Gabriele Beccaria intervista Piergiorgio Odifreddi, La stampa 21/1/2009, 21 gennaio 2009
DARWIN, IL NOSTRO EROE
Lui si definì «il cappellano del diavolo» e sta per tornare. Ancora pochi giorni e scoccherà l’anniversario del 12 febbraio 1809, il giorno - 200 anni fa - della sua nascita. Charles Darwin riempirà il 2009 con la sua ingombrante presenza.
Prepariamoci: l’icona barbuta, paterna eppure minacciosa, spunterà da libri e siti Internet e comparirà in mostre e convegni. Alimenterà polemiche e processi, perché oggi come 150 anni fa - quando uscì «L’Origine delle Specie» - l’evoluzionismo continua a essere scandaloso e blasfemo. E per molti è così sconvolgente la nostra parentela biologica che vale sempre l’esclamazione della moglie dell’arcivescovo di Worcester: «L’uomo discende dalla scimmia? Mio Dio! Speriamo che non sia vero... o per lo meno, che non si sappia in giro».
Intanto, come accade ai classici, Darwin è iper-citato soprattutto da chi non l’ha letto e si tiene alla larga dal labirinto di opere impegnative nei titoli e nei contenuti: non soltanto «L’Origine delle Specie», ma anche «L’Origine dell’Uomo e la Selezione Sessuale» o «L’Espressione delle Emozioni negli Animali e nell’Uomo» più i famosi «Taccuini» e l’«Autobiografia» e i non meno significativi (per quanto indigesti) studi su piccioni e cirripedi. E’ un peccato: lui era anche un grande scrittore e tra chi prova a farlo scoprire c’è il matematico Piergiorgio Odifreddi. Le sue letture pubbliche, cominciate al Festival di Sarzana del 2008, continuano e hanno prodotto un libro - «In principio era Darwin. La vita, il pensiero, il dibattito sull’evoluzionismo» - in uscita proprio il 12 febbraio.
Professore, chi legge Darwin passa da una sorpresa all’altra e lei rincara la dose: sostiene che «divenne il Galileo, invece che il Newton, della biologia». E’ un complimento o una critica?
«Galileo era un fisico sperimentale, mentre Newton aveva un bagaglio tecnico da grande matematico: lui nacque nel Lincolnshire nel 1642, l’anno della morte dell’altro ad Arcetri, in una specie di passaggio di testimone delle anime. Disponeva dell’analisi infinitesimale, che gli ha permesso di verificare i dati dello stesso Galileo e quelli delle 3 leggi di Keplero e di scrivere i ”Principia”, che al contrario del ”Dialogo sopra i due Massimi Sistemi” sono incomprensibili per chi non conosce i numeri. Darwin è stato un Galileo nel senso che ha fatto il lavoro sul campo - dai lombrichi agli uccelli - ma non possedeva la forma mentale per dargli una formulazione matematica: le prime leggi della selezione naturale saranno stabilite solo nel 1908 dal matematico Godfrey Hardy e dal medico Wilhelm Weinberg e determinano le condizioni che mantengono o cambiano le frequenze relative dei geni nelle popolazioni. Non c’è una sola equazione in Darwin, ma non voglio certo denigrarlo! Pratica e teoria sono ugualmente importanti nella scienza».
Seconda provocazione: lei scrive che l’evoluzionismo ideato per risolvere il «mistero dei misteri» della biologia «è basato su un meccanismo che combina casualità e determinismo, come avverrà con la meccanica quantistica». Che cosa significa?
«Si dice che la meccanica quantistica non è deterministica: in realtà l’equazione di Schroedinger lo è. L’evoluzione del sistema, fino al momento in cui non interferisce con l’osservatore, è proprio di tipo deterministico. Ci sono, quindi, due momenti: quello della trasformazione del sistema stesso e quello delle misurazioni, in cui si passa alla fase probabilistica. E attenzione: a evolversi deterministicamente è sempre la probabilità! Nel caso del darwinismo avviene lo stesso: se le mutazioni sono l’aspetto casuale, gli organismi sono determinati da leggi che li fanno trasformare in una direzione o in un’altra».
La terza provocazione è nelle parole dello stesso Darwin: nell’«Origine dell’Uomo» anche l’amore e la religione diventano nudi e crudi eventi naturali. Perfino un razionalista come lei ha ammesso l’effetto «scandaloso» di questa logica cristallina.
«Non c’è dubbio che certi brani facciano accapponare la pelle, ancora oggi, in chi ”crede”: Darwin dimostra che esiste una gradualità dagli animali all’uomo che non si rompe mai, anche in ciò che si considera squisitamente ”nostro”, come la fede. E se siamo scimmie, solo modificate, si spalancano molti problemi teologici: per esempio l’incarnazione di Dio. In realtà, il dilemma è sempre stato aperto, anche prima di Darwin. Già nel XV secolo, per esempio, Nicola Cusano teorizzava che l’evoluzione non è finita e che siamo a metà tra i bruti e gli angeli: Dio avrebbe fatto una scelta intermedia per ragioni di equilibrio».
Perché 200 anni dopo ci si deve costringere a leggere Darwin?
«”L’Origine delle Specie” si deve leggere, con i ”Dialoghi” di Galileo, perché ha cambiato la storia del pensiero. Ma anche perché l’uno e l’altro sono capolavori: di divulgazione scientifica e di scrittura letteraria».