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 2009  gennaio 21 Mercoledì calendario

L’ENTRATA OPULENTA ALLA CASA BIANCA


Nemmeno una chiromante è in grado di predire se Barack Obama sarà un buon presidente, anche se tutti ce lo auguriamo. Non capisco bene perché il mondo intero, in piena euforia e senza prudenza, sia convinto che con lui inizierà una svolta epocale. Finora di lui non abbiamo alcun fatto concreto di valutazione, se non le parole della campagna elettorale, ma verba volant. Il terreno della politica è scivoloso e infido, non basta fare bene il primo passo per restare in piedi per tutto il cammino in modo stabile e sicuro. E lui il primo passo deve ancora farlo. Per raffrontare il grande col piccolo, quando Bassolino è stato eletto a Napoli con un plebiscito di circa il 60% dei voti, sembrava che finalmente la Campania avesse trovato il suo salvatore. Oggi tutti vogliono cacciarlo via. Finora di Obama abbiamo constatato che è riuscito a spendere un miliardo e mezzo di dollari per la campagna elettorale, tre volte in più del suo avversario. Un amico pubblicitario mi assicura che se un candidato ha la disponibilità di una cifra corrispondente a circa 2 mila miliardi di vecchie lire, ha la possibilità non solo di elezione, ma addirittura d’essere incoronato re, superando persino il referendum del 1948. Con i soldi si fa tutto, specie in politica. Ma anche per l’insediamento Obama è riuscito a spendere 160 milioni di dollari (oltre 200 miliardi) nei preparativi di festeggiamenti e ricevimenti, cinque volte quanto hanno speso i predecessori. Non male in un periodo di crisi. Quindi, finora, il fatto concreto che ci ha mostrato è la propensione alla spesa dei soldi altrui, ma se questa diventa una caratteristica generale dei politici, l’Italia è in grado di esportarne in tutto il mondo.
Pietro Rossi

Non è l’unico dei nostri lettori a non aver gradito le spese di questa Inaugurazione Usa. Mi sembra una giusta osservazione. Di sicuro io stessa avrei preferito qualcosa più in linea con le difficoltà del momento. Posso però immaginare anche le ragioni della scelta di una celebrazione così opulenta: è l’omaggio a un momento di svolta del Paese, quella di una nuova fase (si spera) dell’integrazione razziale. Ed è insieme anche un messaggio al mondo sulla potenza dell’impero. Legge politica antica. Legge con un suo fondamento. Speriamo che passi presto anche questa coda di transizione e che Washington cominci immediatamente a operare. Per quel che riguarda il denaro speso, è quello che Obama ha raccolto. Se milioni di cittadini americani hanno voluto assicurargli un vantaggio che lo mettesse in grado di vincere, non hanno fatto nulla di sbagliato. Il rapporto fra denaro e politica non è in sé un peccato: l’importante è come lo si ottiene (e per ora di quello di Obama sappiamo la provenienza) e come lo si spende. Obama ha vinto, dopotutto, con una percentuale che ha dato ragione ai suoi donatori.