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 2009  gennaio 10 Sabato calendario

L’INGHILTERRA SVENDE I SIMBOLI ALL’ASTA GIORNALI E SCUOLE PRIVATE


Londra, città in saldo. La crisi ha colpito al cuore la capitale del lusso e degli eccessi, il luogo che ha attratto sceicchi arabi e oligarchi russi, la centrale dei banchieri. Londra è sempre più conveniente, a buon mercato, tutto è in vendita, tutto ha un prezzo, sempre scontato, dalle scuole private che non riescono più a far fronte ai debiti, ai quotidiani, come l’Evening Standard, che ha rischiato di finire nelle mani di un magnate russo vicino al Cremlino.

Come ha denunciato il Times, diverse piccole scuole private del Regno cercano un salvataggio dalla crisi finanziaria. Sempre meno bambini si iscrivono e almeno 25 istituti privati sperano in un ”cavaliere bianco”, un compratore che si faccia avanti e che le salvi. Ci sono offerte per tutti gli investitori: si va da un asilo da 200 mila sterline a una scuola elementare di tutto prestigio, valutata intorno ai 3 milioni di pound. Ma si può anche tirare sul prezzo, l’importante è che i soldi arrivino subito. Anche perché, come dicono gli esperti, altre scuole arriveranno ben presto sul mercato. Le rette, infatti, sono troppo alte, e con la crisi i genitori non riescono più a permettersi istituti prestigiosi per i loro figli.
L’ombra del Kgb

Tutto quindi si vende, anche i giornali. Come l’Evening Standard che è stato corteggiato da Alexander Lebedev, ex agente del KGB, come del resto larga parte dell’establishment di Mosca, a partire dal premier Vladimir Putin. Ma Lord Rothermere, l’azionista di maggioranza del gruppo al quale fa riferimento il quotidiano della sera, è riuscito a respingere la scalata venuta dall’Est. Ma per quanto? L’Evening Standard è ormai sommerso dai debiti: i quotidiani gratuiti della sera sono così forti che gli fanno perdere molte copie e non bastano i gadget che periodicamente vengono distribuiti con il giornale.

Fino a poco tempo fa Londra era la capitale europea dello shopping, della moda, della musica e dell’avanguardia culturale. Oggi sembra avviata su una strada buia e in salita, appesantita da una sterlina sempre più debole, spaventata da un’imminente recessione, dal crollo del mercato immobiliare e dall’ormai inarrestabile sequela di annunci di tagli occupazionali, a partire dalla chiusura di alcuni dei simboli dei centri inglesi, come Woolworths e Zavvi. Gli animi degli inglesi sono a terra: secondo un recente sondaggio, sono loro i più pessimisti in Europa, con 9 consumatori su 10 che promettono di spendere meno nel 2009. Ma al di là dei numeri, il polso del clima inglese lo si percepisce benissimo camminando lungo le vie della capitale: un susseguirsi di cartelli con la scritta enorme ”Saldi” oppure ”Chiusura attività” rendono benissimo l’idea e fanno un certo effetto se si pensa ai gloriosi anni in cui la costosissima Cool Britannia era il punto di arrivo dei nuovi ricchi di tutto il mondo.

La lista delle vittime eccellenti della crisi lungo le strade somiglia a un bollettino di guerra: se Woolworths, catena centenaria di vendita al dettaglio finita in bancarotta è ormai passata alla storia, giganti del settore quotati in borsa, come Marks & Spencer, annunciano consistenti tagli al personale (il 15 per cento).
Fallimenti

Altri simboli dello shopping inglese finiti nella macina della crisi sono Waterford Wedgwood, specializzata nella vendita di porcellane cinesi, che dopo 250 anni di onorata attività finisce in amministrazione controllata. Poi ancora la catena Zavvi, ex Virgin Megastores, che va a fare compagnia a Whittard of Chelsea, con i suoi deliziosi tè e caffè, finita anch’essa nella mani di società di consulenza, proprio come Viyella, uno dei grandi nomi dell’industria del tessile che festeggia i suoi 225 anni di vita con lo spettro della chiusura. Uno scenario particolarmente mesto sollevato solo dalla presenza dei turisti.