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 2009  gennaio 11 Domenica calendario

BELGIO: SI’ ALLA RICERCA SUGLI EMBRIONI, LA CHIESA INSORGE


«Alberto II re dei Belgi, a tutti, cittadini presenti e futuri, salve. Le Camere hanno adottato, e noi sanzioniamo, ciò che segue... ».
Comincia con una tradizionale formula di rito la legge che il Parlamento e il governo belga hanno approvato poco prima di Natale, e che il Re ha ora promulgato. Ma è una legge che ha poco di tradizionale, almeno per un Paese cattolico come il Belgio. A cominciare dall’intestazione: «Sull’ottenimento e sull’utilizzazione di materiale corporeo umano destinato alle applicazioni mediche umane o a fini di ricerca scientifica».
In due parole, si ammettono – sia pure con molti distinguo e vincoli – esperimenti e ricerche (articolo 2, comma 1) «su tutto il materiale biologico umano, compresi tessuti e cellule, gameti, embrioni, feti, e le sostanze che ne vengano estratte». La Camera ha approvato il progetto di legge, dopo il Senato, con 95 «sì» e 34 astensioni, senza un solo «no».
Ma il «no», netto e sonoro, arriva ora dalla Conferenza dei vescovi cattolici: «Siamo agghiacciati», perché «l’essere umano in divenire (la frontiera fra l’embrione e il feto essendo fissata alle otto settimane di gestazione)» viene definito «materiale corporeo umano disponibile per la ricerca medica». E tutto ciò, aggiungono i vescovi, «che riduce a un oggetto l’essere umano, costituisce una regressione nel progetto della civilizzazione umanista».
La nuova legge ammette le ricerche medico-scientifiche sul «materiale umano», fissando però una serie di paletti preventivi: queste ricerche devono avere uno scopo «preventivo, diagnostico, terapeutico e scientificamente fondato », devono svolgersi in ospedali o strutture autorizzate e ad opera di personale specializzato, non devono comportare vantaggi materiali (sono previsti solo «indennizzi-spese » per eventuali «donatori» maggiorenni e consenzienti di cellule, organi o tessuti), e così via. Sono inoltre vietati i prelievi di organi o tessuti da una persona «quando le conseguenze sull’organismo del
I vescovi
«Siamo agghiacciati, l’essere umano è definito materiale corporeo disponibile per la ricerca»
donatore non siano proporzionate », ed è vietato lo «stoccaggio » per fini industriali o anche terapeutici, ma al di fuori delle strutture autorizzate.
La legge precisa anche che sono esclusi da tutte queste disposizioni «capelli, peli, unghie, urina, latte materno, lacrime, sudore».
Ma non è naturalmente per questioni di capelli, che è scoppiata la polemica con il mondo cattolico. soprattutto per la definizione di «feto», fornita dal legislatore: «l’insieme funzionale di cellule di età superiore alle 8 settimane di sviluppo e suscettibili, nello svilupparsi, di dar vita a una persona umana». Secondo Bran Godeau, presidente del movimento Jongeren Voor Het Leven, «Giovani per la vita », «questa definizione lascia intendere che il feto, e prima ancora l’embrione, non sia una persona».
Sarebbe dunque escluso dalle garanzie fornite dalla legge ai viventi, e inoltre, «degradato al rango di materiale corporeo umano», l’embrione o il feto diventerebbe disponibile alle ricerche «qualunque sia la sua età e il suo stadio di sviluppo, fino alla nascita: una vera rivoluzione per la legislazione belga, che fino a oggi limitava questa disponibilità ai 14 giorni di vita. Un giorno, chissà, potremmo assistere alla produzione di feti-farmaci... ».