Massimo Mucchetti, Il corriere della sera 11/1/2009, 11 gennaio 2009
SE LA BANCA CENTRALE DIVENTA UN HEDGE FUND
Alle banche centrali è stato sempre riconosciuto il diritto a una certa riservatezza sulla manovra del cambio e del tasso di sconto, materie al confine con la ragion di Stato. Ma quando cambia mestiere, com’è accaduto negli Stati Uniti e non – o non ancora – in Italia, la banca centrale può conservare lo stesso diritto senza compromettere l’equilibrio dei poteri che è alla base della democrazia?
Alle sue storiche funzioni, la Federal Reserve ne ha associate altre, inedite. Da 18 mesi investe in titoli per lo più tossici e in partecipazioni a rischio. Il suo stato patrimoniale è diventato analogo a quello di un hedge fund speculativo. Lo riconoscono, ormai, anche il Wall Street Journal e il Financial Times. Nel 2009 la Fed, che ha già attività per 2200 miliardi di dollari, supererà quota 3 mila con un capitale fermo a 42 miliardi. Nessun’altra banca al mondo avrà un attivo tanto grande. Una previsione azzardata? No. Lunedì 5 gennaio la Fed ha annunciato l’avvio degli acquisti di mutui e di obbligazioni a questi collegate con durata dai 15 ai 30 anni, un programma da 600 miliardi di dollari annunciato il 25 novembre. E altro seguirà. La Fed ha promesso di riferire l’ammontare degli acquisti e le loro generali caratteristiche ogni settimana. Per l’operazione si avvarrà di quattro società private: BlackRock, Goldman Sachs Asset Management, Pimco e Wellington Management. Punto. Sarebbe facile ironizzare sul discernimento di tali consulenti, visti i risultati di Wall Street. Ma sarebbe poco pratico: non si improvvisa una squadra di investitori, bisogna arrangiarsi. Molto pratico, invece, è domandarsi con quali criteri avverrano gli acquisti (se a trattativa privata o con metodi di mercato), a quali prezzi (con quale sconto rispetto ai valori facciali), con quali garanzie (da parte dei venditori che potrebbero essere anche finanziatori della stessa Fed), con quali obiettivi generali per l’economia e specifici per singole imprese e per gruppi. Non meno pratico sarà capire chi, come e con quale periodicità controllerà che i fatti corrispondano alle parole della banca centrale. Fed e Tesoro non sono più credibili dei loro consulenti. Hanno già fatto figli e figliastri: Bear Stearns e Merrill Lynch integrate in banche commerciali a spese della Fed, Lehman Brothers lasciata fallire, Goldman Sachs e Morgan Stanley ridefinite banche commerciali così da avere un ombrello pubblico. Nessuno ha spiegato seriamente le ragioni delle diverse scelte, ancorché la cittadinanza possa molto sospettare dato che le porte tra Fed, banche, governo e amministrazione sono girevoli come quelle dell’Albergo del Libero Scambio.
Una banca centrale può anche avere un bilancio degno di un fondo speculativo se l’emergenza lo richiede, ma non può essere opaca come questi soggetti. Non è un club: è un’istituzione dello Stato. Le minute dei suoi vertici possono bastare per le materie tradizionali, ma per le nuove? L’interlocutore non dovrebbe essere il Tesoro, sospettabile di complicità, ma il Congresso. Sarà interessante vedere se la Fed si proteggerà ancora con gli emendamenti al Freedom Information Act o se il Congresso le farà alzare tutti i veli.