Voce Arancio, 21/01/2009, 21 gennaio 2009
L’INVASIONE DELLE AUTO CINESI
In Italia ne circolano solo 1.800, ma sono in arrivo nuovi modelli e la crisi economica farà salire la domanda di low cost
21/01/2009
Giuramenti Wang Zhan, cittadino di Luoyang nella provincia di Henan, nel 2007, dopo un incidente con la sua Mercedes S350, organizzò una conferenza stampa sulle sponde del Fiume Giallo per giurare davanti a tutti che in futuro avrebbe guidato solo auto cinesi.
Crash test 1 Nel 2005 l’auto-club tedesco Adac, che esegue crash-test per EuroNcap, assegnò zero stelle alla Jangling Lanwing, il primo suv cinese da 16 mila euro, definendo i risultati «catastrofici»: «In vent’anni di test nessuna macchina si era mai comportata così male». In uno scontro frontale a 64 km/h, il guidatore sarebbe morto senz’altro; in uno scontro laterale a 50 km/h, avrebbe riportato gravi ferite al tronco e alla testa, a causa della mancanza di protezione laterale. Inolttre: «Rollio pronunciato, sterzo impreciso, niente Esp, distanze di frenata lunghe, niente Abs…». La Landwind, prodotta dalla Jiangling MotorCompany, fu in breve ritirata dal mercato europeo.
Crash test 2 Nel giugno 2007 la Brilliance BS6 (che arriverà in Italia nella seconda parte del 2009) divenne famosa perché durante i crash test s’accartocciava come fosse di cartone. Tre mesi dopo i costruttori cinesi erano già corsi ai ripari: ai test la berlina ottenne un punteggio di tre stelle su cinque (contro una sola stella della prima volta) superando brillantemente l’esame nella prova d’urto frontale, laterale e protezione bambini.
B6
Numeri 1. In Cina la produzione e vendita di auto è passata dai 2 milioni di unità del 2000 agli 8 milioni 700 mila del 2007, con un aumento annuale medio di circa il 24%. A partire dal 2006, la Cina ha superato il Giappone, diventando il secondo maggiore mercato di consumo di nuove auto (al primo posto, almeno relativamente al 2007, ci sono ancora gli Usa, con oltre 16 milioni di auto vendute).
Numeri 2. Attualmente in Cina ogni mille persone si contano meno di 44 auto (negli Stati Uniti 750).
Numeri 3. Secondo gli analisti di ”Global Insight”, nei primi sei mesi del 2008 la Cina ha esportato 361.000 vetture, con una crescita inferiore rispetto al +75,6% del 2007. A frenare la corsa delle auto cinesi - si legge nel rapporto - non sono solo le normative antinquinamento e sulla sicurezza, ma la pessima reputazione di cui godono dopo alcuni disastrosi crash test.

 Nella prima metà dell’anno 72.000 vetture hanno raggiunto l’Africa, 54.000 il Sud-Est asiatico (46 mila solo il Vietnam), 48.000 la Russia e 33 mila l’Unione Europea (soprattutto i Paesi dell’Est).
Quattro modelli In Italia i modelli di auto cinesi già in vendita sono quattro. La Dr Motor di Macchia d’Isernia ha inventato il marchio Katai per distribuire nel nostro Paese - ”rimotorizzati” con un 1.9 turbodiesel di origine Fiat - il suv Victory (prezzo: 18.750 euro) e il pick-up Troy (15.990 euro) della Gonow. Anche il gruppo bresciano Eurasia Motor Company, importatore della Great Wall, propone due modelli: il Suv Hover 2.4 ecodual, stesso motore alimentato anche a Gpl e listino da 21 a 24 mila euro; il pick-up Steed con motore 2.4 Mitsubishi da 126 Cv (da 16.500 a 19 mila euro).
In Italia Auto cinesi vendute in Italia dal 2006 al 2008: 1.800.
Hover Nel 2008 sono state immatricolate in Italia 800 Hover (crescita del 60% rispetto alle 500 unità del 2007), distribuite per il 60% nelle regioni del Nord. Per fare un confronto con altre macchine low cost, nel 2008 sono state immatricolate 2.093 indiane Tata (crescita del 31,47 per cento rispetto alle 1.592 auto immatricolate nel 2007) e 8.346 Dacia della Renault (più 57 per cento rispetto alle 5.314 del 2007). In generale, nel 2008, il mercato dell’auto italiana è calato del 13,4 per cento con punte estreme per alcuni marchi vicine al 30%.
