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 2009  gennaio 14 Mercoledì calendario

ANGELA UNO E DUE


Angela Merkel con Nicolas Sarkozy. Spendere o non spendere? Il dilemma della Cancelliera


La Germania è il primo partner economico di ogni Paese della Ue.

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Ragioni del contrasto tra i tedeschi e gli inglesi nel periodo ottobre-dicembre 2008: secondo la Merkel non si doveva sostenere la finanza, ma l’industria. Non si doveva quindi esagerare con gli aiuti di Stato, ma soccorrere, casomai, la struttura economica, cioè le imprese e - da ultimo – le famiglie. Il sottinteso di questa posizione era: noi abbiamo lavorato e non abbiamo sprecato («siamo stati virtuosi»). Voi no.

Quindi: il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) tenga sotto controllo la finanza, a cominciare dai derivati e dalle agenzie di rating, e avverta dei pericoli di cui si rende conto (soprattutto: faccia in modo di rendersene conto). Il G8 diventi un G16 o un G20 o un G21 (con la Spagna), si trasformi cioè in una specie di Onu dell’economia.

Soprannomi affibbiati polemicamente alla Merkel: «Frau Nein» oppure «Angela Mutlos» (Mutlos = Paurosa).

Ambizione della Merkel di veder riconosciuto il «modello sociale di mercato» caratteristico della Germania come il miglior sistema di governo dell’economia (non troppo chiuso e non troppo aperto). Convinzione della Merkel che mercati non regolati producono disastri.

Risultati concreti delle asserite virtù della Merkel e dei tedeschi: il deficit pubblico era stato ridotto, il Paese aveva uno dei tassi di risparmio più alti in Occidente, la crescita tedesca era guidata dalle esportazioni e non dai consumi (come negli Stati Uniti).

Hans-Werner Sinn, presidente dell’Istituto economico Ifo, prevede per la Germania una recessione di almeno due anni e un forte aumento dei disoccupati.

Recessione: il Pil, invece di andare avanti, va indietro.

La peggior recessione tedesca è del 1931: -7,8%. Seguono il 1932 (-7,4) e il 1931 (-1,2%). Sono però gli anni della crisi cominciata nel ”29 (-0,5%). Al di fuori di questi, il peggiore è stato il 1975 (-0,9%, crisi petrolifera).

Bilancio del primo biennio della Merkel:

* Disoccupati: scesi da 5,2 a 3,3 milioni.
* Disavanzo: sotto il 3%, con speranza di azzerarlo entro il 2011 (evento atteso invano dal 1967 e oggi forse irrealistico a breve).
* Pil: +2,9% nel 2006, +2,4% nel 2007. Il Pil tedesco nel 2007 è, secondo il Fmi, di 3.322 miliardi di dollari. Per il 2008 la crescita stimata è del 2%.

Inoltre: ha aumentato l’età pensionabile da 65 a 67 anni, ha portato l’Iva dal 16 al 19%, ha aumentato la tassa sugli interessi bancari, ha portato al 25% la tassa sui guadagni di Borsa, vuole privatizzare almeno in parte le ferrovie (mettendo sul mercato, senza vincolo di destinazione, il 24,9% di DB Mobility Logistics Ag). Tutte decisioni che la critica ha definito «coraggiose».

La Merkel ha imposto – nelle norme relative alla successione – che chi eredita un’impresa non possa per sette anni né licenziare né diminuire gli stipendi dei dipendenti.

La Merkel ha imposto ai padri di restare a casa con le madri se vogliono ricevere l’assegno di 1400 euro a figlio.

Stanziati anche due miliardi di euro in nuovi asili nido, aumentati del 10% gli stanziamenti per scuole e università (fino al 2015). Il Wall Street Journal: «Il vero cancelliere socialdemocratico è Angela Merkel».

Grande popolarità, almeno fino a poche settimane fa. Riconfermata alla guida della Cdu (congresso di Stoccarda del 30 novembre) col 95% dei consensi. La rete N-Tv è andata a intervistare i socialdemocratici, il 46 per cento di questi ha detto che se il cancelliere fosse eletto dal popolo voterebbe Merkel.

Il clima ha cominciato a cambiare verso la fine dell’anno. A ottobre gli ordini industriali sono crollati del 6,1%, la fiducia delle imprese ha toccato i minimi dal 1982 (secondo shock petrolifero), gli economisti a un tratto fanno a gara nel diffondere previsioni congiunturali pessimistiche. L’Istituto Rwi prevede nel 2009 un crollo del Pil del 2%, l’Ifo del 2.2, Norbert Walter (capo di Deutsche) del 4.

