Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  gennaio 10 Sabato calendario

IN SPAGNA OGGI PIU’ DISOCCUPATI CHE IN GERMANIA PRIMA DI HITLER


A queste immagini, la Spagna, che per oltre un decennio è stata la locomotiva invidiata dell’economia europea, non era più abituata. Le immagini parlano chiaro, più crudeli di qualsiasi cifra o del termine "recessione": sono le code, lunghe e polpose, di chi aspetta l’apertura degli uffici di disoccupazione. Si vedono a Madrid, a Barcellona, a Siviglia, a Bilbao. Dal Nord, passando per le regioni centrali, fino al Sud, dove la disoccupazione ha colpito con più violenza. Aprono i tg della sera per mandare di traverso la cena agli spagnoli e al Governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero, richiamato alla dura realtà dopo mesi di ottimistica latitanza. E puntuali arrivano le cifre totalmente inedite per la Spagna: 3.128.963 di disoccupati al 31 dicembre 2008, secondo quanto ha comunicato ieri il ministero del Lavoro. Un numero di pochissimo inferiore agli abitanti di una città come Madrid. Più di tre milioni di senza lavoro su una popolazione totale di oltre 46milioni, di cui 5 milioni sono stranieri.
addio movida

Il 2008, appena passato, ha lasciato un’eredità di un milione di parados, disoccupati nel Paese che correva più di tutti. Che innovava più di tutti. Che osava più di tutti e che ora paga più di tutti. Tra il 1994 e il 2007 la crescita media dell’economia è stata del 3,6% all’anno. La più alta d’Europa. Nel 2006 la Spagna era la nona economia del mondo per prodotto interno lordo a parità di tasso di cambio e la dodicesima a parità di potere d’acquisto. Ed era il sesto paese per gli investimenti all’estero. Gli spagnoli, schiacciati per oltre trent’anni dal complesso di inferiorità rispetto ai cugini latini d’Italia, finalmente si sentivano più forti, più benestanti e vivevano la loro "Dolce vita" nel nuovo millennio, sbeffeggiandoci e superandoci. Persino nello sport, con la vittoria agli Europei di Calcio.

Ora la fiesta è decisamente finita. Octavio Granado, segretario di Stato della Seguridad Social, ha parlato di «annus horribilis». Ma il peggio, secondo le previsioni più ottimiste deve arrivare, lo dice la Caixa, tra le prime banche di Spagna. Già lo scorso agosto, cinque mesi dopo le legislative che hanno dato il secondo mandato a Zapatero, un campanellino d’allarme aveva tintinnato: la disoccupazione era cresciuta all’11,3%, un terzo in più rispetto all’anno precedente, l’aumento più consistente degli ultimi trent’anni. L’esecutivo socialista, impegnato con puerile entusiasmo in riforme sul versante delle pari opportunità, ha trascurato, secondo gli analisti, l’aspetto socioeconomico, il terreno più impervio quando l’economia, quella spagnola, si è trascinata nel suo "boom" molte fragilità interne, come il fatto di puntare il 18% del suo Pil solo sul settore immobiliare, spazzato via dalla crisi.
cattiva politica

E, mentre, i mercati finanziari internazionali crollavano e l’ondata, prodotta dallo tsunami della recessione, si avvistava già sull’Atlantico, Zapatero parlava di semplice «decelerazione», come se nel suo vocabolario non fosse presente la parola «crisi».

Negli ultimi due mesi del 2008 l’impennata della disoccupazione è stata inarrestabile: a novembre erano già 2.900.000 i disoccupati, 171mila disoccupati in più, a dicembre oltre 140mila, una media di 5.500 persone a spasso ogni giorno. Più di mezzo milione nel trimestre che ha chiuso l’anno e che ha sfondato la cifra di 3 milioni, di cui 410mila sono stranieri.

El Pais, giornale filogovernativo, per ingoiare il boccone amaro, ha scritto che anche alla fine del 1987, dopo soli dieci anni di democracia, i disoccupati superarono i 3 milioni, ammettendo anche che la popolazione attiva era di 15 milioni. Ora la forza lavoro è di 23 milioni e la disoccupazione incide per l’11,3%, ma toccherà il 13% nei prossimi due anni. Zapatero promette interventi urgenti, invita alla calma: a novembre ha lanciato un salvagente di 100 miliardi di euro a banche e finanza. Ora deve pensare agli spagnoli che da mesi sono più poveri.