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 2009  gennaio 14 Mercoledì calendario

GLI SCEICCHI VOGLIONO CLONARE PORTOFINO


Io a Dubai? Non ci vado manco morto». Puny, per l’anagrafe Luigi Miroli, il più famoso ristoratore di Portofino, taglia corto. «Io sono nato sulla piazzetta», dice, riferendosi all’affaccio del suo locale (omonimo) su piazza Martiri dell’Olivetta, la celebre piazzetta del borgo ligure, per decenni «ombelico» del mondo che conta e oggi, sotto i colpi della crisi, un po’ meno «sotto i riflettori», ma pur sempre unica.
Già, unica. Nella metà degli Anni Novanta volevano manipolare il Dna di Portofino, con l’intento di clonarlo, i giapponesi, ma il progetto si arenò nell’oblio. Ultimamente, una copia del borgo è spuntata negli Universal Studios di Orlando, in Florida: il Portofino Bay Resort. A Las Vegas, invece, hanno cercato di ricrearne lo charme con The Palazzo, un hotel superluxe al 3325 di Las Vegas Boulevard South. E poteva restare indietro la Cina, il paese dove tutto ha il suo doppio? Una Portofino apocrife dovrebbe sorgere, entro il 2015, a Tianducheng, la «città del sole», il centro satellite di Hangzhou (200 chilometri da Shanghai), concepita come una nuova Parigi, con tanto di torre Eiffel.
Ora, però, vuole clonare Portofino anche Dubai, l’emirato del Golfo che sta facendo dell’immobiliare e del turismo d’élite il suo petrolio. Il progetto è più che un’idea: i soldi arrivano da un fondo internazionale con piedi alle Isole Vergini e capo nella Hmm Llc, la società che si rifà alla holding guidata dallo sceicco Manea bin Asher Al Maktoum, uno dei principi della famiglia reale e fautore di Falconcity, città-bengodi (dalla torre Eiffel alle piramidi) nell’ambito di The World (l’arcipelago artificiale che riproduce il globo terrestre), che dovrebbe sorgere dal nulla tra qualche anno. A Falcon Bay, 450 mila metri quadrati e qualche miliardo di dollari, ci saranno i cloni di Portofino e Saint Tropez. Rispetto ai tentativi di «riproduzione» precedenti, però, Dubai vorrebbe anche ricreare l’atmosfera del borgo ligure, invitandovi per alcuni mesi l’anno i ristoratori, negozianti, artigiani portofinesi. Per garantirsi, insomma, anche l’anima, oltre ai colori pastello delle pittoresche case.
Lo sceicco, attraverso l’advisor italiano, l’avvocato Giovanni Battista Martelli, ha preso contatto da tempo col Comune di Portofino. «Ci siamo già visti quattro volte. La trattativa è in corso», conferma il sindaco del paese ligure, Giorgio Devoto. Al Comune è stato fatto visionare il masterplan della Portofino araba. «A cui a abbiamo già dato un benestare di massima», rivela Devoto. Sì, ma che significa siamo in trattativa? Dubai verserà royalties a Portofino per l’uso del nome? «No, questo non è possibile. Però, stiamo agevolando l’opportunità che alcuni portofinesi si trasferiscano nel Golfo per aprire nella Portofino-clone, copie delle loro attività» dice ancora il sindaco, prima di rimandare alla conferenza stampa dei primi di febbraio.
Portofinesi in trasferta nel Golfo? «Manco morto», ribadisce Puny. «Io invece sono pronto ad andarci di corsa» replica Carmelo Carluzzo, da 35 anni nel borgo, titolare dei ristoranti Delfino e Pitosforo. «Portofino è unica, e va bene. Ma la crisi la sta spegnendo. Ormai si lavora solo da marzo ad ottobre. D’inverno è dura. E allora, ben venga Dubai». Il vicesindaco Gianni Artioli, invece, è meno entusiasta. «Le copie di Portofino mi lasciano sempre un po’ interdetto. E poi, forse di questi tempi è più opportuno pensare a Portofino quella vera, e ai suoi problemi».