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 2009  gennaio 14 Mercoledì calendario

L’ITALIA PASSA L’ESAME

S&P’S-

L’Italia è fuori dalla lista nera degli Stati in Eurolandia che rischiano il declassamento di rating da parte di Standard&Poor’s dopo la recente raffica di azioni negative dell’agenzia.
S&P’s, estendendo ieri il credit watch negativo al Portogallo dopo quelli già annunciati su Grecia e Spagna e dopo l’outlook negativo sull’Irlanda, ha confermato la "A+" con prospettive "stabili" della Repubblica italiana. Sostenendo che il rating del rischio-Italia «è appropriato»: incorpora già carenze strutturali come la scarsa competitività e il basso tasso di crescita, e sconta già il peggioramento di debito/Pil e deficit/Pil, proiettati nel 2009 dalle stime S&P’s rispettivamente al 109% (a causa della ricapitalizzazione delle banche) e al 4 per cento.
Un terremoto ha scosso ieri gli spread tra i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi e degli Stati "periferici", colpendo però molto duramente i bond greci, portoghesi e spagnoli mentre i BTp hanno lasciato sul terreno una manciata di centesimi (si veda articolo a fianco).
L’Italia è entrata così nella rosa prestigiosa degli Stati - quasi tutti con rating "AAA" - che non sono minacciati dalla mannaia della retrocessione tra i quali Germania, Francia, Olanda, Regno Unito, Giappone e Stati Uniti: S&P boccia senza mezzi termini il rischio che l’Italia possa uscire dall’Unione monetaria. E come hanno spiegato ieri in conferenza stampa David Beers (Global Head of Sovereign Ratings) e Frank Gill (director del rischio sovrano in Europa), l’Italia non presenta gli stessi squilibri rilevati invece in Spagna, Grecia e Portogallo: il deficit della bilancia commerciale inteso come la differenza tra importazioni ed esportazioni di beni e servizi (current account deficit) dell’Italia è attorno al 2% contro il 10% e più di Portogallo e Spagna e il 14% della Grecia. Le famiglie italiane non sono indebitate tanto quanto quelle spagnole e portoghesi e quindi il processo di "deleveraging" in Italia non danneggerà più di tanto l’economia.
Il rating "A+" italiano inoltre, come messo in chiaro nel comunicato stampa diramato ieri, riflette «una economia relativamente prosperosa e diversificata», con un Pil pro-capite in linea con i valori medi della categoria "AA" e due volte quelli della categoria di rating "A". «L’Italia trae beneficio notevole dall’appartenenza all’Ue, proteggendola da potenziali rischi di cambio», è la tesi di S&P’s, sebbene nel caso di Portogallo, Grecia e Spagna il cambio «rigido» e l’impossibilità di svalutare la moneta per recuperare competitività abbia contribuito al credit watch negativo.
In quanto alle prospettive per l’Italia, Standard&Poor’s ritiene che il peggioramento dell’economia renderà difficile il perseguimento da parte del Governo Berlusconi della parità di bilancio entro il 2012, tramite tagli alla spesa pubblica e incremento di tasse. Ma i disavanzi di bilancio, attorno al 4% «almeno fino al 2011», potrebbero offrire al Governo «un’opportunità per superare gli ostacoli strutturali se la spesa fosse direttamente rivolta al miglioramento delle infrastrutture, al superamento delle rigidità strutturali del mercato del lavoro»: impostazione questa, incentrata sulle infrastrutture e sul miglioramento strutturale della produttività e del costo del lavoro, che S&P’s non ha rilevato a sufficienza nei piani di stimolo all’economia di Portogallo, Grecia e Spagna.
Le prospettive stabili sull’Italia riflettono il bilanciamento tra i limiti imposti dall’elevato livello di debito pubblico (con una spesa per interessi al 12% delle entrate tributarie per quest’anno) e il moderato deficit estero. Ma il Governo Berlusconi rimane un sorvegliato speciale: «la politica dell’Esecutivo è monitorata da vicino».