Financial Times, 16 genaio 2009, 16 gennaio 2009
L’Irlanda ha iniziato il 2009 con un triplo choc: prima il commissariamento di Waterford Wedgewood, la gloriosa casa di ceramiche; pochi giorni dopo Dell ha annunciato la delocalizzazione dello stabilimento di Limerick in Polonia; poi il governo è dovuto intervenire per salvare Anglo Irish Bank, la terza banca irlandese
L’Irlanda ha iniziato il 2009 con un triplo choc: prima il commissariamento di Waterford Wedgewood, la gloriosa casa di ceramiche; pochi giorni dopo Dell ha annunciato la delocalizzazione dello stabilimento di Limerick in Polonia; poi il governo è dovuto intervenire per salvare Anglo Irish Bank, la terza banca irlandese. La ”tigre Celtica” la cui crescita economica surclassava ogni altra nazione europea negli ultimi quindici anni ora sta implodendo. ”Che differenza c’è tra Irlanda e Islanda? – recita una battuta ultimamente molto in voga tra gli irlandesi – Una lettera e sei mesi”. Fino alla fine degli ani Ottanta l’Irlanda era uno dei paesi più poveri d’Europa. Poi Dublino ha avviato una politica di fisco leggero che, assieme agli aiuti comunitari, ha consentito all’Irlanda di diventare il punto di riferimento in Europa per gli investimenti in arrivo dagli Usa. Nel 2007 solo il Lussemburgo aveva un reddito pro-capite superiore a quello irlandese. A un certo punto si diceva che un nuovo lavoro su cinque, di quelli che spuntavano in Europa, era in Irlanda. Ma negli ultimi anni la crescita irlandese si è concentrata sul mercato immobiliare, creando un bolla pericolosa, che alla fine è scoppiata. Il governo è alle prese con una crisi gravissima: il Pil dovrebbe retrocedere del 4,5% quest’anno, la disoccupazione salirà al 10%. Le agenzie di rating hanno tagliato drasticamente il giudizio sull’Irlanda, che adesso, dopo la Grecia, è considerato il peggior paese europeo dove investire. Il deficit 2009 potrebbe raggiungere il 9,5% del Pil, la quota di debito pubblico sul Pil schizzerà dal 25% del 2007 all’80% quest’anno. La presidente Mary McAleese spiega così la crisi che sta travolgendo la sua nazione: ”Siamo stati consumati dal consumismo. A un certo punto abbiamo iniziato a pensare che non saremmo stati contenti se la ricompensa del nostro lavoro fosse arrivata troppo tardi. Volevamo tutto e subito. Abbiamo pagato un prezzo molto pesante per tutto questo”.