Lorenzo Meurat, MilanoFinanza 10/1/2009, 10 gennaio 2009
TORNA IL FANTASMA DELL’OPA
Dietro il rally di inizio anno del titolo della Bicocca c’è chi vede nuovamente lo spettro di un takeover ostile, finalizzato allo spezzatino del gruppo. Ma Tronchetti può contare su un patto di ferro con Mediobanca
«Quando i prezzi sono bassi ci sono rischi su tutte le aziende del mondo. Questa è una fase in cui i valori sono molto depressi ed è evidentemente più facile poterli togliere dal mercato a prezzi molto molto bassi». Le parole pronunciate da Marco Tronchetti Provera lo scorso 16 ottobre, quando il titolo Pirelli & C quotava ancora ampiamente sopra quota 0,3 euro, non sono mai state così attuali. Non solo perché le azioni della società della Bicocca, nonostante il rally delle prime sedute del 2009, rimangono ancora lontane dai valori dell’autunno scorso (-2,3% a 0,29 euro alla chiusura di venerdì 9 gennaio), per non parlare di quelli raggiunti nella primavera del 2007 (oltre 0,7 euro) in occasione della cessione del pacchetto di controllo di Telecom Italia, ma soprattutto perché sul mercato si stanno facendo sempre più insistenti le voci secondo cui la società presieduta da Tronchetti potrebbe presto diventare bersaglio di un takeover ostile. Questo nonostante Pirelli & C sia saldamente controllata da un sindacato di blocco che custodisce il 46,22% del capitale e che alcuni componenti di quest’ultimo, a partire dalla Camfin di Tronchetti Provera, detengano anche titoli non apportati all’accordo che estendono così l’influenza del patto oltre la soglia del 50%.
L’ipotesi di un break-up della Bicocca, accarezzata da più di una merchant bank proprio all’indomani della cessione per 3,3 miliardi del pacchetto di controllo Telecom Italia alla cordata Telco (Telefonica, Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Benetton), ma allora rimasta solo sulla carta, continua a essere d’attualità anche ora che il gruppo Pirelli si accinge a ridefinire la propria strategia per affrontare gli effetti sull’economia reale della crisi finanziaria globale. Nonostante il rialzo del 14% messo a segno dal titolo nella prima settimana dell’anno, Pirelli & C continua infatti a capitalizzare con un forte sconto rispetto alla somma delle parti. Basti pensare che la valutazione attribuita dagli analisti a Pirelli Tyre, la società controllata al 100% a cui fa capo il business negli pneumatici, si aggira, al netto dei debiti, attorno a 1,4 miliardi, mentre la capitalizzazione di Pirelli & C a Piazza Affari è di poco superiore agli 1,5 miliardi. In teoria, dunque, chi avesse delle mire su Pirelli Tyre potrebbe muovere direttamente su Pirelli & C, ripagando poi parte dell’esborso necessario a finanziare un’eventuale opa attraverso la cessione delle altre partecipazioni in portafoglio alla Bicocca, che non sono certo poche, oltre ad essere potenzialmente appetibili da diversi acquirenti. Oltre al 58% di Pirelli Real Estate, la controllata attiva nel settore immobiliare che ha da poco varato un importante piano di riorganizzazione, che agli attuali corsi di borsa vale circa 150 milioni, nel portafoglio della società presieduta da Tronchetti ci sono anche alcuni gioielli il cui valore trascende quello attualmente espresso dalla borsa: il 5,24% di Rcs Mediagroup (40 milioni), l’1,84% di Mediobanca (119 milioni), ma soprattutto l’1,36% di Telecom Italia, che grazie al recupero messo a segno dal titolo della società telefonica (+55% dal minino di 0,75 euro toccato il 10 ottobre) vale ora ben oltre 200 milioni.
Altre risorse potrebbero inoltre essere recuperate cedendo le altre attività industriali non sinergiche con il business degli pneumatici e che attualmente impattano solo per il 3,7% sui ricavi del gruppo: il 51% di Pirelli Environment, che gli analisti valutano 35 milioni circa, e il 100% di Pirelli Broadband Solutions, che secondo gli esperti vale attorno a 120 milioni.
Ma se sulla carta un eventuale takeover sulle azioni Pirelli è a tutti gli effetti ipotizzabile, non altrettanto semplice è metterlo in pratica. In primo luogo perché Tronchetti non sembra avere alcuna intenzione di passare la mano e, anche se la sua Camfin deve fare i conti con un debito vicino ai 530 milioni, la fitta rete di alleanze, riannodata con sapienza dopo le tensioni della trattativa per il riassetto di Telecom Italia, sembra metterlo al sicuro da eventuali blitz esterni. Il rapporto di stima con il presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, che ha portato Tronchetti alla vicepresidenza di Piazzetta Cuccia, ha consentito al presidente della Pirelli di rinsaldare anche i rapporti con il management della merchant bank, a partire da Renato Pagliaro, con il quale c’era stata qualche frizione ai tempi della trattativa per la cessione del pacchetto di controllo di Telecom. Come non ricordare l’opposizione di Tronchetti al piano di scissione della Pirelli messo a punto da Mediobanca per separare le attività nelle tlc da immobiliare e pneumatici, ma anche l’irritazione di Mediobanca, con tanto di richiesta di convocazione del patto della Bicocca, dopo la decisione di Tronchetti di non ricandidare Guido Rossi alla presidenza di Telecom Italia? Tensioni che oggi sembrano essere un lontano ricordo, tanto che in caso qualcuno decidesse di muovere su Pirelli, Mediobanca e Generali non esiterebbero a schierarsi a fianco di Tronchetti.