Chiara Gamberale, La stampa 11/1/2009, 11 gennaio 2009
LA COPPIA IDEALE? DUE PERSONE MOLTO SINGOLARI
Tanto vale confessarlo fin da subito: considero Melania Mazzucco una specie di guru. Perché vorrei saper scrivere come sa scrivere lei. E per un altro paio di ragioni che con la letteratura non c’entrano più di tanto.
Una ha a che fare con il suo ultimo libro, La lunga attesa dell’angelo, in cui sono esplorati i misteri del rapporto fra Tintoretto e la figlia Marietta. Da banale primogenita irrimediabilmente innamorata di suo padre quale sono, non posso che cominciare proprio da qui questa nostra chiacchierata.
Melania, quanto e fino a che punto, secondo te, ieri, oggi e sempre il rapporto con i genitori condiziona le nostre scelte affettive?
«Io mi interrogo continuamente su quanto veramente i genitori abbiano a che fare con la vita dei figli e viceversa… naturale che quando delle esistenze crescono compenetrate come succede all’interno di una famiglia, ci sia un’influenza sotterranea: ma non è detto che tutto questo abbia a che fare con la conoscenza effettiva fra le persone».
Oggi come nel Cinquecento?
«Certamente la famiglia è un organismo che oggi si forma per bisogni diversi da quelli di un tempo: nel Cinquecento per esempio il matrimonio era innanzitutto un affare, la gente era obbligata a stare insieme tutta la vita per motivi economici e non sentimentali. Ma studiando a fondo i documenti di quel periodo, non sai quante persone venivano censite come separate: quante donne si ritiravano in convento per sfuggire alla violenza dei mariti, quanti uomini se ne andavano di casa senza lasciare nessuna traccia».
E infatti per certi versi la famiglia di Tintoretto è talmente moderna da somigliare a quella che oggi si targa come allargata…
«Si sa poco delle contraddizioni che in effetti già all’epoca esistevano fra la famiglia per così dire regolare di un uomo e quelle irregolari che gli si formavano attorno, con i figli nati fuori del matrimonio… Figli con cui i padri intrattenevano rapporti molto moderni, con tutta la libertà ma anche l’ambiguità che ancora oggi caratterizzano quelle situazioni. Sarà davvero figlio mio? Si chiedevano e si chiedono quei padri. E la risposta non sempre riguardava davvero e riguarda i legami di sangue…».
E sempre rimanendo, è proprio il caso di dirlo, in famiglia: nell’atlante delle alchimie umane che regala Un giorno perfetto, così come nel film che Ozpetek ne ha tratto, quella contemporanea non ne esce benissimo.
«Siamo sempre lì: con tutte le similitudini che possono esserci con il passato, oggi a tenere insieme non sono solo i doveri, non c’è più un contenitore in cui tutto si può adagiare: bisogna trovare chiavi personali, soluzioni che sono mie per me e tue per te».
Così, senza volerlo, arriviamo a un’altra delle ragioni per cui ho un debole per la Mazzucco. Un po’ mi vergogno a manifestarla, ma quest’ultimo discorso sulla necessità di soluzioni private per far funzionare le cose mi spinge a farlo.
Lo sai che per me tu e tuo marito / siete un modello di coppia ideale?
E lei ride, con quegli occhi scuri e intelligenti che ha. E racconta: «Luigi e io ci siamo conosciuti giovani: proprio quando è necessario uscire di casa e andare incontro a qualcuno che sia davvero "altro" da te, e in grado cioè di scoprire e farti mettere in gioco caratteristiche che non solo i tuoi familiari, ma nemmeno tu stessa credevi di avere. Da lì in poi, continuiamo a crescere insieme: lui, io e il nostro rapporto».
Anche se una delle tante regole sentimentali vorrebbe che non possa nascere niente di buono, fra due persone che fanno lo stesso lavoro, tanto più se c’è di mezzo una dimensione artistica… Liberaci anche in questo caso dal cliché.
«Tutti, fin da quando eravamo ragazzini, non facevano che ripeterci: non può funzionare fra voi, ci saranno competizioni, rivalità… Ma che ti devo dire? Io mi percepisco come una persona singolare, e sento di aver trovato in Luigi un’altra persona singolare: insieme abbiamo inevitabilmente creato una singolarità duale».
Nessun suggerimento, dunque, a chi voglia somigliarle: l’importante, sembra testimoniare Melania, è non somigliare ad altri che a sé.