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 2009  gennaio 10 Sabato calendario

SATOR, ARPE SUPERA I 300 MILIONI


Il primo closing del fondo di private equity Sator ha visto la luce alla fine del 2008: parto non facile nell’attuale situazione dei mercati, ma una vicenda nella quale Matteo Arpe, ex-amministratore delegato di Capitalia, ha mostrato ancora una volta di saper gestire le situazioni difficili. L’iniziativa nel private equity di Matteo Arpe avrebbe superato, secondo i rumors, i 300 milioni di euro di raccolta: target ambizioso in una fase in cui raccogliere capitali è assai difficile.
Un fondo per investimenti nel private equity è una delle iniziative varate da Sator Group, la boutique finanziaria fondata un anno fa da Arpe dopo l’uscita da Capitalia assieme a ex-colleghi della banca romana come Fabio Candeli e Giacomo Garbuglia ai quali si è unito l’ex-Morgan Stanley Fabrizio Ferrero. Tra i potenziali sottoscrittori del fondo ci sarebbero investitori privati e istituzionali (come le casse previdenziali), ma anche player stranieri e mediorientali.
Il tetto a 750 milioni
Il primo closing è pari a circa il 40% dei capitali totali richiesti all’avvio dell’iniziativa. Arpe, nello scorso ottobre, si è infatti impegnato a cercare risorse per circa 750 milioni: il 25% dei quali (fino a un massimo di 25 milioni) investiti dai soci della Sator Spa, in gran parte gli stessi manager del fondo.
Ma nell’azionariato ci sono anche gruppi imprenditoriali italiani: come gli Angelini (farmaceutica), Api Holding della famiglia Brachetti Peretti (petrolio), il gruppo D’Amico (shipping), il costruttore romano Santarelli tramite la Cogesan e la Cmc di Massimo Moratti. A questi si aggiunge la Fondazione Mps, oltre ad istituzionali esteri.
Nel gruppo ci doveva essere anche Lehman Brothers, che aveva già messo sul piatto un gettone di presenza di 2,8 milioni e la disponibilità ad investire fino a 50 milioni nell’attività di hedge fund. Ma, con il fallimento della banca d’affari Usa, si è dovuto rivedere il disegno e sono stati cercati altri investitori.
Il memorandum agli investitori
Per ottenere gli oltre 300 milioni di euro dagli investitori, Matteo Arpe e gli altri manager del fondo, entrati in un settore nuovo dopo l’esperienza archiviata in grandi banche, hanno dato particolare rilievo al ruolo avuto nel risanamento di Capitalia, fusasi con Unicredit.
Senza un track record specifico, il team di Sator ha evidenziato alcune transazioni seguite in prima persona nell’area corporate dell’istituto capitolino: come il ruolo nella ristrutturazione di Fiat (il famoso prestito convertibile), nell’acquisizione in Sardegna da parte di Colony della catena di alberghi Starwood (dove Capitalia ha venduto una minoranza ottenendo un rendimento annuo composito del 15%) fino all’intervento nella costituzione di un’utility nazionale come Enia.
Il target del fondo sono le aziende non quotate, non solo in Italia ma anche in Europa con dimensioni comprese tra 50 e 200 milioni. Tra i settori nel mirino c’è quello finanziario, viste anche le competenze dei manager. Peraltro, prima del closing, Sator ha già realizzato un investimento: quello in Baglioni Hotels, del quale è stato acquisito il 40%. Allo studio ci sarebbero ora diverse operazioni.
Tra gli altri dossier visionati ci sarebbe anche stata l’azienda veneta Clothing Company della famiglia Malenotti che ha tra i suoi marchi il brand di giubbotti Belstaff. Tuttavia l’operazione non sarebbe andata in porto.
Il mattone e gli hedge
Ma sono anche altre due le gambe del gruppo Sator: cioè l’asset management e il real estate, mentre successivamente, il business si potrebbe estendere anche al private banking, al corporate banking e ai fondi etici.
 infatti stata lanciata una Sgr attiva nell’immobiliare: Sator Immobiliare Sgr dove partner è la Cassa Nazionale del Notariato con il 10% del capitale. Il gettone di presenza dovrebbe consentire alla Cassa l’ottimizzazione nella gestione del patrimonio. Sator Immobiliare prevede il lancio, nel corso del 2009, dei primi fondi e il raggiungimento entro il 2011 di una massa gestita di 1 miliardo.
C’è, infine, l’attività negli hedge fund con il fondo Sator Active Value. Il fondo è gestito da Londra (cioè una delle tre sedi del gruppo Sator con Milano e Roma) da Filippo Di Naro e Rinaldo Leva, due ex-manager di Bpu Pramerica sgr. Tuttavia l’hedge fund non ha finora brillato: assumendo che le quote siano state emesse a 100 (e che non abbiano distribuito dividendi) il fondo avrebbe generato finora una perdita di circa il 25 per cento. Perdita che, secondo fonti vicine alla società, sarebbe in linea con quelle subite da molti altri concorrenti nel settore, in un momento di mercato non certo semplice per i fondi speculativi.