Wall Street Journal, 16 gennaio 2009, 16 gennaio 2009
Barack Obama sa che, la settimana prossima, quando lui e il suo staff si metteranno al lavoro per rilanciare l’economia, staranno solo affrontando la parte facile
Barack Obama sa che, la settimana prossima, quando lui e il suo staff si metteranno al lavoro per rilanciare l’economia, staranno solo affrontando la parte facile. Convincere il Congresso a spendere miliardi di dollari per stimolare l’economia in questo momento è, politicamente parlando, abbastanza semplice. La cosa difficile sarà creare quello che nella squadra del presidente eletto chiamano ”the Grand Bargain”, la grande intesa: convincere tutti gli americani a collaborare e fare sacrifici non solo per rimettere a posto un bilancio statale che sarà messo a dura prova, ma anche per affrontare gli spaventosi costi che gli Usa, nel lungo periodo, dovranno sostenere per mantenere i programmi di welfare, sanità compresa. Con i diversi piani di stimolo dell’economia gli Usa dovranno tirare fuori più di 1.000 miliardi di dollari solo per rialzarsi. Per rientrare il governo dovrà tagliare da qualche parte. Le sue voci di spesa più importanti sono difesa, interessi sul debito pubblico e, appunto, welfare. Assieme costano agli Usa il 18% del Pil, e lasciati come sono peseranno l’80% della ricchezza prodotta nel 2080, anno in cui il solo deficit annuale sarebbe al 20% del Pil. Obama dovrà allora convincere i pensionati a pagare di più l’assicurazione sanitaria, i liberal ad accettare tagli ai loro programmi sociali preferiti, i conservatori a accollarsi una carbon tax. Washington potrebbe, ancora una volta, rinunciare ad affrontare queste questioni. Ma l’era di Obama inizia in un contesto di solidarietà nazionale che, per la prima volta da anni, consente di aprire il dibattito.