Luca iezzi, la Repubblica 11/1/2009, 11 gennaio 2009
VIA AL FEDERALISMO ELETTRICO, PREZZI PIU’ ALTI DEL 20% AL SUD
Un federalismo la Lega lo ha già incassato, quello dell’ elettricità. Tra due anni potremmo avere un mercato diviso in tre zone (Nord, Centro e Sud) dove nel Mezzogiorno si praticano prezzi del 20% più alti mentre le grandi industrie del Nord ottengono corposi sconti. La "rivoluzione" è contenuta nell’ articolo 3 del decreto anti-crisi approvato nella nottata di ieri in Commissione. Solo una mediazione dell’ ultima ora ha permesso di limitare, riuscendoci in parte, gli effetti dirompenti proposti dalla prima formulazione leghista che, ignorando due anni di lavoro tra tutti venditori, compratori e Autorità dell’ energia, trasformava il nostro mercato in un’ eccezione nel panorama mondiale. Nel decreto sono entrate riforme già annunciate da tempo (nasce un mercato intraday dell’ elettricità e si riformano quelli attuali), ma il Carroccio ha imposto una scelta politica molto netta: ogni parte d’ Italia dovrà farà storia a sé sul costo dell’ energia, con gli effetti che si possono immaginare per l’ economia del Mezzogiorno. Non solo, ha anche ottenuto che l’ Italia diventi l’ unico paese a utilizzare il metodo "pay as bid" per determinare il prezzo dell’ elettricità. Cosa cambia? Ogni giorno il gestore del mercato (un organismo pubblico) indice un’ asta per comprare l’ elettricità necessaria in Italia per il giorno dopo. Ogni centrale indica il suo prezzo e il gestore le "sceglie" partendo dalla più conveniente e poi inizia a salire fino a soddisfare il fabbisogno previsto. Con il meccanismo attuale tutti vengono pagati la stessa cifra (prezzo marginale) vale a dire il prezzo più alto riconosciuto tra le centrali effettivamente entrate in funzione. Con il nuovo sistema invece ogni centrale riceverà la cifra che ha indicato nella sua offerta. Il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli è convinto che questo porterà ad un abbassamento dei prezzi, i fatti dicono il contrario. Il prezzo marginale è usato in tutta Europa, l’ unico che ha provato il pay as bid, l’ Inghilterra, lo ha abbandonato a fine anno verificando che i prezzi medi diventano più alti. Il dibattito sul tema in Europa è ampio, ma il massimo che si riesce a dire a favore del pay as bid è: "Non ha influenza sui prezzi, ma è più complicato". La "rivoluzione" leghista ha un altro obiettivo: la creazione di tre zone distinte all’ interno dell’ Italia (prevista dal decreto entro i prossimi due anni). Così il Nord potrà capitalizzare il fatto di essere meglio collegata con l’ estero e di aver permesso la costruzione di un maggior numero di centrali. A dicembre un Mwh prodotto nel Nord è costato in media 87,56 euro, in Sicilia 111,07, differenze eliminate dall’ imposizione di un prezzo unico medio. Le grandi imprese che comprano l’ elettricità stipulando contratti annuali direttamente con i produttori negozierebbero non più rispetto al prezzo nazionale, ma a quello della propria zona.