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 2009  gennaio 25 Domenica calendario

MILANO

Dalla disoccupazione alla produzione industriale, le nubi di tempesta si addensano da mesi sull’economia globale. C’è però un dato in base al quale il mondo non risulta affatto scosso dalla peggiore recessione del dopoguerra. l’indice dei jet privati usati dai grandi banchieri, gestori di fondi speculativi e industriali diretti all’incontro annuale a Davos: quello segnala un netto miglioramento.
 Marc Rauch di Unique-Aeroporto di Zurigo a riassumere le cifre sul traffico privato durante il «World Economic Forum » (Wef) convocato, per quest’anno, la prossima settimana. Nel 2007, quando il mondo cresceva al 5%, lo scalo zurighese ha registrato circa 800 «movimenti» (atterraggi e decolli) di jet privati per il Forum di Davos. L’anno scorso invece la bolla dei mutui «subprime» era già esplosa, le banche avevano già svalutato per centinaia di miliardi e milioni di famiglie americane avevano perso la casa. L’indice dei jet ha segnalato un incremento a novecento movimenti.
E quest’anno? La crisi è degenerata, le banche d’affari di Wall Street non esistono più, il commercio mondiale è vicino al collasso, l’economia mondiale sta bruciando 30 milioni di posti di lavoro. E anche il traffico di jet privati per Davos è in aumento: la prossima settimana sono previsti mille «movimenti » per 500 jet governativi, aziendali e personali.
Incluso chi arriva in auto o in treno, fa in media un velivolo ogni cinque dei 2.500 partecipanti attesi come sempre al World Economic Forum. Probabile che parte dell’aumento si spieghi con quei tredici esponenti di governo in più invitati quest’anno, obbligati da ragioni di sicurezza ad arrivare con mezzi propri. Ma dalle piste d’atterraggio di Zurigo mancheranno altri vecchi ospiti, fra cui il jet di Richard Fuld: è fra i beni messi in vendita da PriceWaterhouseCooper nella liquidazione di Lehman Brothers, la banca che Fuld in settembre ha pilotato verso il crac più distruttivo della storia finanziaria.
Non sarà facile per Pwc trovare un compratore del jet di Fuld, volendo credere alle analisi di mercato. Un rapporto di Ubs segnala che a dicembre il «Jet Market Index» è crollato ai minimi di sempre, anche perché troppe aziende hanno messo i loro Gulfstream, Boeing e Airbus sul mercato. Lo hanno fatto General Motors e Ford (per avere accesso a un salvataggio pubblico), quindi Citigroup, At&t e Time Warner. Jonathan Breeze di Jet Republic, un operatore di aerei privati, ha però un’altra versione: molti gruppi annunciano la vendita per dare un segnale di austerità, quindi la congelano chiedendo prezzi di vendita troppo elevati. Un’esitazione di rado riscontrata negli annunci di licenziamenti di questi mesi.
Anche così, Zurigo continuerà a ospitare la più alta densità di Gulfstream al mondo nella settimana di Davos: il 10% della clientela del gruppo di Savannah sarà lì. Il modello più esclusivo è il Gulfstream G550, per 50 milioni di dollari (nuovo) e duemila dollari per ogni ora di volo. Ha sedili in pelle, pareti in legno, internet, telefoni, cinema e bar. Ma nel popolo di Davos, è forse Larry Page di Google ad aver concluso l’affare migliore: David Rothkopf scrive in «Superclass» che per 15 milioni Google ha preso un Boeing 767. E ha convinto la Nasa a prestargli lo scalo a Mountain View, vicino a casa.
Federico Fubini