Voce Arancio, 21/01/2009, 21 gennaio 2009
L’HANDICAP DI EVA
Casa o ufficio, il lavoro delle donne
vale meno di quello degli uomini
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21/01/2009
Domanda del cardinale Ennio Antonelli, ministro vaticano della Famiglia: se il lavoro di una badante concorre alla formazione del Pil, perché non può concorrere alla formazione del Pil anche quello di una madre che fa lo stesso lavoro? La Santa Sede vuole infatti che il governo stabilisca uno stipendio per le casalinghe.
Paola Monti, economista della Fondazione Rodolfo Debenedetti, sul sito lavoce.info ha calcolato che il lavoro domestico (lavare, pulire, accudire bimbi e anziani) vale il 32,9% del Pil, cioè circa 433 mila milioni di euro (come le entrate tributarie del 2006). Di questa cifra il 23,4% è a carico delle donne (308 miliardi di euro), il 9,5 spetta agli uomini (125 miliardi).
Household production, termine che indica il tempo speso per produrre beni e servizi in casa. In media a questo tipo di occupazione si dedicano 3,89 ore al giorno. Scomponendo il dato, però, viene fuori che 1,92 ore le svolgono gli uomini, 5,78 le donne. Ogni ora ”costa” in media 7,83 euro, che al maschile diventano 8,76 e al femminile solo 6,94. Ovvero: le donne lavorano di più in casa, ma il loro lavoro viene pagato meno di quello degli uomini.
Costo del lavoro domestico in altri paesi: Olanda 9,86 euro l’ora, Francia 9,94, Inghilterra 10,93, Germania 11,12, Spagna 5,34. Il lavoro delle donne vale meno ovunque.
Ogni anno il lavoro casalingo assorbe 1.419 ore (circa 700 svolte dagli uomini, 2.110 dalle donne).
Per fare la spesa gli italiani perdono 43,3 minuti al giorno, gli americani 51,4, i tedeschi 57,4. Il compito di fare la spesa spetta soprattutto alle donne.
Secondo le stime dell’Irs le badanti in Italia oggi sono 774 mila, di cui 700 mila straniere. Le nuove badanti sono più giovani delle precedenti: hanno in media 37 anni, contro i 42 delle donne arrivate prima del 2005. Solo il 60% ha un marito. Una su tre (cioè circa 232 mila lavoratrici) ha un regolare contratto di lavoro. Il 43% vive e lavora in una condizione di totale clandestinità, mentre il 24%, pur avendo un permesso di soggiorno, è impiegata in nero. Il 73% delle badanti che vivono con la persona che accudiscono guadagna tra 750 e mille euro netti al mese. L’11,5% supera i mille euro, mentre tra le lavoratrici a ore la percentuale di donne che guadagnano oltre mille euro è del 25,7%.
In Italia una badante ogni 15 ha più di 65 anni.
Tra giugno 2007 e giugno 2008 in Italia le donne hanno aperto 5.523 nuove imprese. In totale sono 1.243.824 aziende attive. Il 71 per cento delle nuove ditte (3.921) sono guidate da una donna extracomunitaria (cinesi al primo posto, seguite da marocchine e nigeriane, con ucraine ed albanesi fra le più dinamiche). Regioni dove le donne sono state più intraprendenti: Lazio (46% delle nuove aziende), Lombardia e Campania (rispettivamente con 1.739 e 1.038 imprese in più).
Zhang Yin, 51 anni, fondatrice e principale azionista del colosso industriale ”Nove Dragoni” (fa scatole da imballaggio con la carta riciclata). Ha un patrimonio personale superiore ai 4 miliardi di dollari, costruito in una sola generazione. stata la persona più ricca della Cina.
Differenza in busta paga tra una donna alta e bella e una bassa e brutta: 14%. Differenza di guadagno netto all’ora: +5%. Percentuale di aumento di guadagno per ogni centimetro di altezza oltre la media nazionale (165 cm): 1,8%.
Una donna su tre è convinta che un aspetto seducente aumenti le possibilità di ottenere una promozione.
Il 33% delle donne pensa che la cosa che conta di più nel lavoro è la bella presenza; il 46 l’affabilità; il 20 le conoscenze.
Donne favorevoli all’applicazione di quote per la parità in azienda: 33%. Contrarie: 66%.
Un’impresa su due nella ristorazione e nei servizi alla persona (asili, per esempio) ha un capo donna.
Tra gli impreditori, il 17,3% è donna (metà della Francia e un terzo della Gran Bretagna). Ma tra i dirigenti sotto i 35 anni la percentuale uomini-donne è 50-50.
Il 23% delle clienti di gigolò è imprenditrice, il 19% fa la manager.
