Leonardo Maisano, Il sole 24 ore 16/1/2009, 16 gennaio 2009
TORNA LO "SHORT" LA CITY E’ IN FESTA
I sussuri della City suggeriscono che lo scivolone del Ftse di mercoledì accompagnato dal nuovo crollo di molte banche sia da collegare anche al 16 gennaio 2009. A oggi, quindi, giorno in cui Financial service authority (Fsa) toglie il divieto alle vendite allo scoperto sui titoli finanziari imposto a metà settembre quando Hbos fu travolta finendo al di sotto del prezzo di collocamento. Una caduta libera, non la prima nel 2008 per Hbos, determinata dallo short selling che contribuì a segnare il destino di una gloria di Scozia.
Lunedì, giorno in cui le ripristinate vendite allo scoperto riprenderanno a pieno regime dopo il test di oggi, coinciderà con la scomparsa dal listino di Hbos e con il debutto di Lloyds Group che ingloba oggi quel che resta di Halifax-Bank of Scotland. Il killer torna in scena mentre seppelliscono l’ultima vittima? Forse, volendo banalizzare con un’immagine forte e affatto condivisa. Il dibattito sul ruolo degli hedge funds e più in generale sulle vendite allo scoperto in Inghilterra non si è mai placato e ancora oggi spacca la platea fra innocentisti e colpevolisti. Un dibattito che per associazione logica s’è esteso a quello più vasto sul ruolo dei regolatori in un mercato che sulla deregulation s’è sviluppato ed è fiorito.
La decisione della Fsa di autorizzare nuovamente le vendite allo scoperto, caso unico fra le maggiori piazze, ha indotto molti a invocare altri regolatori e altre regole. «Si capisce perché fu imposto il divieto sulle vendite allo scoperto, ma non per questo si deve mantenere a tempo indeterminato», commenta Barbara Ridpath Chief executive del Centre for financial regulation, un think tank nato due giorni fa a Londra dall’incontro fra il Tesoro e 19 istituzioni finanziarie con lo scopo di promuovere l’approccio britannico ai mercati.
«Non c’è consenso - prosegue - sulla prova empirica che lo short selling abbia responsabilità ultime. La trasparenza è invece essenziale e non è un caso che la Fsa abbia imposto regole di comunicazione più stringenti di prima. Lo shadow banking non è più accettabile, nemmeno per gli hedge funds che continueranno ad esistere, ma dovranno essere regolati e quindi saranno meno e con meno leverage».
Altre regole, dunque, ma anche anche altri regolatori? Sir Andrew Large ex vice-governatore della Banca d’Inghilterra ed ex presidente dell’authority che ha preceduto l’Fsa (Sib) è stato il più esplicito di tutti. «Se non si agisce ora fra cinque anni tutto quanto sta accadendo sarà dimenticato». E ci si potrebbe ritrovare nella stessa situazione quando «le banche vogliono utili, i banchieri vogliono i bonus, i consumatori vogliono spendere e i politici li vogliono accontentare sostenendo la crescita anche se poggiata sul debito». La sua soluzione è il mantenimento delle prerogative della Fsa, ma molti più poteri alla Banca d’Inghilterra. Anzi più poteri alle banche centrali «perché - ha detto nei giorni scorsi - l’esperienza suggerisce che sono ben considerate dalla gente e sanno resistere sia alle pressioni politiche sia a quelle dei banchieri».
Parole che allargano il dibattito oltre la Gran Bretagna e lo allineano a quelle pronunciate dal presidente della Fed Ben Bernanke alla London school of economics quando ha insistito per «nuove norme più forti di quelle attuali» e coordinate a livello internazionale. Il Financial Times ha chiesto lo stesso pur ritenendo non necessarie leggi comuni per tutti. Come dire: basterebbe maggior coordinamento. «Un modello più semplice - riprende Barbara Ridpath - è comunque auspicabile. Oggi, ad esempio negli Stati Uniti, il fronte delle authority è troppo frammentato. Non mi interessa tanto sapere se spetterà alla Banca centrale o all’ente che controlla il mercato avere l’elmo del regolatore. Mi interessa che ce l’abbia uno e che lo utilizzi. Il dibattito in realtà deve essere portato non su chi dovrà regolare ma su che cosa si dovrà regolare. L’industria o gli investimenti». Un punto sul quale Daniel Hoffman, chief economist di Zurich financial service, è netto. «Vanno identificati e monitorati i rischi non devono essere controllati i comportamenti». In realtà non è nè troppo semplice nè troppo ovvio. «I regolamenti devono essere applicati - insiste - e devono esserlo con decisione per controllare però la spirale di rischio. Senza rivolgersi al sospetto sbagliato». Che, per molti qui nella City, è proprio l’hedge fund accusato - secondo una corrente di pensiero - ingiustamente.
«La Fsa autorizzando di nuovo lo short selling ma imponendo regole sulle comunicazioni per le imprese del settore finanziario (è obbligatorio annunciare quando la posizione raggiunge lo 0,25% e ogni successivo 0,1% n.d.r.) - ha commentato un banchiere che preferisce restare anonimo - ha dato la risposta giusta. Londra sarebbe stata danneggiata dal mantenimento del divieto».