«Ho comprato un’auto cinese» Tra gli ottocento italiani che hanno un suv Hover c’è Lucia Valoti, 45 anni, insegnante di Trescore Balneario (Bergamo): «Ho comprato il modello luxury sport nell’ottobre 2008. Abito in collina e volevo un suv per affrontare agevolmente buche, neve, dossi, ma le marche famose partivano dai 30 mila euro. Troppo. Un giorno mio figlio, che ha 13 anni ma di motori sa tutto, mi ha fatto vedere su un giornale specializzato una foto dell’Hover. Sono andata a Palazzolo sull’Oglio in provincia di Brescia, dove ha sede l’Eurasia Motor Company che importa auto Great Wall, e l’ho comprata. Mi trovo benissimo. L’ho scelta con la carrozzeria bianca e nera. Il motore Mitsubishi sembra indistruttibile. A differenza delle grandi marche non va a gasolio ma adopera un impianto a gas convertibile a benzina. Per chi, come me, con l’auto fa tanti chilometri è un vantaggio». Le voci sui crash-test disastrosi di certe macchine cinesi non l’hanno spaventata? «No. Anche perché nel frattempo avevo conosciuto un rappresentante che usava l’Hover per lavoro e della sua auto era contento. Non dovrei aver problemi nemmeno coi ricambi: all’Eurasia Motor Company dicono che penseranno a tutto loro». Qualche difetto? «Le rifiniture non sono certo quelle della Mercedes. E’ molto spartana e le mancano tante raffinatezze elettroniche. Ad esempio gli specchietti laterali devi muoverli a mano. Tutti dettagli che, considerando il prezzo, si possono perdonare».
Scricchiolii «Ci vorrà molto tempo prima che i cinesi riescano a eliminare dalle loro auto rumori di ferraglia e scricchiolii, e a fare progressi nel confort, nell’accelerazione, nella scorrevolezza della guida» (un anonimo al ”Financial Times”).
Cozze, pannolini e fuoristrada Nel maggio 2007 la Katai ebbe l’idea di vendere il pick-up Troy e il suv Victory al supermercato ”Il Leone” di Lonato, catena Iper. «Fa un po’ specie, sfogliando il giornalino promozionale dell’ipermercato, scoprire, fra uno sconto del 50% su cozze fresche e pannolini e un ferro da stiro a prezzi da saldo, che si possono risparmiare, fino al 27 maggio, 1.740 euro sul listino già stracciato dei fuoristrada italo-cinesi» (Luca Angelini sul Corriere della Sera del 18 maggio 2007). Per convincere i dubbiosi che strabuzzavano gli occhi davanti ai prezzi da utilitaria (13.990 euro per il pick-up, chiavi in mano; duemila in più per il suv), i boss di Katay e FinIper avevano allestito, dietro il parcheggio del centro commerciale, uno spiazzo sterrato con buche, argini, cunette e banchi di sabbia: chi voleva parcheggiare il carrello della spesa per farsi un test drive era il benvenuto. Il giorno dell’inaugurazione furono venduti 17 fuoristrada. «Un successo quasi imbarazzante. Un quarto d’ora dopo che si è alzata la serranda, avevamo già venduto il primo Troy, a un cinquantenne veronese» (Luca Falasco, amministratore delegato di DrMotor, l’azienda molisana che distribuisce i veicoli Katay). Il centinaio di vetture disponibili furono bruciate in una dozzina di giorni.
troy
Brilliance Fattori&Montani distribuirà in Italia, dalla seconda metà del 2009, la gamma cinese Brilliance. Prima vettura in vendita sarà la media BS4 disegnata da Pininfarina: motori Mitsubishi 1.6, 1.8 e 1.8 turbo e prezzo inferiore ai 16 mila euro. Seguirà la BS6 firmata Giugiaro: quasi 5 metri di lunghezza e motori Mitsubishi.
Byd Il gruppo Koelliker ha annunciato che importerà nel nostro paese i modelli della Byd. A partire da quest’anno arriverà progressivamente l’intera gamma che ha come nucleo storico la media 4 porte F3, in vendita in Cina dal 2005.
Test Il Financial Time ha testato una Byd E6: «E’ efficiente, ma la sua maneggevolezza e la qualità delle finiture sono indietro rispetto alla maggior parte dei modelli stranieri. Le auto cinesi troveranno parecchie difficoltà a farsi accettare in America e Europa, specie dopo il recente scandalo del latte».
Potenzialità Quante auto cinesi si potrebbero vendere in Italia?
 «Le potenzialità sono infinite. Sono talmente care le auto in generale che quando si riesce a venderle al 20-30% in meno, è possibile collocarne davvero tante. Molti abbandonano l’auto perché non se la possono più permettere» (l’imprenditore milanese Luigi Koelliker, che porterà in Italia le Brilliance, a Pierluigi Bonora del Giornale).
byd
Trattore fai-da-te Nel 2006 è stato prodotto in Cina il primo trattore fai-da-te. L’acquirente deve assemblarlo da solo. Costa 4.500 euro e in Europa lo vende Jeff Howard, commerciante di Preston, in Gran Bretagna. Chi lo acquista si vede recapitare uno scatolone con 1.200 chili di componenti in metallo, plastica, fibra di vetro, gomma e un libretto di istruzioni da 268 pagine. Dice Howard che per montare il trattore un meccanico ci mette al massimo un giorno, mentre «a una persona con un minimo di conoscenze basta un week end».
