Collegio Carlo Alberto, La stampa 14/1/2009, 14 gennaio 2009
DEUTSCHE BANK CHIEDE AIUTO AL GOVERNO TEDESCO PER NON STRAPAGARE POSTBANK
All’amministratore delegato di Deutsche Bank, Josef Ackermann, è costato più caro del previsto l’aver battuto gli altri pretendenti nella scalata alla rivale Deutsche Postbank. A settembre, il più grande istituto di credito tedesco aveva convenuto di versare fino a 4,4 miliardi di euro per poco più del 50% di Postbank - una quota che ai prezzi di mercato vale oggi circa 1,4 miliardi. Deutsche Bank non ha molto potere sul venditore, Deutsche Post. Ma dovrebbe ugualmente provare qualcosa. Il valore di mercato di Postbank è precipitato dopo le ingenti perdite subite nel portafoglio azionario e in quello dei crediti strutturati, che quest’anno potrebbero portarla a un passivo di 1 miliardo. Nel frattempo, per Deutsche Bank si prospetta una duplice batosta - questo trimestre dovrà acquistare il 30% di Postbank per 2,9 miliardi, e poi un altro 20% per 1,5 miliardi, per un totale pari a ben 3,7 volte il valore contabile stimato.
L’operazione non è mai sembrata conveniente per gli azionisti di Deutsche Bank. I benefici per la banca sono pochi e derivano dall’accesso a 14 milioni di clienti retail, la maggior parte dei quali a basso reddito, e ai relativi depositi. Deutsche Bank riduce inoltre la sua esposizione al settore di banca d’investimenti, ma gli azionisti possono ottenere lo stesso risultato autonomamente passando a Postbank. Deutsche Bank aveva già creato un certo scontento decidendo di non riscattare un’obbligazione redimibile per risparmiare sulle commissioni di rifinanziamento, con la motivazione che non avrebbe potuto giustificare i costi extra. L’acquisto di una quota di Postbank al triplo del prezzo di mercato, senza neppure una parvenza di rinegoziazione, sarebbe ancora più difficile da giustificare. Deutsche Post non ha motivo per cambiare nulla. Ackermann, però, può tentare due soluzioni. La prima è quella di eludere il problema offrendo azioni al posto di contanti. La seconda è quella di appellarsi al governo tedesco, che detiene un terzo di Postbank attraverso il veicolo KfW. Se in futuro Deutsche Bank dovesse aver bisogno di un’iniezione di capitale, la patata bollente finirebbe comunque nelle mani dello Stato.