Glauco Magi, La Stampa 20/01/2009, 20 gennaio 2009
WALL STREET IN AGONIA – ERANO LE BANCHE PIU’ FORTI DEL MONDO, ORA CADONO COME BIRILLI - NON
c’è NESSUNA STRATEGIA, solo tamponamento falle – SPEZZATINI E FUSIONI PER SOPRAVVIVERE - IL TARP (Ex PAULSON) ERA UN’INTUIZIONE GIUSTa…
Glauco Maggi per "La Stampa"
Può un’agonia protrarsi per anni? Quella del sistema bancario americano è iniziata nel 2007, siamo nel 2009 ed ancora non si vede il punto e a capo. La crisi che ha sconquassato il sistema finanziario globale dovrà trovare pace dove è nata, negli Stati Uniti: su questo non si discute, anche se l’individuazione della scintilla è materia di dibattito (Fed? Mutui subprime? Deregulation?).
La ricerca delle responsabilità non dovrebbe frenare la cura: le banche sono l’epicentro del terremoto, e il sistema non si risolleverà se non tornano all’equilibrio gestionale e al profitto. La prima intuizione operativa del governo, il Tarp, era quella giusta: il troubled assets relief programm, (programma di sollievo dei beni problematici), da compiersi acquistando e togliendo dal mercato i bond tossici legati a prestiti in difficoltà. Non fu seguita perchè si preferì dare i soldi alle banche, di fatto mettendo la testa sotto la sabbia.
Finora non c’è stata strategia, ma solo il tamponamento delle falle. Il governo ha cominciato con il salvare Bear Stearns, "incoraggiando" JP Morgan Chase ad assorbirla: una banca commerciale che se ne inglobava una di investimento, quando ancora c’era distinzione di regolamenti e tutele tra le banche con sportelli e le banche d’affari, specializzate in fusioni, acquisizioni, trading, innovazioni, cioè nell’esplorazione dei rischi più redditizi protetti dai modelli matematici computerizzati.
Peccato che poi hanno mostrato totale inaffidabilità e travolto tutti, a cominciare dalle boutique: Lehman Brothers fallita, Merrill Lynch "comprata" da Bank of America, Goldman Sachs e Morgan Stanley trasformate dal governo in banche commerciali, così da poter rientrare nella famiglia delle istituzioni da salvare e insieme da controllare più da vicino.
ancora presto per vedere un trend nel risiko degli accorpamenti che ha ridisegnato l’intera mappa bancaria americana. Finora tutte le operazioni sono state all’impronta dell’emergenza, qua e là mascherata da strategie aziendali. L’unica molla vera è stata quella delle autorità, terrorizzate dal crollo di uno dei grandi marchi del capitalismo finanziario Usa.
Si è visto con i due mostri dei mutui popolari Fannie Mae e Freddy Mac, e con Aig, l’assicurazione globale troppo grande per fallire, nazionalizzate e messe sotto la tutela dello zio Sam. E con Wells Fargo che si annette Wachovia o JP Morgan che assorbe WaMu.
Le ultime cifre sui buchi di Bank of America (Bofa) e di Citigroup sono il testimone di passaggio dalla gestione della crisi del vecchio Tesoro di Henry Paulson e Bush alla nuova del Tesoro di Obama e Geithner. La Bofa si è ritrovata a digerire 15,3 miliardi di dollari di perdite nei bilanci della Merrill Lynch, di recente acquistata su "consiglio" del governo. Così ha ribussato al Tesoro per una seconda tranche da 20 miliardi dopo i 25 avuti con il primo giro di finanziamenti a tutte le banche.
Wall Street
All’opposto Citigroup, che era il simbolo della superbanca tuttofare dai mutui allegri alle carte di credito, dai conti correnti ai prestiti nel Terzo Mondo, si deve dividere in due società dopo aver venduto la sua boutique del brokeraggio Smith Barney a Morgan Stanley, e intanto registra il quinto bilancio in rosso di fila (quasi 9 miliardi nel quarto trimestre 2008, 18,7 nell’intero anno): oggi paga più i dipendenti di quanto non valga in Borsa. Citi si fa spezzatino, le altre diventano più grandi. Tutte per necessità di vita o morte: non è strategia.