Aldo Grasso, Corriere della Sera 13/1/2009, 13 gennaio 2009
«Nella confusione dell’Italia in bianco e nero anni ’50 e ’60, questi due geni del teatro – Scarnicci e Tarabusi – hanno trovato un filo d’ordine, hanno messo a posto prima l’identità dimen-ticata, poi vizi, arretratezze, provincialismi e manie: tutto nei rispettivi cassetti, come farebbero le buone massaie
«Nella confusione dell’Italia in bianco e nero anni ’50 e ’60, questi due geni del teatro – Scarnicci e Tarabusi – hanno trovato un filo d’ordine, hanno messo a posto prima l’identità dimen-ticata, poi vizi, arretratezze, provincialismi e manie: tutto nei rispettivi cassetti, come farebbero le buone massaie... Nella comicità non ci sono fronzoli poetici, non ci sono allori intellettualistici: c’è solo la fiducia del pubblico che si conquista srotolando davanti ai suoi occhi i tratti di una realtà certa e condivisa». Così Nicola Fano nella presentazione de Il troncio e i trucoli (Baldini Castoldi Dalai editore) raccolta di sketch scritti da Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi che hanno reso indimenticabili Tognazzi e Vianello. «Un, due tre...» è stato il varietà più fortunato e famoso della storia della tv delle origini. In onda dal 1954 al 1959, il titolo, con una lungimiranza davvero straordinaria, anticipa, con una originalità mai più raggiunta, l’anima autoreferenziale della tv degli anni a venire. Un, due, tre, infatti, sono le telecamere presenti in studio e Un, due, tre sono i numeri che compongono lo spettacolo. un piccolo gioiello di contaminazione tra la tradizione consolidata del teatro di rivista di ascendenza tutta italiana, e l’influenza straniera dei grandi show americani, amalgamata dallo stupore e l’entusiasmo per il nuovo mezzo. La comicità elegante e rarefatta di Vianello diventa complementare alla spontaneità sanguigna e casereccia di Tognazzi. Grazie alle sferzate ironiche di Scarnicci e Tarabusi, il teatro di rivista vive la sua ultima stagione d’oro regalando alla tv i suoi talenti, la sua vivacità, la forza dei suoi protagonisti, per uno spettacolo così frenetico, diretto, vitale e trascinante da rimanere forse il primo e per certi aspetti unico memorabile esempio di varietà televisivo.