Financial Times, 17 gennaio 2009, 17 gennaio 2009
General Motors teme di non riuscire a raggiungere uno degli obiettivi che il governo statunitense gli ha chiesto per potere godere del piano di salvataggio
General Motors teme di non riuscire a raggiungere uno degli obiettivi che il governo statunitense gli ha chiesto per potere godere del piano di salvataggio. La condizione a rischio è quella che riguarda il debito meno sicuro della casa di Detroit: il piano statale chiede a Gm di ridurre la sua esposizione creditizia da 27,5 a 9,2 miliardi di dollari attraverso uno scambio di bond con azioni. ”Chiaramente quello è un nostro obiettivo primario, anche se il test decisivo è riuscire a garantire la sopravvivenza finanziaria della nostra impresa” ha detto il direttore finanziario Ray Young. L’impressione è che la casa automobilistica stia aspettando la nomina dell’atteso ”car zar” da parte di Barack Obama: con la figura che curerà il futuro dell’auto a stelle e strisce, dicono i manager, si potrà trattare per modificare le richieste del governo. Per ora ”il problema – dice il ceo Rick Wagoner – è che troppe condizioni che il governo ci ha chiesto non dipendono da noi. Ad esempio dobbiamo convincere quelli che hanno i nostri bond a scambiarli con azioni. Ed è dura”. Gm ha già ridotto la stima sulle vendite 2009 a 10,5 milioni, contro i 12-13 che aveva scritto nel piano consegnato al governo un mese fa. Gm e Chrysler devono presentare i loro programmi di ristrutturazione al governo (dal quale hanno ricevuto 4 miliardi a testa) entro il 17 febbraio. Poi applicarli entro il 31 marzo.