Michele Serra, la Repubblica 16/01/2009, 16 gennaio 2009
MICHELE SERRA PER LA REPUBBLICA DI VENERDì 16 GENNAIO
Diversi quotidiani (fortunatamente non questo) hanno considerato degna di rilievo la notizia che una concorrente del Grande Fratello ha due enormi tette. Il rilievo effettivamente c´è: il seno, che campeggia nei fotocolor, emerge dalla pagina con evidenza quasi tridimensionale. Ciò che davvero colpisce, però, è che di reperti analoghi, esposti ovunque e per qualunque occasione, ne vediamo a caterve, e da molti anni, tanto da avere stabilito, con tutte le tette, una familiarità che rasenta la routine annoiata. Come è possibile, dunque, che la più dozzinale delle doti ancora produca, perlomeno nella comunità mediatica, un effetto tanto sorprendente da considerare "notizia" l´ostensione televisiva dell´ennesimo paio di tette? Ha il Grande Fratello un ufficio stampa così eccellente da riuscire a convincere i capiredattori che le tette in televisione sono una favolosa primizia? Hanno i capiredattori una vita personale così sacrificata e casta da non avere mai visto prima due tette? E più in generale, come possono le tette, che iconograficamente parlando sono una coppia rispettabile ma stravista come Franco e Ciccio, come Totò e Peppino, destare ancora lo stupore di un qualunque spettatore o lettore italiano? Dopo tanto parlare di strabilianti mutamenti nell´epoca e nei costumi, e di sensazionali rivoluzioni tecno-politico-culturali, siamo ancora tutti lì, come nei bar del dopoguerra, a darci di gomito e dirci «guarda che tette, quella!»?