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 2009  gennaio 22 Giovedì calendario

S&P’S TAGLIA IL RATING DI LISBONA- Italia e Portogallo da ieri per Standard&Poor’s hanno lo stesso rating: A+

S&P’S TAGLIA IL RATING DI LISBONA- Italia e Portogallo da ieri per Standard&Poor’s hanno lo stesso rating: A+. La minaccia del credit watch negativo sul Portogallo si è trasformata nell’arco di una manciata di giorni in un sonoro declassamento, dalla AA- alla A+: come era già avvenuto per Spagna e Grecia, calate rispettivamente ad AA+ e A-. Le motivazioni della retrocessione di S&P’s annunciata ieri sul rischio sovrano portoghese sono tornate sul solco già tracciato per gli altri due Paesi: carenze strutturali, crescita potenziale debole, elevato deficit delle partite correnti con l’estero, forte peggioramento dei conti pubblici nel medio periodo, rigidità della politica monetaria e valutaria non più gestite a livello nazionale. Nel caso specifico del Portogallo, S&P’s prevede un deficit/Pil attorno al 4% per il prossimo triennio con un debito/Pil che salirà sopra quota 70 per cento. «L’Unione monetaria protegge il Portogallo dalle crisi valutarie ma non lo protegge dalle pressioni esterne dovute ai massicci squilibri accumulati nella bilancia commerciale», hanno puntualizzato gli analisti del credito. Lo scudo dell’euro viene giornalmente messo alla prova dai mercati, che allargano ai massimi storici il differenziale tra i titoli di Stato tedeschi contro tutti gli altri bond governativi, preoccupati per deficit/Pil e ricapitalizzazioni delle banche a carico degli Stati rivisti continuamente al rialzo. Ieri i larghi spread contro i Bund decennali hanno dato corpo ai peggiori timori: Italia (1,56%), Grecia (2,78%), Irlanda (2,74%), Portogallo (1,45%), persino Olanda (0,83%) e Francia (0,56%). Anche il Belgio inizia a essere preso di mira. La Grecia intanto ha collocato tramite sindacato di banche un bond da 5,5 miliardi a cinque anni pagando l’esorbitante premio di 325 centesimi sopra i titoli tedeschi di pari durata: la Grecia intende raccogliere 43 miliardi quest’anno. Anche la Spagna ieri, con retrocessione dal rating AAA fresca di firma, ha reso noto che le sue emissioni nette di titoli di Stato toccheranno la cifra record di 86,5 miliardi (dai 51 del 2008). La tenuta di Eurolandia però «non è in questione» perché la diversità tra i suoi membri non è «anormale» e non ne mina la solidità: lo ha sottolineato ieri il presidente della Bce Jean-Claude Trichet al Parlamento europeo. La paura del mercato che l’Unione monetaria possa naufragare, ha detto, «è infondata». Ma per i trader, proprio il fatto che gli Stati membri non possono uscire dall’euro né pilotarne la svalutazione, aumenta il rischio di default.