Maurizio Stefanini, Libero 10/1/2009, 10 gennaio 2009
E PER RIFARSI MADRID VENDE ARMI ALL’IRAN
Sono Ahmadinejad, la Cina, Evo Morales e Raúl Castro i principali acquirenti delle armi di Zapatero. Paese della Nato, come ogni sei mesi a termine di legge la Spagna ha fatto conoscere le destinazioni del proprio export di armi attraverso un’apposita relazione governativa: un evento di trasparenza in sé encomiabile. Purtroppo, è lo stesso Ministero dell’Industria a riconoscere che «potrebbe sorprendere» la notizia secondo il 79,2% dei ”prodotti e tecnologia a doppi uso” civile e militare prodotti in Spagna vanno poi a finire in Iran.
Non potrebbe: sorprende proprio! Nella lista sono compresi apparati nucleari, sostanze chimiche, componenti elettrici, hardware, sensori, laser, valvole e tubi di acciaio, ricambi. Il tutto per 36,4 milioni di euro, con un incremento del 247,1% rispetto all’anno precedente. La sorpresa, però, cessa quando poi si scopre che con 12 milioni di euro il secondo acquirente è stato la Cina. E che poi, se si passa a un altro settore merceologico rubricato come ”materiale per la polizia e la sicurezza”, i due clienti più importanti sono stati la Bolivia e Cuba.
Il Ministero dell’Industria di Madrid, comunque, sente il bisogno di spiegare che, malgrado le inevitabili perplessità, queste consegne sarebbero state analizzate «caso per caso». Cioè, sarebbe stato controllato che il materiale non potesse essere utilizzato per programmi di proliferazione di armi per la distruzione di massa. Non è troppo chiaro in che modo, vista comunque l’ammissione che si tratta comunque di materiale riutilizzabile per scopi pericolosi. Ci si sarà fidati delle assicurazioni di Teheran?
Naturalmente, per quanto riguarda le armi vere e proprie invii massicci di questo tipo non ve ne sono stati: il 74% del materiale di difesa di fabbricazione spagnolo è comunque finito ai Paesi della Nato o dell’Unione Europea. Il Ministero dell’Industria spagnolo ha anzi puntigliosamente spiegato che in un caso dove l’importatore non offriva sufficienti garanzie che il prodotto non finisse in mani sbagliate il permesso è stato negato: detto così, sembra quasi una cosa seria, fino a quando non si quantificano le conseguenze del divieto in una pistola e cinque fucili. Valore totale di mercato: 5800 euro. Inoltre, sarebbe stato bloccato l’invio di 300 fucili da caccia e tiro sportivo a un Paese ”sottoposto a embargo per l’esportazione di ogni tipo di armi e munizioni”. Non sia mai che un esercito di pasdaran dia l’assalto all’Europa armato di doppiette iberiche.