Luigi Dell’Aglio,Avvenire 16/1/2009, 16 gennaio 2009
CON LE VERZE GLI "SCARTI" SONO PORTATI IN TRIONFO
Tra pochi giorni, esattamente il 17 gennaio, si festeggia sant’Antonio, che viene spesso ritratto accanto ad un maiale. La tradizione deriva dal fatto che l’ordine degli antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali nei centri abitati, poiché il loro grasso era usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant’Antonio. Ora, la festa del santo nella tradizione popolare coincide in molti luoghi d’Italia con l’uccisione del maiale, che un tempo era una risorsa necessaria per le famiglie contadine; il detto «del maiale non si butta via nulla» sta alla base di una straordinaria creatività dell’arte norcina, che risale, nel nome, al paese di san Benedetto. Ma spesso della carne di maiale si conosce poco, e sbrigativamente la si considera ’più grassa’ rispetto alla carne bovina e alla carne proveniente dagli animali di corte. Cosa c’è di vero? Se la carne di maiale venisse sdoganata, allora direi evviva la cassoeula, il piatto lombardo per antonomasia. Per fare una cassoeula occorrono puntine, cotenne, piedini e orecchie di maiale; piccoli salamini, verze ben chiuse e compatte, carote, gambe di sedano verde, cipolle, aglio. I piedini si cuociono per circa novanta minuti, quindi si sbollentano cotenne e orecchie per mezz’ora.
Alle cipolle appassite nell’olio si aggiungono le puntine, si fanno rosolare, si bagnano con il vino bianco, si aggiungono i salamini e si fanno cuocere per venti minuti. Nel frattempo si tagliano cotenne, orecchie e piedini a listarelle. Poi si fanno appassire carote, sedano e cipolla, si aggiunge vino bianco secco, si fa evaporare e si aggiungono le verze.
Togliere poi metà delle verze e sopra l’altra metà aggiungere tutte le parti del maiale, con po’ di concentrato di pomodoro diluito in brodo di pollo. Continuare la cottura per circa trentacinque minuti. Dopo di che aggiungere le verze rimaste e cuocere per altri trenta minuti.
Sgrassare e togliere l’aglio e le ossa dei piedini prima di servire. E alla fine si abbini un corposo vino frizzante: in primis la Bonarda dell’Oltrepò pavese, ma è ottimo anche il Gutturnio dei colli piacentini.
La carne di maiale è un tipo di carne che nel passato ha subito tante maldicenze: è troppo grassa; è difficile da digerire; fa ingrassare. Invece apporta, al pari degli altri tipi di carni, ottime proteine; quando però viene associata a verdure e legumi viene sfruttata più per la quota di grassi buoni che ha che non per la componente proteica. Il grasso della carne suina, infatti, contiene soprattutto lipidi di tipo polinsaturo, quelli che aiutano la circolazione sanguigna perché fluidificano il sangue e abbassano la quota di colesterolo cattivo. Ma allora perché aveva questa cattiva nomea? Perché non si è tenuto conto delle tecniche di cucina – fritti e simili ”, che possono danneggiare un piatto da un punto di vista nutrizionale. Il nostro Massobrio questa volta parla della tanta rinomata cassoeula lombarda, il piatto forse più tipico della terra meneghina. Cotenne, orecchie, piedini e codini di maiale e poi costine e quindi verdure, soprattutto la verza. Le calorie volano, i grassi anche e, siccome non esiste un cibo che da solo faccia bene o male, è necessario un equilibrio assoluto, che ci permette di mangiare ogni tanto un piatto come questo molto calorico e grasso. Bisogna però recuperare subito dopo con un piatto poco grasso, come le sole verdure, cotte o crude. Questo è il segreto più semplice, che vale per compensare questo piatto o altri piatti ugualmente ricchi e calorici.
La negatività di questa ricetta storica sta nel fatto che nasce abbastanza grassa, ma ha centinaia di versioni che in alcuni casi (pochi!) la alleggeriscono e in altri (la maggioranza!) la appesantiscono ulteriormente. E non ne aveva bisogno. La cassoeula è purtroppo ipercalorica, ma l’accoppiamento con la polenta (anche il giorno dopo) ne fa mangiare di meno e quindi diminuisce sensibilmente le calorie e i grassi saturi. Ecco quindi un
escamotage: mangiarla solo ogni tanto, magari accompagnandola con buon vino la cui scelta lascio al nostro esperto eno-gastronomo.