Cloni 1 Tra le accuse alle auto cinesi, quella di essere copie quasi identiche delle vetture occidentali: «Un esempio: la Byd, che se n’è uscita con la F8, anteriormente simile alla Mercedes Clk e posteriormente alla Ford Focus CC. Così come la Great Wall che shockò il mondo con il clone della Fiat Panda 44» (allaguida.it).
Cloni 2 La Fiat ha accusato Great Wall Motors di aver copiato la Panda per la sua Peri (chiamata Jing Ling in Cina). Sei mesi fa, la Corte d’appello di Torino gli ha dato ragione e ha vietato al produttore cinese di importare la Peri in Europa. Motivo: «Non è una macchina diversa dalla Fiat Panda se non nella parte frontale». Sanzione: 15 mila euro di multa per ogni esemplare con targa europea. Il 29 dicembre, però, i giudici cinesi, rilevando tra le due macchine «significative differenze», hanno rifiutato la tesi dei colleghi italiani e dato il via libera alla vendita della Peri sul mercato nazionale (a Fiat è stato anche imposto di pagare le spese processuali).
Great Wall Great Wall Motor Company Limited (in cinese: 长城汽车, in italiano Società limitata motori Muraglia Cinese), è la più grande produttrice privata di automobili in Cina. Fondata nel 1976 in forma di cooperativa statale con il nome di ”Great Wall Industry Company”, all’epoca si dedicava prevalentemente alla modifica e all’allestimento di autoveicoli. Il boom arrivò nel 1998, quando fu ristrutturata e rilevata dall’industriale Wey Jian Jun. Nel 2003 è stata la prima causa automobilistica cinese quotata nella borsa di Hong Kong. Oggi supera i 22.000 dipendenti e produce 400.000 veicoli all’anno (il gruppo ha inserito nel mercato cinese i suv, diventandone leader nelle vendite nel giro di un paio di anni). Da 3 anni è il più grande contribuente della città di Baodind, il cui governo detiene il 30% del capitale sociale (mr. Jian Jun detiene il 40%). Il suo Centro tecnico di ricerca e sviluppo, che copre una superficie di 30.000 metri quadri (per un investimento totale di oltre 30 milioni di dollari) dispone di oltre 500 tecnici fra cui 150 ingegneri, strutture di design e testing tecnologicamente avanzate quali una software house, un centro stile, prototipi, emissioni, simulazioni ambientali, performance strutturali e di componenti, un circuito prova, ecc. Nel 2007 il fatturato è stato di 7,579 miliardi di renminbi (876 milioni euro): +54% rispetto al 2006. Le vendite complessive sono ammontate a poco meno di 110.000 unità. Sul totale delle unità vendute, il 43% è stato generato dalle esportazioni, cresciute di oltre il 65% rispetto al 2006.
Tiro alla fune Great Wall organizza ogni anno le Olimpiadi dei dipendenti. Nel 2008 (nona edizione) hanno partecipato 1.800 atleti. Tra le 48 discipline: basket, calcio, ping pong, badminton, nuoto, atletica, tiro alla fune.
Mr. Wang Wang Chuanfu, 42 anni, fondò Byd (”Build Your Dreams”, ”Costruite i vostri sogni”) nel 1995, quando il governo cinese si stava aprendo all’economia mondiale. All’epoca Wang non possedeva nulla. Si fece prestare dei soldi da un parente e cominciò a produrre batterie al nickel. Oggi Byd è leader mondiale nel campo delle batterie ricaricabili per telefonia. La prima auto fu prodotta nel 2005: a settembre 2008, Byd ha venduto più vetture di qualsiasi casa automobilistica cinese. La produzione di veicoli e motori avviene principalmente a Xi’an, Shenzhen e Beijing, per un potenziale di 300.000 unità all’anno. Oltre alla Cina vengono serviti il resto dell’Asia, il Medio Oriente, la Russia.
Sogni «Avevo un sogno, ma non così grande» (Wang Chuanfu).
Popolazione Secondo Wang, la Cina è avvantaggiata dalla vastità del suo mercato e dalla qualità della popolazione: «Ogni anno le Università sfornano cinque milioni di laureati, più dell’intera popolazione di alcuni paesi europei». Oltretutto «i cinesi lavorano di più - e per salari inferiori - rispetto ai rivali occidentali e giapponesi». Byd dà lavoro a 10 mila ingegneri, metà dei quali sono impegnati sulle auto. Mr. Wang dice che gli ingegneri nel giro di dieci anni diventeranno 30 mila. I rivali occidentali e giapponesi - secondo lui - non possono raggiungere cifre simili: «I costi sono troppo alti». Byd recluta la maggior parte dei manager direttamente dall’università, li prepara al lavoro e alloggia i neo-laureati in un grande edificio adiacente alla fabbrica.
Stipendi Stipendio medio di un operaio cinese: 150 euro al mese.
Mercedes Wang possiede tre Mercedes e una Lexus: «Mi piace smontarle per capire come funzionano».