Corrado Augias, la Repubblica, 13/1/09, 14 gennaio 2009
LETTERE SUL CASO ALLEVI
Gentilissimo dott. Augias, l’intervento del prof. Mazzonis che ella ha ospitato giorni fa mi ha spinto a scrivere che la musica classica non ha mai vissuto un momento di così totale disinteresse da parte delle istituzioni da farci rimpiangere il fascismo (e non sa con quanto dolore lo dico). L’adesione (di comodo) al regime fu pressoché totale da parte dei musicisti ad esclusione del baritono Titta Ruffo, del critico Massimo Mila e di Toscanini. Bene ha fatto a ricordare che le autorità dello Stato dovrebbero frequentare di più i concerti che in Italia sono numerosi e non di rado di qualità, con artisti di ben altra consistenza tecnica, di talento e culturale di questo giovane Allevi che invece di godersi il successo, s’erge quasi a messia di una nuova religione della musica. Ma il problema è più grave. I giornali, compresa Repubblica , danno troppo poco spazio alla musica o ne parlano solo per aspetti di contorno relegando recensioni di importanti concerti o allestimenti d’opera a scarni trafiletti. Ci parlano non degli spettacoli ma di ciò che fa notizia: lo sciopero della Scala, i pettegolezzi sul backstage delle dirigenze. Sarebbe meglio parlare delle normali attività musicali in un paese dove ogni governo pare vedere nei tagli del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) la soluzione per il risanamento del bilancio dello Stato.
Francesco Sanvitale, storico della musica Università di Teramo f.sanvitale@hotmail.it
L a polemica su Allevi è tornata a far parlare di musica e questo è un bene. Che almeno se ne parli, visto che in concreto si fa poco e che i tagli al Fus, come giustamente scrive il prof. Sanvitale, per l’ennesima volta ferocemente incombono. Su Allevi i pareri sono discordi. Il signor Domenico Veneran ( aponayi@alice.it ) dicendosi appassionato cultore di musica precisa: «Sono felice di ascoltare la deliziosa musica di Allevi tra il mio amato Haendel il mio adorato Vivaldi e molti altri». Al contrario il signor Enrico De Carli ( enricoj@alice.it ), musicista jazz, scrive: «Ma cos’è Allevi? Easy listening ovvero musica da sottofondo per un aperitivo, un buon detersivo che elimina con cura le tracce d’arte dalle partiture». Contrasto netto, come si vede, nel quale ognuno può giustamente rivendicare la sua parte di ragione. Ricordo che polemiche di analogo tenore ci furono quando la famosa Sinfonia in sol minore di Mozart (K550) finì nei juke-box. Ma come, si disse, quella sinfonia che al suo apparire era stata battezzata "l’orrida" per l’inquietante tonalità d’impianto, ridotta a musichetta da bar? Nell’arrangiamento in effetti era rimasto poco di Mozart. Eppure un barlume, forse, chissà. Dobbiamo accontentarci di poco ormai, dato il disinteresse e l’ignoranza di quella classe dirigente che dovrebbe agire per migliorare le cose. Due anni fa, al concerto del 2 giugno al Quirinale, alcune tra le massime autorità del paese applaudirono convinte il violinista Uto Ughi tra un movimento e l’altro della sua esecuzione, come in Tv. Se questo è il livello?