Federica Zoja, Avvenire 10/1/2009, 10 gennaio 2009
IL CAMMINO DELL’EGITTO NELL’AMPLIAMENTO DELLA DEMOCRAZIA
E gregio Direttore di Avvenire, facendo riferimento ai quattro articoli pubblicati alle pagine 3 e 18 in data 17/12/2008 sull’Egitto, ho deciso di precisare quanto segue: L’Egitto ha fatto passi in avanti molto importanti nello sviluppo delle istituzioni politiche e legislative del Paese ampliando l’applicazione della democrazia. Tale sviluppo comprendeva due referendum per modificare 34 articoli della Costituzione del 1971. Le modifiche costituzionali più importanti sono state quelle che hanno determinato il cambiamento del metodo di elezione del presidente della Repubblica, con elezione diretta attraverso il voto a scrutinio segreto. Il sistema politico in Egitto è basato sul sistema pluripartitico. La Costituzione non permette la fondazione di partiti politici sulla base di un riferimento religioso o sulla base di una distinzione di razza o di origine. Per quanto riguarda ciò che è stato scritto nel vostro giornale in relazione ai ’processi per direttissima’ in Egitto, dichiaro con tutta fermezza che tali processi non esistono. L’autorità giudiziaria in Egitto è completamente indipendente, così come i procedimenti giudiziari sono svolti in un quadro di trasparenza e giustizia. Riguardo alla libertà di religione in Egitto, la Costituzione e la legge garantiscono i diritti dei cittadini egiziani senza discriminazione di razza, lingua, religione o credo. Non vi è alcuna disposizione di legge che impedisce ai cittadini egiziani di cambiare religione. In relazione alle manifestazioni religiose in Egitto è necessario rilevare che il popolo egiziano è noto per il suo profondo rispetto degli insegnamenti religiosi, è perciò necessario chiarire che il rispetto per i simboli religiosi non significhi la linea dura, la tolleranza religiosa è una delle più importanti caratteristiche del popolo egiziano. In riferimento alla notizia concernente la costruzione di chiese in Egitto, si deve altresì notare che i cristiani copti sono parte integrante del tessuto della società egiziana. Lo Stato non permette nessuna violazione della legge da qualsivoglia individuo a prescindere dalla sua religione. Le istituzioni e la società civile hanno applicato diverse procedure per rafforzare l’unità nazionale in Egitto, tra cui il decreto presidenziale emesso nel 2005 per agevolare la costruzione, il restauro e la conservazione delle chiese in Egitto. Questo decreto prevede che sia il governatore a esaminare le richieste presentate riguardo alle chiese e che la risposta debba essere entro 30 giorni dalla data della richiesta. Lo Stato ha considerato il giorno del Natale Copto (7 Gennaio) una festa nazionale in Egitto per tutti i cittadini egiziani. Inoltre il Consiglio nazionale per i diritti umani in Egitto ha preparato una bozza di legge per la costruzione di luoghi di culto in Egitto, al fine di presentarla in Parlamento.
consigliere Hatem Abdelkader
Capo Ufficio Stampa Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto C on l’espressione ’processi per direttissima’ mi riferivo alle leggi d’emergenza in vigore in Egitto dal 1981, anno della morte del presidente Anwar El Sadat, assassinato da un gruppo di matrice islamista. La legislazione speciale è stata rinnovata a cadenza triennale fino ai giorni nostri, da ultimo in data 26 maggio 2008 tramite decreto. In attesa che le leggi d’emergenza confluiscano in una nuova legge antiterrorismo – la numero 179, come stabilito dagli emendamenti costituzionali approvati con il Referendum del 26 marzo 2007 ”, il Parlamento egiziano ha rinnovato la legislazione speciale con validità fino al 2011. In virtù dell’attuale legislazione – il cui obiettivo è la tutela della sicurezza nazionale – le autorità egiziane possono arrestare un cittadino, disporne la detenzione senza limiti di tempo e processarlo di fronte a un tribunale militare (il tutto senza la tutela di un legale o senza che i familiari siano a conoscenza della sorte del congiunto).
Quanto all’articolo relativo alle violenze verificatesi nel villaggio di Kafr Farag Ghirgis, dal testo risulta evidente lo sforzo della polizia per far cessare gli scontri e proteggere i cittadini di fede copta. In nessun modo il lettore viene indotto a ritenere che nelle violenze fossero in qualche modo coinvolte le forze dell’ordine né tantomeno le istituzioni. Gli episodi di intolleranza religiosa riportati, non mettono in discussione il rispetto del popolo egiziano per i simboli religiosi. Né intendevo negare l’esistenza dell’articolo 46 della Costituzione che sancisce la libertà di religione. Infine, in relazione al dibattito sulla legge che dovrebbe regolare la costruzione dei luoghi di culto in Egitto, in sospeso da oltre 15 anni e invocata dalla minoranza copta finora senza esito positivo, intendevo segnalare proprio quanto evidenziato nella lettera dell’Ambasciata. E cioè che il Consiglio nazionale per i diritti umani ha preparato una bozza di legge per la costruzione dei luoghi di culto, al fine di presentarla in Parlamento. Al decreto presidenziale del 2005 non ha fatto seguito una norma di legge in materia di costruzione di luoghi di culto, attesa dalla minoranza cristiana copta.