Donne che hanno avuto una relazione con un collega: 64%. Che non l’hanno avuta, ma l’avrebbero volentieri: 19%.
L’81% di manager e imprenditrici italiane trova sexy i vari premier e capi di governo. Al primo posto, a pari merito, Silvio Berlusconi e Barack Obama, seguiti da Nicolas Sarkozy, José Zapatero e Vladimir Putin.
Il caso di Caroline Kennedy, figlia di JFK, che vuol prendere il posto di Hillary Clinton al Senato. Ha fatto andare in bestia le mamme lavoratrici, che la giudicano la «classica figlia di papà» che «vuol sfondare senza fare prima neppure un giorno di gavetta».
Il caso della ministra francese Rachida Dati, che a cinque giorni dal parto cesareo, in tacchi e tailleur è tornata al lavoro tutta sorridente. Rabbia delle femministe che accusano: fornisce ai datori di lavoro un buon argomento contro tutte quelle che si prenderanno il congedo dopo il parto.
Sono almeno 120 le aziende americane che permettono alle mamme di portarsi i figli al lavoro e hanno creato per loro spazi appositi. Proteste dei colleghi single: «Non vado al lavoro tutti i giorni per sentire gli strilli assordanti di un neonato né per odorare i suoi pannolini sporchi o vederlo poppare il latte dal seno di sua madre».
Inchiesta di Newsweek per rirspondere al seguente quesito «In quale parte del mondo le donne hanno più possibilità di fare carriera: negli Stati Uniti, dove il congedo di maternità dura tre mesi, non esistono asili pubblici, né agevolazioni per i padri; o in Europa, dove il periodo di maternità retribuita va da cinque mesi a tre anni, gli asili sono gestiti o finanziati dallo Stato e una miriade di agenzie governative sono incaricate di promuovere le pari opportunità?». Risultato: 1. Usa, 45% di donne dirigenti; 2. Gran Bretagna, 33%; 3. Svezia, 29%; 4. Germania, 27%. L’Italia è al 18%. In sostanza incentivare le donne ad abbandonare il lavoro per periodi molto lunghi (non meno di un anno, in media, in Italia) significa accrescere la probabilità di esclusione, o di auto-esclusione, dai percorsi di carriera più gratificanti.
In Italia una donna su cinque smette di lavorare dopo la maternità. Nel 31% dei casi ciò avviene perché o la licenziano o non le rinnovano il contratto.
Da noi il tasso di occupazione delle donne è del 46%, quello degli uomini è del 70. La retribuzione femminile media è di 15 mila euro l’anno, quella maschile di 21 mila. Al momento della pensione, gli uomini prendono il 64% dell’ultimo stipendio, le donne il 46%. La pensione media di una donna è di 520 euro al mese, quella di un uomo di 980.
L’Italia ha il tasso di occupazione femminile over 55 più basso fra i principali paesi dell’Unione Europea: 23%, contro una media europea del 36. La percentuale di maschi occupati della stessa età è del 45%. Il record di occupazione femminile over 55 spetta alla Svezia con il 67%. C’è parità in Finlandia: è occupato il 55% di uomini e donne dai 55 anni in su. Buone percentuali anche per britanniche e tedesche. Peggio dell’Italia fanno la Polonia, che ha il 19,4% di lavoratrici, e Malta, con appena l’11,6.
I maschilisti guadagnano di più. Timothy Judge e Beth Livingston, del Warrington College of Business Administration dell’Università della Florida, hanno intervistato 12.686 uomini e donne in due momenti diversi, prima nel 1979 - quando avevano tutti tra i 14 e i 22 anni - e poi per tre volte nei successivi 20 anni, l’ultima delle quali nel 2005. A tutti sono state fatte domande su lavoro, convinzioni etiche e religiose, educazione ricevuta e livello di retribuzione. Judge e Livingston hanno chiesto se ritenevano che il posto giusto per una donna fosse la casa, o se credessero che il lavoro femminile aumentasse il rischio di alti tassi di delinquenza giovanile. A pensarla così erano per lo più gli uomini, ma la differenza si restringeva con il passare degli anni. Dai dati raccolti in 26 anni è emerso che gli uomini americani che credono in una rigida divisione dei ruoli guadagnano in media 8.500 dollari in più all’anno; per le donne la situazione è invece opposta: le più tradizionaliste guadagnano in media 1.500 dollari in meno rispetto alle altre. In altre parole, se una coppia è conservatrice, il marito avrà un vantaggio economico otto volte superiore rispetto a quelle in cui l’atteggiamento è paritario.
Rivelazione di Claudia Cardinale: «Franco Cristaldi mi faceva lavorare con le più grandi produzioni cinematografiche, pagandomi meno delle sue impiegate».