Mario Margiocco, Il sole 24 ore 22/1/2009, 22 gennaio 2009
EDMUND, IL BANCHIERE BOTANICO
Quando andava in ufficio in New Court, nella City londinese, si sedeva alla stessa scrivania su cui suo bisnonno Lionel aveva tracciato la strategia finanziaria che consentì alla regina Vittoria, prima scettica, di assicurarsi nel 1875 il controllo finanziario del Canale di Suez, arteria dell’Impero. E questo nello stesso edificio che già aveva ospitato il nonno di suo nonno, Nathan, quello stesso Nathan Rothschild che raccolse una fortuna contrabbandando per tutto il continente le monete d’oro e i lingotti che servirono per pagare le truppe del generale Wellington. Dopo aver creato insieme ai fratelli, spediti ai quattro angoli d’Europa dal temibile padre Mayer Amschel, una rete di agenti che fu la prima a fare arrivare a Londra nel 1815 la notizia della vittoria di Waterloo. Nasceva allora un impero finanziario e familiare che trova confronto in epoche più lontane con i Fugger, i Medici e gli Spinola, e che è legato come pochi altri alla storia d’Europa e della finanza mondiale.
L’annuncio della morte di Edmund Leopold de Rothschild, Eddy per gli amici, scomparso il 17 gennaio a 93 anni, l’ha data ieri un sobrio necrologio. Da oltre 30 anni non era più a capo della NM Rothschild, il ramo londinese della potente famiglia, dove già più cugini si sono succeduti. Ma fino a non molti anni fa trascorreva alla famosa scrivania un paio di giorni la settimana. Fedele alla tradizione. Anche se, d’istinto, più che il banchiere avrebbe fatto il medico, amava dire. E, soprattutto, cosa che fece, il botanico. La sua tenuta di Exbury, vicino a Beaulieu nello Hampshire, acquistata dal padre nel 1918, è una delle perle di una nazione che adora il giardinaggio. Rododendri e azalee la sua passione.
Eddy de Rothschild sarà stato anche un banchiere per tradizione più che per convinzione, ma pilotò il ramo londinese della famiglia, e l’intera rete, in anni che videro l’ultima eclissi del potere finanziario britannico e il dominio di quello americano. Educato ad Harrow e Cambridge, partì finiti gli studi per un lungo viaggio di 18 mesi attorno al mondo, che lui stesso ha raccontato in Window on the world (1949), un bel ritratto di come si completava allora l’educazione al top dei top, con tutte le porte aperte in ogni Paese - dal Mahatma Gandhi in India al Congresso di Washington - dagli agenti, gli amici, i clienti, i soci della famiglia. Ufficiale d’artiglieria in Africa e in Italia, venne ferito a Cassino, dove scampò per miracolo a un devastante proiettile di mortaio tedesco che colpì in pieno una tenda-ospedale dove si era rifiutato di farsi medicare perché c’erano feriti più gravi di lui.
Edmund incominciò a lavorare nella banca d’affari di famiglia nel ’46, a 30 anni. Venne mandato a New York, a conoscere bene Wall Street, allora trionfante. Londra aveva ancora il cuore del know how bancario, senza però i dollari. Nel ’52 prese la guida di un consorzio che lavorò per 20 anni - e 400 viaggi fra Londra e il Canada - alla costruzione nel Labrador del secondo maggior impianto idroelettrico del Continente americano. Guidava la banca dal ’55, quando una grave malattia dello zio lo pose in prima linea, e con la nuova organizzazione divenne presidente nel ’70. Quando lasciò l’incarico nel ’75, l’aveva rinnovata, aperta a partner non della famiglia, sempre mantenendo quel contatto privilegiato con i Governi, e non solo con i grandi clienti privati, che era stato da sempre la caratteristica dei Rothschild. Fu un protagonista del mercato dell’eurodollaro, quando l’eccesso di moneta americana incominciò a creare all’inizio degli anni 70 riserve offshore. I derivati erano ancora ignoti. Giardinaggio, attiva beneficienza, e la cura di buone relazioni sempre utili a una famiglia di banchieri, lo accompagneranno fino all’estrema vecchiaia.