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 2009  gennaio 15 Giovedì calendario

DANILO TAINO PER IL CORRIERE DELLA SERA DI GIOVEDì 15 GENNAIO

Quanto saremo più poveri alla fine della crisi finanziaria ed economica? Angela Merkel deve essersi fatta questa domanda per settimane ed è arrivata a una sua risposta: la Germania non ne deve uscire più debole, anzi. «Vogliamo che questa crisi sia anche un’opportunità », ha detto ieri la cancelliera tedesca presentando in parlamento il secondo pacchetto di misure anti-recessione preparato dal governo. «Faremo tutto il possibile – aveva detto il giorno prima – per assicurare che la Germania non solo superi questa crisi ma emerga da essa più forte». Prima di tutto, dunque, evitare che le fabbriche chiudano, le persone siano licenziate, la struttura industriale del Paese venga intaccata.
La situazione economica del Paese, in effetti, si sta deteriorando. Ieri, l’Ufficio di Statistica ha detto che nell’ultimo trimestre del 2008 il Prodotto interno lordo è calato, per la terza volta consecutiva: tra l’1,5 e il 2%. Il governo, ormai, fa i conti su una contrazione del Pil attorno al 3% nel 2009. Tra l’altro, ieri si è saputo che la Germania non è più la terza economia del mondo: già nel 2007, molto prima del previsto, quella cinese l’ha superata (Pechino ha rivisto verso l’alto la crescita di quell’anno) e nel 2008 il sorpasso si è consolidato. La cancelliera, quindi, vuole pensare a breve e a lungo termine.
Il pacchetto anti-crisi numero due – 50 miliardi di euro nel 2009 e nel 2010, da ieri in discussione al Bundestag - non è meraviglioso, secondo gli economisti: risente della campagna, ormai in corso, per le elezioni federali del prossimo settembre e dei compromessi tra le diverse anime della Grosse Koalition che governa la Germania, in particolare delle divergenze tra i conservatori della signora Merkel e i socialdemocratici del vice-cancelliere Frank-Walter Steinmeier.
Ciò nonostante, una serie di misure sono finalizzate non tanto a sostenere genericamente l’economia (i consumi non sono molto incentivati, nonostante un taglio di tasse e contributi sociali da luglio) ma a proteggere la struttura produttiva e a migliorare le infrastrutture. Un fondo da cento miliardi di garanzie e prestiti alle imprese medie – il cuore del sistema tedesco – ha l’obiettivo di evitare chiusure dovute alla mancanza di credito da parte del sistema bancario: Frau Merkel si è corretta e ha detto che non ci saranno nazionalizzazioni, ma la possibilità che lo Stato entri nel capitale di alcune imprese resta.
In secondo luogo, i contributi statali alle aziende che riducono l’orario di lavoro ma non licenziano (una cassa integrazione, di fatto) saranno estesi a 18 mesi. Poi, 18 miliardi saranno investiti nella cosiddetta Operazione Federazione- Länder-Comuni, nella quale tutti i livelli di governo investiranno in infrastrutture: soprattutto scuole ma anche reti telematiche, strade, ferrovie, in modo che, superata la crisi, qualcosa di quello che si è speso resti.
Inoltre, un miliardo e mezzo di euro saranno destinati a incentivare l’acquisto di nuove auto, soprattutto a bassa emissione di gas-serra. Settore così importante, quello dell’automobile, per la Germania, che la cancelliera non si è affatto curata applaudire all’imminente arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca: dal momento che il nuovo presidente ha voluto un pacchetto di salvataggio dell’industria di Detroit, Frau Merkel ha fatto sapere che bisognerà chiarire la situazione. «Certo che non staremo a guardare come l’industria americana è tenuta viva da miliardi di dollari», ha detto.
L’opinione corrente in Germania è che i finanziamenti di Washington alle Big Three mutino il quadro della concorrenza nel settore e siano una misura protezionista mascherata. La possibilità che Berlino ricorra all’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) – un passo pesante in una fase di crisi – non è attuale, ma il governo tedesco non starà comunque con le mani in mano.
Insomma, la signora Merkel è convinta che la Germania possa uscire dal caos economico con parecchie carte da giocare. Anche politiche, dal momento che il modello sociale di mercato, cioè il capitalismo alla tedesca, sta raccogliendo consensi, come lei stessa ha constatato nel dibattito sul futuro del mondo organizzato a Parigi la settimana scorsa dal presidente Nicolas Sarkozy. Non una terza via: semplicemente, un capitalismo diverso – secondo lei migliore – da quello anglosassone. Per dimostrarlo, però, dovrà vincere la scommessa salva- Germania.