Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  gennaio 17 Sabato calendario

COLPIRE UN UCCELLO IN VOLO E’ COME SBATTERE SU UN MACIGNO


Patrick Smith, comandante di aerei che vive vicino Boston, ha scritto il libro "Chiedi al pilota" e curato per anni una rubrica su Internazionale in cui risponde alle curiosità sui retroscena del volo.
Non c´è niente da fare contro uno stormo di oche?
«I "birdstrike" - come si chiamano gli scontri fra aerei e uccelli - sono abbastanza frequenti e di rado creano problemi. Gli aerei sono costruiti per reggere a questi impatti e ho visto qualche video con i test che vengono fatti prima del collaudo. Una sorta di cannone spara carcasse di volatili di ogni tipo contro i finestrini, le prese d´aria e così via per verificarne la resistenza. Occasionalmente però, quando vengono coinvolti i motori, dei problemi seri possono esserci».
Gli aeroporti hanno escogitato varie tecniche per liberarsi dagli stormi.
«Registrazioni di suoni spaventosi per gli uccelli, cani, perfino spaventapasseri. Ma funzionano fino a un certo punto e i "birdstrike" possono capitare sempre, anche a 3 o 4 mila metri d´altezza, di giorno come di notte».
Non c´è modo di proteggere i motori?
«I turboreattori di oggi sono robusti e resistenti, ma non sono contenti se devono ingoiare oggetti estranei, specialmente quando si infilano tra le palette che ruotano a velocità molto alte, fino a diverse migliaia di giri al minuto. Piegare o spezzare una di queste palette perturba il flusso dell´aria e il danno può limitarsi a un semplice gorgoglio del motore, ma può arrivare a uno stallo violento o alla perdita completa di potenza. Colpire un´anatra canadese mentre si vola a 500 chilometri all´ora è come andare a sbattere contro un oggetto di 23mila chili».
Siete addestrati anche per gli ammaraggi?
«Sono descritti nei manuali, ma non ci sono prove di addestramento specifiche perché si tratta di un evento estremamente improbabile. Il segreto è poggiarsi sull´acqua lentamente e con morbidezza, evitando le onde. Non solo il comandante in questo caso ha agito bene, ma anche il suo co-pilota e tutto l´equipaggio».