April Dembosky, la Repubblica 17/01/2009, 17 gennaio 2009
PEANUTS: IL PIANISTA DI SCHULZ SUONAVA UN VERO BEETHOVEN
APRIL DEMBOSKY PER IL NEW YORK TIMES
In una striscia dei Peanuts della metà degli anni Cinquanta, Charlie Brown nella prima vignetta si avvicina a Schroeder che è seduto davanti a un impianto stereo per adulti, con l´orecchio incollato all´altoparlante. «Sh! Sto ascoltando la Nona di Beethoven!» gli dice Schroeder. Charlie Brown osserva l´abbigliamento dell´amico e interloquisce: «Con un cappotto indosso?». Schroeder si accosta ancor più all´altoparlante e risponde: «Il primo movimento è talmente bello da farmi venire i brividi».
Nel mondo dei Peanuts, Schroeder è il fanatico sfigato, appassionato di musica e ossessionato da Beethoven, che perde la pazienza ogni volta che Lucy lo interrompe mentre suona il pianoforte e che quando gioca come ricevitore nelle partite di baseball chiede il time-out per mettere a parte di stramberie da vero compositore il lanciatore.
Eppure, i musicologi e gli esperti hanno scoperto che c´è molto di più di una semplice battuta nella passione per la musica di Beethoven da parte di Charles Schulz. «Se non si legge la musica, se non si identificano i brani degli spartiti nelle varie strisce si perde parte del loro significato» afferma William Meredith, direttore dell´Ira F. Brilliant Center for Beethoven Studies all´università statale di San Jose, in California, che ha studiato centinaia di strisce dei Peanuts dedicate alla musica di Beethoven.
Quando Schroeder si piega sul pianoforte, e i suoi occhi diventano due fessure perché cade quasi in trance, le note che fluttuano sulla sua testa non sono semplici macchie di inchiostro disposte a caso in chiave di Sol. Schulz ha accuratamente scelto ogni singolo brano di musica che ha disegnato, trascrivendo pari pari le note dagli spartiti. Più che un´illustrazione, la musica diventa così una colonna sonora della striscia, introduce lo stato emotivo dei personaggi, induce ora l´uno ora l´altro a formulare una domanda o sottolineare un´esclamazione. «La musica è un personaggio delle sue strisce al pari degli altri, perché è la musica a dare alle strisce la giusta tonalità» ha detto Meredith.
Questo particolare collegamento è il tema centrale di una mostra intitolata "Schulz´s Beethoven: Schroeder´s Muse" (Il Beethoven di Schulz, la musa di Schroeder), allestita al Charles M. Schulz Museum and Research Center a Santa Rosa, in California, con la collaborazione del Beethoven Center. Rimarrà aperta fino al 26 gennaio al museo e riaprirà poi dal primo maggio al centro di San Jose.
Meredith ha impiegato oltre un anno a identificare le composizioni, raccogliere le registrazioni e reinterpretare le strisce: la curatrice del museo, Jane O´Cain, ha effettuato studi sul processo artistico di Schulz e sulle sue abitudini nell´ascolto della musica. Nella mostra i visitatori potranno leggere le strisce di Beethoven, poi digitare un numero sulla loro audio-guida e ascoltare la musica che suona Schroeder.
Secondo i pannelli esplicativi affissi alla mostra, la musica classica fu una priorità per Schulz al pari del disegno quando negli anni Quaranta frequentò l´istituto d´arte. Così si dice che egli ricordasse i suoi compagni di studi: «Collezionavamo tutti album di musica classica che di frequente ci scambiavamo alla sera, quando ci riunivamo per ascoltare la musica e sfidarci in vari giochi agguerriti di memoria».
copyright 2009 New York Times News Service
Traduzione di Anna Bissanti