A dicembre Deutsche Bank ha annunciato che non rimborserà 1 miliardo di euro di bond in scadenza a gennaio. Si tratta di hybrid-capital bond, prodotti a metà tra il bond e l’azione, molto utilizzati dalle banche per rifinanziarsi. Di solito vengono rimborsati in tempi brevi. Se chi li ha emessi non paga subito, lo farà in futuro ma con l’aggiunta di una penale pesante. Deutsche Bank ha preferito pagare la penale piuttosto che rifinanziarsi in altro modo nell’immediato.

Alla fine del 2008 il 35% dei tedeschi ammetteva di aver già percepito gli effetti della crisi.

Frank Jurgen Weise, presidente dell’Ufficio federale del Lavoro di Norimberga: «I disoccupati aumenteranno di 600 mila unità da qui al 2010 e in certi momenti saranno quattro milioni». Il numero dei disoccupati era sceso a un certo punto sotto i tre milioni (2,98).

Di fronte a questo, a ottobre, la Cancelliera varò un piano di aiuti per 32 miliardi, generalmente giudicato debole. Lo Spiegel: «La Merkel è come Churchill o come Chamberlain?» (che non credette alla minaccia nazista e tentò in ogni modo di evitare la guerra).

Prima preoccupazione del 2009: alla fine del 2008 Bundesbank ha messo all’asta 6 miliardi di bund (con scadenza gennaio 2019 a un tasso del 3,25%) ed è riuscita a collocarne solo 4,1 milardi.

In Germania si vota il prossimo 27 settembre. I sondaggi in questo momento dànno la Merkel in vantaggio di 20 punti sul rivale socialdemocratico. In ogni caso la cancelliera prevede di:

* costruire nuove strade e ammodernare quelle esistenti.
* internet a banda larga.
* tirar su nuove scuole, riparare quelle vecchie (spesso in cattive condizioni).
* tagliare le tasse e investire in altre infrastrutture per 150 miliardi. In particolare: il reddito non imponibile dovrebbe passare da 7.664 euro a 8.000. I contributi sull’assicurazione sanitaria dei lavoratori non-dipendenti dovrebbero essere tagliati di 0,9 punti.

In Germania l’80% dei disoccupati riceve un qualche sussidio. In Italia il 20.

La cancelliera ha convocato i vertici delle aziende incluse nell’indice Dax (giganti come Adidas e Deutsche Bank) pregandoli di ridurre al minimo i licenziamenti resi necessari dalla crisi. Per convincerli, ha promesso che i giorni lavorativi potranno essere ridotti fino a tre per settimana: gli imprenditori pagheranno il tempo lavorato, quasi tutto quello che manca sarà a carico dello Stato. Il gruppo Daimler ha subito fatto sapere che ne avrebbe usufruito in quattro fabbriche coinvolgendo migliaia di lavoratori.

Sul punto dei tagli alle tasse ci sono contrasti col capo dei socialdemocratici Frank Walter Steinmeier che vorrebbe aumentare dal 45 al 47% l’aliquota per i redditi più alti e comprendere in questa classe tutti quelli che guadagnano più di 125 mila euro l’anno (oggi il limite è di 250 mila euro).

In questo momento Cdu e Spd, cioè i democristiani della Merkel e i socialdemocratici di Steinmeier, governano insieme in un gabinetto che viene detto di Groe Koalition, cioè di «Grande Coalizione». (più o meno) come se da noi governassero insieme Berlusconi e Veltroni. In Germania non si vota il premier, ma il partito.

A fine dicembre un sondaggio di Stern ha dato la Cancelliera in calo di 4 punti, dal 51 al 47%.

A metà gennaio improvviso cambio di marcia: vengono decisi 150 miliardi di aiuti alle famiglie e alle imprese, si studio il passaggio del reddito non imponibile da 7.664 a 8.000 euro l’anno, ci si prepara a tagliare i contributi sull’assicurazione sanitaria dello 0,9%. Dieci miliardi vengono investiti nel salvataggio di Commerzbank, il cui 25% più un’azione diventano dello Stato. Seguirà fusione con la Dresdner e la creazione del secondo polo bancario tedesco. La Borsa fa subito perdere a Commerz l’11% e l’operazione con la Dresdner ha qualche conseguenza anche su Generali la cui partecipazione nella banca tedesca scende, per effetto della fusione, dall’8,8 al 5,6%. la prima volta che in Germania si nazionalizza (o quasi) una banca. Ugo Bertone (Borsa & Finanza): «Ciò che spaventa è l’incertezza che emana da Berlino: prima il no ad allargare i cordoni borsa, poi l’escalation degli aiuti a pioggia. Prima la benedizione delle nozze Dresdner-Commerzbank, poi una precipitosa quasi nazionalizzazione, ancor prima dell’avvio della super-banca d’argilla. Non sparate più su Alessandro Profumo: l’unico salvataggio vero di una banca tedesca l’ha fatto lui».