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 2009  gennaio 10 Sabato calendario

Barack Obama sta veicolando la retorica elettorale nel programma di governo, ma servirà del tempo per comprendere se riuscirà ad agire»

Barack Obama sta veicolando la retorica elettorale nel programma di governo, ma servirà del tempo per comprendere se riuscirà ad agire». E’ questa l’opinione di Larry Sabato, direttore del Center of Politics dell’Università della Virginia e fra i più acclamati conoscitori della politica americana come dell’istituto della presidenza. Obama ha detto che durante la sua presidenza l’intelligence non torturerà più. E’ una promessa che può mantenere? «Obama ha espresso la sua intenzione. Agire è un’altra cosa. Ogni insediamento di presidente è accompagnato da dubbi sulla sua capacità di agire. Alcuni presidenti e vice, come George W. Bush e Dick Cheney, sono riusciti ad agire altri invece, penso a quanto avvenne negli anni Sessanta e Settanta, molto meno. Nel caso specifico dell’intelligence non si può escludere che vi siano degli elementi all’interno intenzionati a continuare a fare di testa propria, con le torture o in altro modo. Ci vorrà del tempo per comprendere cosa davvero cambierà con Barack Obama». E sul dialogo con l’Iran cosa pensa, quando inizierà? «Non troppo presto. Avremo piuttosto una fase di sosta nella guerra fredda fra Stati Uniti e Iran che potrà, nel medio termine, portare ad un dialogo di sostanza. Ma la fase di interregno che inizia è disseminata di rischi. Può avvenire di tutto». L’altro impegno che Obama ha annunciato è di non varare più leggi appesantite da «earmarks», gli sperperi di danaro pubblico dovuti a spese aggiuntive richieste da singoli parlamentari per rispondere a bisogni prettamente locali. Potrà farlo? «Obama ha promesso di non inserire alcun ”earmark” all’interno del pacchetto di stimolo economico ma non potrà certo evitare che ve ne siano in altre leggi, teniamo presente che in molti casi si tratta di spese locali ben motivate». Veniamo all’energia. La scommessa di ridurre la dipendenza del petrolio in pochi anni grazie allo sviluppo di fonti alternative è realizzabile? «Non credo, servirà molto tempo. E’ solo un obiettivo di lungo termine». Dunque, dalla torture al bilancio fino all’ambiente Obama parla agli americani di obiettivi lontani nel tempo. Non è un rischio in un Paese pragmatico come gli Stati Uniti? «Barack sta veicolando la retorica elettorale nel programma di governo. Questo è soprattutto vero nel caso del pacchetto di stimoli economici. Nei suoi discorsi parla di energie alternative, riforma della sanità, lotta agli sperperi di denaro pubblico e molto altro ancora al fine di convogliare dentro questa legge tutto quanto gli servirà a governare nei prossimi anni. Il pacchetto fiscale, il ”Piano per la Ripresa”, sarà il testo fondante al quale lui si richiamerà nei prossimi anni. Dunque vuole che includa le idee per le quali si è battuto durante la campagna elettorale». In Europa c’è scetticismo su questo approccio, si ha l’impressione che Obama faccia proclami destinati in gran parte a restare sulla carta... «Comprendo queste obiezioni, che sono presenti anche in alcuni ambienti in America. Dobbiamo tener presente la situazione straordinaria nella quale ci troviamo. L’America ha un debito di 10 trilioni di dollari, ogni anno aumenta in genere di 2 trilioni ma Obama lo troverà già a quota 13 trilioni di dollari. In queste condizioni non si può fare tutto ciò che si proclama. Molti progetti e idee sono destinati a restare tali fino a quando non vi saranno le condizioni economiche per realizzarle». Quale impatto può avere il largo uso di retorica da parte di Obama? «Obama ha la migliore retorica politica che gli Stati Uniti hanno visto dai tempi di John Kennedy e Ronald Reagan. E’ uno strumento che gli serve per comunicare, motivare, unire gli americani, guardando al futuro. Per chiedergli nell’immediato di avere pazienza, fare sacrifici, affrontare molte difficoltà». In concreto lei sta dicendo che la svolta Obama andrà adagio... «Farà ciò che potrà, con i mezzi di cui disporrà che, all’inizio, sono molto limitati. Soprattutto sul piano economico. Obama è portatore di idee che puntano a innovare drasticamente la società americana ma servirà tempo per comprendere se possono essere realizzate. Non solo gli europei ma anche gli americani avranno bisogno di tempo per comprendere se Obama riuscirà davvero a cambiare gli Stati Uniti». A non avere molta pazienza invece sono deputati e senatori democratici che si sono affrettati a criticare i tagli fiscali con cui Obama punta a risollevare la classe media. Cosa c’è dietro questo corto circuito? «C’è la fretta dei membri del Congresso, molti dei quali affronteranno la rielezione nel novembre 2010, ben due anni prima di Obama. Votare nel novembre 2010 significa iniziare fra poco la campagna elettorale. Questi parlamentari hanno bisogno di risultati immediati sull’economia e dunque si oppongono ai tagli fiscali perché questi hanno un impatto nel lungo termine. A Obama invece il lungo termine fa comodo, perché fino al 2012 resterà nello Studio Ovale». Stampa Articolo