Andrea Sorrentino, la Repubblica 12/1/2009, 12 gennaio 2009
Per la prima esibizione italiana ha scelto uno smoking bianco, una mise ardita che soli in pochi possono permettersi: scarpette candide in pendant con l´eburnea divisa, le maniche lunghe non per proteggersi dal freddo umido ma per un suo antico vezzo, David Beckham si è presentato all´Olimpico, a sorpresa, dal primo minuto
Per la prima esibizione italiana ha scelto uno smoking bianco, una mise ardita che soli in pochi possono permettersi: scarpette candide in pendant con l´eburnea divisa, le maniche lunghe non per proteggersi dal freddo umido ma per un suo antico vezzo, David Beckham si è presentato all´Olimpico, a sorpresa, dal primo minuto. Ma almeno stavolta non si dica che il suggerimento è partito da Berlusconi, ecco. Anzi è accaduto esattamente il contrario. Nel primo pomeriggio di ieri il premier rilascia la seguente dichiarazione: «Lo farei debuttare in uno stadio come l´Olimpico e in un incontro classico come Roma-Milan: ma visto che non è al 100% della condizione lo metterei nel secondo tempo, quando i romanisti avranno già nelle gambe la fatica del primo». Macché, Ancelotti ha già deciso un paio d´ore prima di buttare dentro Beckham dall´inizio. Tra la sorpresa generale, compresa quella di Adriano Galliani che arrivando all´Olimpico confessa di non averne saputo niente neanche lui fino a pochi minuti prima. Ancelotti spiega: «Ho voluto dare a Beckham un piccolo premio: in questi giorni è entrato benissimo nel gruppo, ha dimostrato professionalità e intelligenza tattica, è un giocatore e un uomo equilibrato». Lo Spice Boy scivola sul prato per il riscaldamento con dipinta in viso un´espressione di feroce concentrazione, tutto il contrario del faccino tutto sorrisi e cortesia cui ci aveva abituato fin qui, neppure accennando a un saluto alla mamma in tribuna, arrivata da Londra per godersi l´esordio del suo ragazzo. Poi la partita. Avvio prudente, un po´ camminando sulle uova, massima attenzione in copertura e parecchi incroci con Riise, che cerca di prenderlo d´infilata e ci riesce una volta, quando poi crossa il pallone che Vucinic arpiona e scaraventa in rete. Ma i minuti passano e Beckham avanza, guadagna fiducia, appoggia palloni precisi, Pirlo lo cerca e lo trova sulla fascia, finché l´inglese inizia a sventagliare in area quei cross morbidi dalla linea laterale che sono da sempre il suo marchio, anche dal corner. Solo che al Milan i saltatori latitano, e i cross vengono respinti tutti. Ma Beckham c´è, gioca la sua onestissima partita di lotta e di governo, fa il Gattuso ma anche il Pirlo, contrasta e rilancia con quel piedino leggero, si fa sentire, inzacchera lo smoking bianco con un paio di scivolate a chiudere le sventole di Riise. Non è una figurina, ma un giocatore vero, e con un suo spirito guerriero dimostrato dal fatto che rimarrà in campo per quasi tutta la partita, fino alla sostituzione all´88´ con Flamini (ma con i 2 di recupero del primo tempo fanno 90), anche questo contro ogni pronostico: non può avere i 90´ nelle gambe, perché si allena da dieci giorni dopo due mesi di riposo, eppure rimane in campo. Nella ripresa non sente la fatica, partecipa alla manovra, e dopo il primo gol di Pato lo si vede esprimere la sua prima gioia vera da milanista: rincorre il brasilianino che esulta e gli salta sulle spalle, urlando la sua esultanza verso lo spicchio di tifosi rossoneri in curva. Già, Pato. Proprio il preferito di Beckham, che nei giorni scorsi aveva detto «mi piace proprio quel ragazzo, è velocissimo e avrà un grande futuro», è il mattatore all´inizio della ripresa, con due gol che sono pugnalate in apparenza ferali, ma poi arriverà ancora Vucinic. «Ringrazio la squadra e anche Beckham, che è un giocatore fantastico. Per ora parliamo a gesti, ma ci capiamo ugualmente», dice alla fine il Papero, a segno per la quarta partita consecutiva e ora a quota 10 gol in stagione. «E´ ormai un attaccante di straordinarie qualità», lo promuove Ancelotti.