domenica calendario

Caro Augias, ho letto su Repubblica di venerdì scorso, nel servizio di Maurizio Crosetti, che un medico torinese gli ha confidato: «il 70 per cento delle morti in terapia intensiva avviene con l’intervento attivo del medico»

Caro Augias, ho letto su Repubblica di venerdì scorso, nel servizio di Maurizio Crosetti, che un medico torinese gli ha confidato: «il 70 per cento delle morti in terapia intensiva avviene con l’intervento attivo del medico». Queste morti, ha aggiunto, sono sempre decise in accordo con la famiglia. Lo sappiamo tutti che è così e, per quanto mi riguarda, sappiamo tutti che è giusto che sia così. Quando la vita sta per spegnersi, o è addirittura scomparsa per sempre senza speranza di recupero e solo alcune elementari funzioni organiche resistono, quando la sofferenza significa solo prolungare inutilmente un’agonia, l’intervento attivo del medico è benemerito e lo auspico per me se dovessi trovarmi in quelle condizioni. C’è un solo punto che mi lascia perplesso: le sofferenze che si accompagnano all’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione. Il povero Welby, se ricordo bene, venne sedato e anche il signor Nuvoli. Quel tipo di dolore non vorrei provarlo né lo auguro ad altri. Lettera firmata T ra i molti aspetti del penosissimo caso Englaro c’è infatti anche quello delle sofferenze che il soggetto patirebbe quando l’alimentazione e idratazione forzata vengono interrotte. Un argomento sul quale si torna in termini ora terrorizzanti ora lacrimosi. Luigi Amicone, direttore della rivista cattolica ’Tempi’, ha dichiarato giorni fa: «Non si fanno morire così, per fame e per sete, come si vorrebbe far morire quella ragazza, nemmeno i cavalli». La deputata Paola Binetti idem. Non so se su quali basi scientifiche si basino questi interventi. Per quanto mi riguarda mi affido più che ai moralisti ai medici, a cominciare dal prof Umberto Veronesi che ha escluso la possibilità di una sofferenza di quel tipo. O dal prof Ignazio Marino che ha effettuato di persona alcune prove del dolore sul corpo inanimato di Eluana constatando assoluta assenza di reazioni. Su questo giornale sono stati pubblicati diversi pareri al riguardo. Il dottor Gian Domenico Borasio, neurologo con cattedra in cure palliative all’università di Monaco di Baviera, ha dichiarato che questa sofferenza: «Dal punto di vista neurologico è un controsenso, poiché le parti del cervello che sono necessarie per creare la sensazione di fame e di sete non funzionano più. Anche come palliativista posso assicurare che, quando i malati muoiono senza nutrizione e idratazione, si tratta di una delle morti più pacifiche». Il dottor Alberto Artom, medico ospedaliero di lunga esperienza ha scritto: «non è affatto provato che pazienti non coscienti soffrano fame e sete; pare al contrario provato che la sospensione di liquidi e nutrienti non provochi alcuna sofferenza. E’ invece dimostrato che la particolare modalità di nutrizione artificiale, il sondino nasogastrico, provoca sofferenza anche se solo a livello sottocorticale». Anche chi vuole ferocemente continuare a negare il diritto ad andarsene in pace dovrebbe farlo con argomenti scientificamente fondati, non agitando spettri per spaventare le anime semplici.