Financial Times, 15 gennaio 2009, 15 gennaio 2009
La Cina mercoledì ha corretto i dati sulla crescita del Pil nel 2007: l’aumento è stato del 13%, non dell’11,9% come rilevato precedentemente, ha spiegato l’Istat cinese
La Cina mercoledì ha corretto i dati sulla crescita del Pil nel 2007: l’aumento è stato del 13%, non dell’11,9% come rilevato precedentemente, ha spiegato l’Istat cinese. Grazie a questa correzione la Cina diventa la terza potenza economica mondiale: il Pil tedesco nel 2007 era di 3.321 miliardi di dollari, con i nuovi calcoli quello cinese lo supera, passando da 3.289 a 3.382 miliardi. Inferiore solo a quelli di Usa e Giappone. Gli economisti si fidano poco. In molti dubitano della veridicità delle cifre che arrivano da Bejing: l’impressionante crescita cinese dell’ultimo decennio è incontestabile, ma si sospetta che il Bejing aggiusti i numeri per nascondere la volatilità della sua economia. Amplifica la crescita negli anni di debolezza e la attenua nelle annate buone. L’affidabilità delle statistiche cinesi sarà di nuovo in discussione la settimana prossima, quando arriveranno i dati sulla crescita del quarto trimestre. Un periodo per il quale ci si aspetta una brusca retromarcia del Pil cinese. Arthur Kroeber, direttore di Chinese Economic Quarterly, parla di ”un’evidente strategia di aggiustamento dei conti”. In particolare il mondo restò colpito nel 1998, quando in piena crisi asiatica Bejing indicò una crescita del 7,8%. Per Thomas Rawski, economista dell’Università di Pitssburgh, il calo dell’energia consumata in Cina quell’anno (-12,8%) e quello dei voli interni (-2,2%) fanno pensare che la crescita reale non abbia superato il 2% quell’anno. Altri studiosi, come Nicholas Lardy del Peterson Institute, non credono che sia possibile falsificare le statistiche in un’economia ormai complessa come quella cinese. ”Se i dati dell’ultimo trimestre 2008 saranno troppo cattivi li sistemeranno un po’” dice Stepehen Green di Standard Charted. Ma, aggiunge Green, ”un ultimo trimestre molto debole potrebbe anche far loro comodo, dato che renderebbe più agevole il raggiungimento, nel 2009, di quel +8% di crescita che si ostinano a prevedere i funzionari cinesi”.