Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  gennaio 12 Lunedì calendario

Notizie tratte da: Enzo Caffarelli, Carla Marcato, I cognomi d’Italia (Utet). Numeri 1. Cognomi italiani: 330

Notizie tratte da: Enzo Caffarelli, Carla Marcato, I cognomi d’Italia (Utet). Numeri 1. Cognomi italiani: 330.000 Numeri 2. Cognome più diffuso in Italia: Rossi (0,39 per cento della popolazione). Seguono: Ferrari, Ricci, Conti, Costa, Gallo, Mancini, Marino, Bruno. Origini. Il primo a scrivere di cognomi fu nella prima metà del Settecento Ludovico Antonio Muratori che, nel suo De cognominum origine, racconta che si formarono a partire da nomi di luogo, nomi propri, soprannomi, critiche o mestieri. Barale. Deriva dal soprannome piemomente baràl che alludeva a una persona panciuta. Il cognome, tra i cento più diffusi in Piemonte, è tipico del Cuneese. Berlusconi. Dalla voce dialettale lombarda berlüsh, strabico. Modo di dire: guàrda in berlüsh, «guardar losco, guardar di traverso». Si colloca nella lunga serie di soprannomi, poi diventati cognome, relativi a difetti della vista: Borgna, Cecati, Guercini, Guerzoni, ecc. In Italia ci sono 500 Berlusconi concentrati soprattutto in Lombardia, in particolare nel Comasco. Bevilacqua. All’origine c’è un soprannome attribuito in maniera scherzosa a chi beveva troppo e quindi col valore di «ebbro, ubriaco». Branciamore. Dal francese blanc d’amour, «pallido per amore». Carfagna. Deriva da Garfagnana (anticamente anche Carfaniana) ma anche dall’abruzzese carfagne, «detto di lana ruvida». In calabrese pecura carfagna è la pecora con la lana ruvida. Chiatti. Dall’aggettivo chiatto che vuol dire «piatto, di forma schiacciata» oppure «corpulento, grasso». Ciampi. Viene dal soprannome ciampo, «zoppo, sciancato». Cucuzza. Deriva da un soprannome che aveva alla base cocuzza, cioè zucca e stava per «testa vuota, persona sciocca». Cutolo. Da cuta, ciottolo. Esposito. L’origine è nel cognome imposto in gran parte dell’Italia meriodionale, e soprattutto in Campania, ai bambini abbandonati. L’etimo è il latino expositum, in quanto i trovatelli venivano anonimamente esposti nella ruota che girava davanti agli orfanotrofi. Ferrari. Secondo cognome per diffusione dopo Rossi, denomina quasi centomila italiani. Dal latino ferrum, deve la sua fortuna al’importanza del mestiere del fabbro ferraio nella vita quotidiana. Garrone. Dalla voce celtica garra, «calcagno». Gnocchi. Dal soprannome gnocco che significava anche «sciocco, bonaccione». In Italia ci sono 1.400 Gnocchi. Iervolino. Da gerbo, «luogo incolto, sodaglia, terreno non dissodato». Lazzaroni. Dal soprannome lazzaro, «straccione». I Lazzaroni sono 3.500, concentrati soprattutto in Lombardia. Maroni. Tra le fonti Marone, comune del Bresciano, ma anche marrone, varietà di castagne. In piemontese, pure da una voce dialettale maron, «ricciolo dei cappelli o della parrucca sopra o accanto alle orecchie» (Brero 1982). Pellizzari. Corrisponde al mestiere del pellicciaio. Proietti. Dalla voce di area centro-meriodonale proietto, «bambino abbandonato», veniva assegnato quale cognome d’ufficio ai trovatelli a Roma e i vaste aree del Lazio e dell’Umbria. Provenzano. Da un soprannome che riprende l’aggettivo provenzano, «abitante della provincia». Quaglia. All’origine vi è il sostantivo «quaglia», appioppato come soprannome per una somiglianza con il gallinaceo: «statura piccola, corpo grassoccio, propensione per il pettegolezzo e il chiacchiericcio continuo». Rossi. E’ il cognome più diffuso in Italia: denomina 180 mila individui (0,39 per cento della popolazione) residenti per oltre i 2/5 al Nord, per altri 2/5 al Centro, e per la restante porzione nel Sud e nelle Isole. Viene dall’aggettivo rosso e dal nome personale Rosso che ne è derivato in epoca medievale. Il soprannome alludeva prevalentemente al colore dei capelli o della barba oppure al colorito acceso del volto (dovuto anche a cause patologiche); più di rado, al colore degli abiti indossati d’abitudine o all’appartenenza a gruppo o rione o fazione politica caratterizzata da stemmi o divise di colore rosso. Scamarcio. Dal calabrese scamarciare, pestare. Soru. Secondo alcuni corriponderebbe al sardo soru, «siero del formaggio». Totti. Riconducibile al nome proprio Totto, forma accorciata di nomi uscenti in ”totto come Bertotto o simili. Veltroni. Da un alterato di Veltro, nome di un levriero «o comunque di un agile ed elegante cane da caccia dell’antichità». Zavattini. Dalla vove dialettale zavatin, ciabattino.