Antonella Amapane, La stampa 21/1/2009, 21 gennaio 2009
CARI UOMINI NON FATEVI VESTIRE DALLE DONNE
Uomini, non vestitevi come vorrebbero le vostre mogli o fidanzate che di moda maschile non capiscono niente. Scegliete da soli, osate». Armani docet e spiega anche perché secondo lui i consigli femminili sarebbero deleteri: «Le donne tendono a frenare, hanno paura che il loro compagno diventi troppo appariscente, lo preferiscono sotto tono, così accalappia anche meno facilmente le altre...».
Lo stilista sostiene che il guardaroba maschile deve cambiare, evolversi senza scivolare nel ridicolo. Fine dei noiosi schemi tradizionali. «Se andasse il classico che cosa ci staremmo a fare noi stilisti?». Piccoli ma fondamentali dettagli, rivoluzioni bonsai che fanno la differenza (come anche la macro spilla con la faccia di Obama che Armani ieri sfoggiava sul blazer di maglia). In pedana il formale rinnovato è un gilet sulla camicia senza collo,la giacca di velluto liscio di giorno con sotto un pullover in sottile jacquard; ma anche le scarpe allacciate eleganti con i jeans (e non le sneaker con l’abito classico, un dejà vu). Nero, grigio e anche marrone, scuro però: «Guai alla sfumatura foglia secca, è orribile». Linee smilze, pantaloni con morbida coulisse in vita, oppure allacciati davanti come un pareo. «Niente di pazzesco, ma il risultato finale è un’altro», fa notare Armani dietro le quinte, accanto al suo collaboratore Leo Dell’Orco che indossa - e non è un caso- i pantaloni trapuntati che secondo Armani hanno copiato i Dolce e Gabbana. Siamo all’epilogo dello scontro? «Mi aspettavo una risposta più scherzosa da Stefano e Domenico. Forse si sono offesi. Nel nostro mestiere tutti copiano, basta farlo con intelligenza o ammetterlo. Io ho copiato da YSL e Chanel ma senza mai nasconderlo». Dopo la sfilata di D&G ecco che arriva la risposta dei Dolce e Gabbana: «Non siamo offesi, solo spiaciuti. Lui ci ha attaccato noi abbiamo risposto. Stimiamo Armani, ma non l’abbiamo mai copiato». Finisce a tarallucci e vino? «Non siamo mica pugliesi, semmai a cannoli siciliani».
La diatriba si sgonfia, il business preme. D&G cambia faccia, non più per giovanissimi la linea diventa un vero pr^et à porter, ispirazione Oscar Wilde. Filtrato con gli occhi di oggi nelle marsine dandy con ricami e orpelli stampati, virtuali quindi, perché il concetto di lusso guarda avanti. Ma non dimentica le frasi lapidarie e ironiche dello scrittore che campeggiano sulle magliette.
L’eleganza ha i piedi per terra coniuga forma e ricerca. Se Zegna accanto ai nuovi gessati mutua la fibra effetto pigna che si chiude e si apre a seconda della temperatura esterna; Scervino crea un equilibrio perfetto fra sartorialità e sportwear. Realizza leggeri e caldissimi paltò doppiopetto con l’anima di piumino e il collo di volpe, smoking di tela denim impreziositi da una spilla blasone sul rever di raso per uomini dinamici ma chic.
Abiti da sera alla luce del sole. Il frac diventa un gilet con le code e finisce sui jeans da DSquared, il tuxedo in maglia che non si sgualcisce è il fiore all’occhiello di Iceberg che con la stessa formula fa anche bomber e trench. Il chiodo di pelle si illumina nei modelli City Rush metallizzati che Hogan dedica ai centauri metropolitani; mentre ai tifosi di calcio provvede Fay con la giacca da Grand Stadium a due strati, da usare sovrapposti o singolarmente. Lavorazioni e trattamenti artigianali sono l’asso nella manica di Napapijri che nei vecchi stabilimenti di Settimo Torinese rimette in funzione i vecchi telai e applica procedimenti sofisticatissimi sui capi sportwear.
Come si sceglie il jeans che disegna il sedere col compasso? Guardandosi nel nuovo specchio magico brevettato da Diesel, distribuito nei punti vendita del marchio. Riflette davanti anche la parte posteriore. Non basta, Renzo Rosso ha messo a punto un sistema di schermi che scannerizzano il fisico del cliente facendo una preselezione dei modelli più adatti. Dulcis in fundo, la possibilità di personalizzare i capi con rivetti oro su cui far incidere il proprio nome. Fra bisticci, tonnellate di cachemire e polemiche chiude Milano Collezioni Uomo. Con un obiettivo: sfidare la crisi.