Salvo Palazzolo, la Repubblica 15/1/2009, pagina 11., 15 gennaio 2009
La recessione colpisce anche la mafia. Appena quindici mesi fa il padrino più importante di Cosa nostra, Salvatore Lo Piccolo, si aumentava lo stipendio del 100 per cento grazie agli introiti del pizzo, portandolo a 40 mila euro al mese
La recessione colpisce anche la mafia. Appena quindici mesi fa il padrino più importante di Cosa nostra, Salvatore Lo Piccolo, si aumentava lo stipendio del 100 per cento grazie agli introiti del pizzo, portandolo a 40 mila euro al mese. I suoi ragazzi ne guadagnavano da 3.000 a 5.000. Chi è venuto dopo, ha tagliato tutte le buste paga: solo 500 euro per un picciotto della famiglia di Porta Nuova, una delle più influenti della città. Per i dirigenti, 1.500. E nulla «per chi ha qualche bottega intestata a prestanome». Questi erano i principi del nuovo esercizio finanziario 2008 fissati da Gaetano Lo Presti, il capo del mandamento arrestato dai carabinieri a dicembre, assieme ad altri 90 boss. Lo Presti era stato costretto a tagliare anche gli assegni di mantenimento per le famiglie dei carcerati: sono ridotti a 1.000, al massimo 1.500 euro. Resiste solo la casta dei vecchi padrini in cella: per esempio Gerlando Alberti, "u paccarè", con una pensione da 5.000 euro al mese.