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 2009  gennaio 16 Venerdì calendario

IL CASO JOBS SI ABBATTE SUL CONSIGLIO DELLA DISNEY


Il "problema Steve Jobs" contagia anche Disney. Il co-fondatore e amministratore delegato di Apple, che in 11 anni ha trasformato un’azienda sull’orlo del collasso in uno dei campioni di Wall Street e del mondo hi-tech, ha annunciato mercoledì scorso di aver preso 6 mesi di congedo per motivi medici dalla casa di Mac, iPod e iPhone. Ma i suoi legami con il colosso dell’intrattenimento Walt Disney stanno cominciando a creare problemi anche a quest’ultima.
Steve Jobs è dal 2006 il più grande, singolo azionista della Disney. Merito della vendita a Disney di Pixar, la società che ha prodotto una dozzina di blockbuster del cinema, come «Toy Story»,«Alla ricerca di Nemo» e «Wall-E». A partire dal 1995 la società non quotata e a maggioranza di Jobs ha aiutato Disney a risollevare le sorti di una delle sue divisioni di maggior crisi, vale a dire quella dei lungometraggi animati. Ma sulla storia gravava il difficile rapporto tra Jobs e l’allora amministratore delegato, altrettanto caparbio e carismatico: Michael Eisner. Osteggiato anche dall’ultimo erede di Walt Disney, il nipote Roy, il litigioso Eisner non è mai riuscito ad adattarsi alla scomoda presenza di jobs, che voleva far partire una strategia aggressiva per portare la Disney nel mondo della distribuzione in formato digitale dei suoi film, cartoni animati e telefilm. Lo scontro di personalità ha portato alla fine del 2005 all’uscita di scena di Eisner e alla promozione a Ceo del presidente Bob Iger. Classe 1951, undici anni più giovane di Eisner, Iger è stato pronto ad accettare la "proposta indecente" di jobs, comprando la Pixar per 8, 6 miliardi di dollari, 2,81 dei quali sono finiti sotto forma di azioni nelle tasche di jobs, pari al 7,46% delle azioni di Disney.
Membro del consiglio d’ammistrazione, Jobs è stato fin dal principio un direttore molto particolare per l’azienda, spingendola, grazie alla sua fitta rete di rapporti personali sia nel mondo della tecnologia che di Hollywood e della musica, a cambiare radicalmente strategia. Disney è stata la prima a sposare la filosofia del negozio di musica e film in formato digitale iTunes store (sempre di Apple). La mossa, che le altre major hollywoodiane hanno seguito solo successivamente, ha aperto la via al più corposo tentativo dell’azienda di Burbank di dominare le incerte sorti della sua attività cine-televisiva, sbocciata dalla pirateria in rete e dalla copia selvaggia.
Adesso, la musica cambia. L’uomo che Bob Iger sente tutte le settimane per studiare di comune intesa la strategia della Disney, non risponderà più al telefono per almeno sei mesi. Jobs, dopo aver annunciato che non avrebbe presenziato l’annuale fiera del Macworld lo scorso 6 gennaio per via di una disfunzione ormonale, mercoledì ha scritto a dipendenti e giornalisti per annunciare «sei mesi di congedo per motivi medici», legato allo stato di salute peggiore del previsto. Subito, sono partite di nuovo le voci di una recidiva del tumore al pancreas di cui si era operato nel 2004 e che pareva definitivamente curato. Oppure, di una grave disfunzione ormonale indotta dal tumore e dell’asportazione di parte o tutto il pancreas.
Apple, chenonhamai pubblicamente voluto rispondere alle domande sulla salute di Jobs, adesso si trova costretta a fornire generiche rassicurazioni che hann penalízzato il titolo sia nell’after ,market di mercoledì (l’annuncio è stato fatto a mercati chiusi) che le quotazioni di ieri. Il titolo segnato fino a 5%. Ma anche Disney è coinvolta, tanto da perdere fino al 4% nella stessa sessione.
Burbank si trincera dietro a uni «no comment» per chi chiede quali ripercussioni possa avere il momentaneo o permanente allontanamento del suo consigliere di amministrazione piu importante sia per peso azionario che per capacità strategiche. Forse ne parlerà Iger il 3 febbraio, al momento della presentazione dei risultati finanziari.
Per adesso, tutto è ancora sospeso. Nel momento in cui Disney si trova a scommettere sul mondo digitale online insieme al Dvd Blu-ray, della concorrente Sony, i giochi non sono ancora fatti. Steve jobs avrebbe potuto guidare anche questo tratto della trasfomazione, individuandone le opportunità. Senza di lui, non è chiaro se Bob Iger da solo sarà in grado di fare altrettanto.